SOPI Editrice - Roma
sopi@flashnet.it
 
anni60@sopi.it

Jack Kerouac:

I suoi libri
sono pubblicati anche in cielo

 

di Marilena deGoyzueta e Aldo Bagli

 

Siamo nell'America degli anni quaranta.
Oltre al soldato vittorioso-liberatore, elargitore generoso di Camel-senza filtro, cioccolate, scatolette e il classico chewing gum, c'è il giovane uomo, quello che si guarda intorno, quello ormai stanco dei falsi miti (in usa anche un figlio di calzolai può diventare presidente) che per desiderio di conoscenza; capelli lunghi jeans vissuti - sogni non inscatolati che sanno di libertà, girovagando senza meta, cerca in tutto e in ogni cosa la giusta strada che lo condurra alla Città Vita. Ma è solo. Il tempo non è ancora giunto. Incanala la sua silenziosa e solitaria nascente rivolta nel fantasioso "perfetto sax" di Charlie Bird Parker.
Passano gli anni. Lo Stato perde stelle e quelle che rimangono, non brilleranno più come prima. Il giovane uomo non è più solo, dai Campus alle Praterie si leva un suono, una nota che è nuova, che non fa parte delle vecchie stanche e sfruttate sette ma le Comprende. E' questo il periodo della protesta, letteraria, scientifica, non importa quale, purché protesta. Non sempre però il criticare è sinonimo di costruire, in mezzo a movimenti distruttivi, che non propongono nulla e lasciano il tempo che trovano, eccoli! sono loro, non vogliono etichette, le rifiutano; nella Columbia University tra tanti occhialuti studenti, William Burroughs famoso scrittore (la cui opera principale è "Il pasto nudo"), Allen Ginsberg (poeta portabandiera dell' intera "Beat generation" la cui lirica dal titolo "Howl" è stato il suo inno) e Jack Kerouac. Questi tre nomi hanno significato, in seguito, contro la loro stessa volontà, "Beat generation": termine usato negativamente da un certo tipo di propaganda, che ha dato vita a grosse speculazioni.
Proprio per non cadere anche noi nell'usare i più frequenti sinonimi, attribuiti a questo movimento, "Che non vuole essere un movimento " (Jack Kerouac) vorremmo con il nostro bagaglio informativo e con quel che di questo abbiamo recepito, fare un sintetico quadro, il più esatto possibile, su ciò che è stato e su ciò che ha trasmesso.

Teatro dei suoi primi fermenti culturali ed umanistici è stata la California, (anche questa abbondantemente sfruttata da certe agenzie "turistiche" - Venite a San Francisco la terra del sole dei fiori e delle belle donne-), perché rispetto al resto del continente presenta molti vantaggi. Questo Stato, infatti, è forse l'ultima isola non del tutto contaminata dal feroce tecnicismo usa, è uno splendido cocktail tra i disumani grattacieli e i terrigeni canjons, luogo d'incontro di razze differenti, un caldo baluardo europeo negli States.

