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 DISCHI AL MICROSCOPIO:

legenda:

: ® Disco comune

: ® ® Disco facilmente reperibile

: ® ® ® Disco non facilmente reperibile

: ® ® ® ® Disco raro

: ® ® ® ® ® Disco introvabile

da Anni 60 - gennaio 1993


MIKE LIDDELL

La fine del mondo/Buon compleanno

rarità : ® ® ® ®

PARADE PRC 5058

prezzo suggerito lire 60.000

Anno: 1968

 Sarà perchè ero abituato ad ammirarli al Piper, sarà perchè uno dei suoi componenti abitava nei pressi di casa mia, ma sta di fatto che per Mike Liddel & gli Atomi ho sempre custodito una sorta di amorevole referenza. Questo singolo vede impegnato il leader del gruppo, Mike Liddell appunto, (in questa sede è bene sfatare una volta per tutte la voce circolante all'epoca che voleva questo cantante... italiano, finto straniero cioè) orfano degli Atomi, cimentarsi in un pezzo che, ad esser sinceri, non dovrebbe mancare in nessuna collezione che vanti i migliori pezzi beat o post-beat. Ed è proprio da questa seconda classificazione che si parte; "La fine del mondo", non è da catalogarsi strettamente nel beat, ma già quasi in periodo psichedelico e questo forse fa da insolente giustificazione alla sua rarità.

'Drummer' ossessivo, chitarra con 'ua-ua' e suoni lancinanti di distorsori fumantini, si accompagnano con un testo di inusitata bellezza e dalla preveggenza di un'attualità incredibile. Siamo dopo il 'beat', dopo il 'flower-power', l'amore tra la gente e la speranza per un mondo nuovo e migliore vengono mitigati dalla cocente amarezza reale delle cose perdute. C'è scoramento e disperazione in questo testo: sublime!.

Sul retro non aspettatevi altra magnificente materia grigio-cerebrale altrimenti il disco sarebbe da eleggersi fra i migliori in senso assoluto del periodo '67/'69. Un retro completamente diverso e caramelloso sin troppo, che alla fin fine neanche dispiacerebbe, ma è come gustare con l'aperitivo tartine al caviale, innaffiate di raro champagne e proseguire con un panino al formaggio. Il lato 'a' lo consumerete ben presto, mentre l'altro... apparirà sempre nuovo e smagliante come fosse appena uscito da un negozio. Resta ad angustiarci il mistero del nome del gruppo che accompagna con toni decisi e travolgenti, la performance di Liddell sulla prima facciata; non dovrebbe trattarsi degli Atomi, altrimenti la citazione sarebbe stata d'obbligo. Che si tratti dei Giaguari o delle Voci, due gruppi minori che alla Parade spesso accompagnavano dei cantanti solisti?. Lasciamo da parte l'amletico dubbio, il disco in questione ha un solo aggettivo: imperdibile!!!.

Claudio Scarpa

 

CARMEN VILLANI

Anche se mi vuoi/Passa il tempo

rarità : ® ® ®

BLUEBELL BB 03149

prezzo suggerito lire 24.000

Anno: 1967

Diciamoci pure la verità: chi di noi, negli anni sessanta, non ha sognato di trascorrere con lei almeno un paio d'ore, tenendola per mano, sussurrandole che ha rappresentato il nostro ideale di donna? Ma a ben riflettere, non è stato questo sbagliato modo di vederla a condizionare in qualche maniera la sua stessa carriera artistica? E non è stato forse proprio ciò a farci troppo spesso dimenticare quella che invece era la sua più giusta dimensione, e cioè di cantante dotata di ottimo spessore vocale e di buon repertorio?. Io, da parte mia, mi sono già fatto un esamino di coscienza con annessa 'mea culpa' ed esorto voi a fare altrettanto. Cerchiamo di redimerci ascoltando (dopo aver accuratamente nascosta la copertina del disco) "Anche se mi vuoi", una bella cover version di "Tossin' and turning" degli Ivy League, pezzo abbastanza orecchiabile che si attaglia perfettamente alle doti della nostra e che rifugge tra l'altro, per quel che concerne il testo, da canoni troppo semplicistici che hanno caratterizzato alcune sue interpretazioni. Se vogliamo poi meritarci il completo perdono, capovolgiamo il vinile in questione sul piatto del giradischi ed apprezziamo la bella voce della cantante mentre ci propone il ritmato di Monti Arduini e De Angelis "Passa il tempo", sperando che, per lei e per noi, passi il meno in fretta possibile.