 
La Beat Generation nasce, come già ampiamente detto, dalla delusione dei suoi componenti nei confronti delle regole e dei principi su cui l'America poggiava in quegli anni. La delusione ha portato ad una dura ribellione, che si è manifestata in poetici "urli " ed in spietate denuncie all'establishment, che non hanno trovato nella violenza la loro principale forma-d'espressione.
Agli iniziatori, Burroughs, Ginsberg e Kerouac, si aggiunge una nutrita schiera di poeti e non, di scrittori, intellettuali, vagabondi, sognatori, e più semplicemente di uomini che avevano scoperto di avere, anche una coscienza. Tra i più famosi, tutti amici fra loro (fattore molto indicativo) ricordiamo Neal Cassady, amico-eroe ispiratore di Kerouac, Gary Snider poeta zen buddista. Gregory Corso, poeta "esplosivo", Lawrence Ferlinghetti poeta-editore che con la sua City Liths Books ha pubblicato le prime opere dei suoi compagni, Michael McClure, Philip Whalen. Tutta questa gente, nella propria protesta ha in comune la tendenza a distruggere il presente e tutto ciò che del passato non è valido, a tutti i livelli, ed a conservare e rielaborare quel che resta di buono delle tradizioni; così si spiegano i loro collegamenti costanti con un certo tipo di letteratura, che caratterizzò la vita culturale negli anni venti, che fa capo a Hemingway, Wolfe, Faulkner, Fitzgerald ; casi particolari rappresentano William Carlos Williams loro contemporaneo Herman Melville col simbolismo sfrenato che traspare dalle immortali pagine di Moby Dick, William Blake con la straordinaria carica innovativa della sua poesia e Walt Whitman, maestro di Ginsberg e primo poeta negro di un certo rilievo che ha parlato dei problemi della sua razza.
Denominatori comuni nel loro processo differenziativo dalla società, sono una visione dell'amore, nel suo materialismo, molto spirituale, un largo uso di droghe per la maggior parte (è cosa buona e giusta), prodotte dalla Madre Terra e non dalla matrigna chimica, ed una visione spontaneistica della vita.
"Ma io voglio parlare in favore delle cose, del Crocifisso della Stella d'lsraele, dell'Uomo più Divino che abbia mai vissuto che fu il tedesco Bach, del dolce Maometto, di Buddha, di Lao Tze e di Suzucki . Perchè dovrei attaccare quello che amo? Questo è Beat, AMARE LA NOSTRA VITA FINO A CONSUMARLA". (Jack Kerouac). 

1922, Lowell Massachusetts.

Nasce da una famiglia franco-canadese, Jack Kerouac.

Il piccolo Ti Jean, cresce assorbendo leggende, fantasie e superstizioni di un tetro cattolicesimo trasformato da ancestrali retaggi. Impara a sognare a scambiare la realtà con l' immaginifico mondo della sua mente.
La provinciale Lowell, l'eterogeneità dei suoi abitanti, il cupo Marrimac fanno da sfondo ai suoi primi passi, la mistica della sofferenza, che troviamo tra le righe dei suoi libri, i febbrili deliri al di là dell'alcool o della droga, sono l'eredità della sua gente, di quegli strani bretoni, del suo sangue, magicamente misto, d'indiano e di europeo.
Jack per quanta ironia sfoggi, se ne vanta e fa bene, perchè forse proprio questo ha contribuito a farne lo scrittore che in seguito è diventato. La rigida severità della madre, la debolezza e la poca profondità del padre, così poco spesso citato nelle sue opere, l'indifferenza affettuosa per la sorella non lo aiuteranno a staccarsi da se stesso, e ne faranno fatalmente un solitario. Ma proprio questo solitario trarrà dalla sua solitudine una splendida verità in prosa.
Vive nella sua piccola City e ne conserva un rapporto di soffocamento e amore, se ne stacca per l'agghiacciante New York dove va a terminare gli studi; lì trova i suoi primi amici che avranno su di lui una profonda influenza e che, a loro volta, subiranno d fascino del giovane canuck Kerouac.
Jackie sogna, fra una partita e l 'altra di rugby, in mezzo al caos dei pensieri da dopo-bar, nella sua disordinata attività studentesca, nelle interrninabili discussioni esistenziali -letterarie nelle sessions di Charde Bird Parker, di diventare scrittore, ma lo è già nel 1950 quando pubblica "The Town and the City", il suo primo libro.
Non è soddisfatto, non ha ancora, nonostante il discreto successo di pubblico trovato la "Pazza Forma" che, alcuni anni dopo con "On the road" gli renderà il successo.
Kerouac non è scrittore da tavolino, descrive ciò che vive, parla di ciò che conosce e i personaggi che si muovono vicino a lui in tutte le sue opere, sono autentici, reali, sono i suoi amici, le donne che ha amato e tutta l'intera folla che orbita lungo la sua esistenza di uomo.
E' affascinato dall'energia, dalla vitalità, vuole sentire,conoscere, provare; viene influenzato da Saroyan, da Wolfe, da Joice, ma come lui stesso ha detto:
"E' così che gli scrittori cominciano, imitando i maestri (senza soffrire come i suddeth maestri), finchè imparano il loro stile, e quando lo hanno imparato non si divertono più, perchè non si può imitare la sofferenza di un maestro, ma soltanto la propria".
Il suo stile personalissimo, si è evoluto di pari passo, con il Kerouac uomo, ha intensi collegamenti con il jazz (BeBo p), segue infatti, le pause, gli slanci e le improvvisazioni tipiche di questo genere musicale. L 'intento pricipale di Jack è quello di eliminare lo spazio che intercorre fra il pensiero e l'atto di scrivere,
"Se possibile scrivete senza coscienza in semi trance... e fate sì che il subconscio ammetta in suo disinibito interessante necessario e quindi "moderno " linguaggio ciò che l'arte conscia censurerebbe, e scrivete eccitati, rapidi, con crampi da penna o macchina da scrivere, in accordo (come dal centro alla periferia) con le leggi dell'orgasmo, l'oscuramento di coscienza " di Reich. Venite dall'interno all'esterno al rilassato e detto " (Kerouac)
 