Silvano Di Biagio

 

JAMES ROYAL

Come mai/Call my name

rarità : ® ® ®

CBS 3319

prezzo suggerito lire 28.000

Anno: 1968

Verso la fine dei 'sixties', la CBS si adoperò con ingegno, per pubblicare anche in Italia brani di cantanti inglesi e/o americani che, se in terra loro avevano avuto anche grandi o medi successi, qui da noi praticamente erano sconosciuti o quasi. James Royal fa chiaramente parte di questa schiera, prodiga di personaggi di valore e propinatori di brani di indiscusso prestigio. Seguendo una moda alquanto in uso in quegli anni, che presentava come retro di una canzone in italiano di un interprete straniero, la stessa in versione in lingua originale, "Call my name" (nulla a che fare con l'omonima dei Them) è una ballata all'inizio vellutata e suadente ma che, quando sale di un'ottava, mette a dura prova le corde vocali di Royal che, ad esser puntigliosi, se la cava egregiamente su di un terreno che per altri colleghi sarebbe irto di asperità spesso invalicabili. Il motivo è di ottima tessitura e, per le appunto sue indiscusse difficoltà di interpretazione, si lascia preferire nella versione originale, il lato 'b' praticamente, poichè la non colpevolizzabile insicura pronuncia italiana del cantante, certo non contribuisce ad alzare il valore della interpretazione in italiano. Concludendo quindi, l'ascolto delle due versioni - per chi non conoscesse affatto il pezzo - è da consigliarsi caldamente.

Claudio Scarpa

 

DOMENICO MODUGNO

Mariti in città/Resta cu mme

rarità : ® ® ®

FONIT SP 30182

prezzo suggerito lire 16.000

Anno: 1958

Pressocchè imperdonabile, in tutti questi anni, non aver dedicato ancora un angolino al 'Mimmo-Nazionale'. Il 'boato' da lui creato alla fine dei 'fifthies' con un nuovo 'intender -canzone', che minò lo stabile piedistallo in cui la stucchevole canzone italiana, che nei Villa, Pizzi, Tajoli e stuolo di similari si crogiolava al sole di una facile supremazia, è stato salutare ed indispensabile per il proseguio della storia musicale nazional-popolare. Niente più versi scontati "cuore-amore", niente più semplicistiche stesure musicali, ma testi di acuta intelligenza e spesso di doppia interpretazione, conditi da accordi in musica di certo atipici per il periodo proposti. Per parlare di lui sarebbe necessario chiudere gli occhi e prendere un singolo a caso (cosa che in effetti ho fatto), tanto vasta è la scelta, tanto vasto il repertorio, tanto importante il personaggio.

"Mariti in città", una 'bossa-nova' spiritosa ed ammiccante, nonché colonna sonora dell'omonimo film -uno dei tanti spassosi ed innocenti di quegli anni- è un'istantanea burlona dell'agognato momento di solitudine dei mariti lasciati soli in città nel periodo estivo che per incanto tornano 'pappagalli' in men che non si dica. Già l'uso della parola 'bona', nel 1958 era da considerarsi quasi un turpiloquio per orecchie avvezze a "Grazie dei fiori" o alla deprimente "Binario", e a quel modo di cantare copioso di sincopati singulti. Sul retro, "Resta cu mme", canzone dotta e modello esemplare di tutta una serie di brani -sempre all'italiana- ma nuovi e di novizio aspetto. La sua bellezza è così intensa che quasi non ci si accorge sia cantata in dialetto, il napoletano nella fattispecie, che Modugno, pur essendo nativo della provincia di Bari, farà suo come il più napoletano dei napoletani.

Claudio Scarpa

 

I RILEVATI

Qualcuno ha parlato/Era un ragazzo che non aveva amici

rarità : ® ® ®

CAR JB CRJNP 1016

prezzo suggerito lire 80.000

Anno: 1967

 

Difficile esprimersi su un complesso che in discografia solo questo notevole singolo ha da mostrare. Di loro si dice fossero originari di un paese intorno a Perugia ma, anche questa misera notizia, per lo più vaga e poco riscontrabile, è da prendersi col beneficio d'inventario. Ci resta il disco e, per fortuna, di questo tutto si può dire, tranne che di poca cosa si tratti. "Qualcuno ha parlato" (che nell'introduzione ricorda non troppo velatamente la "Bang bang" in versione Corvi) è un palpitante brano beat che si colloca a metà tra i Corvi, appunto, e i Sorrows. Intelligente il giro del basso che lega ottimamente il brano con gli altri strumenti. Anche l'organo risulta fresco e moderno per quel suo suono metallico un tantino diverso dalle tastiere che all'epoca era usuale ascoltare.

Il retro si conferma buon episodio e di nuovo batterista e bassista denunciano ottima intesa e sufficiente dimestichezza a favore di buone idee che vengono sviluppate in un susseguirsi di abili emozioni. Una timida spruzzata di suono 'acido' di chitarra, aggiunge al brano quel pizzico di dark-sound che non disdegna l'ascoltatore. Disco da non inserire in una stretta ipotetica classifica dei 20 migliori singoli del beat ma, senza remora alcuna, da cercare e all'occasione acquistare, anche se il suo prezzo d'acquisto non è modesto. Consolatevi sapendo che, una volta esserne entrati in possesso, potrete vantarvi di avere in collezione... l'intera discografia dei Rilevati!. Come?... Qualcuno ha parlato?

Claudio Scarpa


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