Scrivere, per il Grande Jack è una necessità, come lo è stato per Pavese, un bisogno imprescindibile, non uno svago, non una complessa auto-masturbazione intellettuale, ma un qualcosa che stanca, che esaurisce; non dimentrchiamoci che "Sulla Strada" è state buttato giù (sotto benzedrina) in solo tre settimane ed "I Sotterranei" addirittura in due giorni e tre notti.
Più che scrittore della "Beat Generation": nonostante questo termine sia stato ideato proprio da lui, Kerouac si distacca da qualsiasi tipo di definizione, per il suo naturale odio per tutto ciò che è etichetta e soprattutto perchè soiitano non trova e non può trovare collocamento. Come quasi tutti i suoi amici, è stato sempre apolitico,
"Non mi seccare con la politica, l'unica cosa che mi interessa è lo stile",
tenacemente individualista, ma costantemente alla ricerca dell'amore, che lo potesse legare, anche se in modo instabile, per un breve attimo, agli altri.
"E io, a volte detestabile, so essere dolce. Invecchiando divenni un ubriacone. Perchè amo l'estasi della mente. Sono un disastro. Ma amo l'Amore ".
 
Nei suoi 47 anni, il vivere e lo scrivere sono stati da lui sentiti intensamente ed in ugual misura. E' stato accumunato spesso ed a sproposito, a gente che ha gettato inutilmente via la propria esistenza, ma il fuoco che ha mosso la vita di Jack non è stato distruttivo ed attraverso le fiamme corrosive che ogni giorno gli sono state proposte, si è trasformato in un qualcosa di essenzialmente purificante.
Volendo fare un'analogia, potremmo accumunare Kerouac al Pazzo delle carte dei Tarocchi "Re dell'irrazionale, dell' assurdo, del sublime, per il quale tutto è possibile e tutto è permesso perchè Unico Signore di se stesso."
Infatti (citiamo C.Kremmerz) è il pazzo che domina la scena nei quadri del mondo: cammina, attraverso secoli e vie, muore sul patibolo per liberare una generazione che poltrisce sotto la sferza della servitù; s'infanga fino alle gote per compiere un'opera di giustizia che nessuno gli riconosce... Tutto quello che abbiamo detto fino adesso si riversa spontaneamente nei suoi magici libri, simbolo di una generazione e testimonianza tangibile e, quanto mai viva di un'epoca non ancora conclusa. "On the road'' , freneticamente scritto, narra sette esplosivi anni della sua vita vissuti svolgendo i più disparati mestieri, vagabondando liberamente, conoscendo e facendoci conoscere gente, "nuova'", diventata subito nostra amica. "Doctor Sax", alluncinato racconto in bilico fra la piatta realtà del giovane Kerouac ed i suoi fantasiosi-pazzi sogni che hanno come eroi i protagonisti dei fumetti, le sconclusionate figure dei libri da ragazzi dagli imprecisi e distorti contorni, romanzo in cui già si avverte la profonda tristezza che lo porterà nel '69 a chiudere definitivamente gli occhi in quell' ospedale con la sua "fida" (ma non troppo), bottiglia accanto.
"Big Sur", il primo grande testamento spirituale del "Re degli autostoppisti", che con un linguaggio colmo di liriche visioni descrive le meraviglie di una natura che in tutta la sua infinita grandezza sovrasta e incombe sull'uomo. Dal punto di vista strettamente letterario è questo, forse, il suo migliore libro.
"Tristessa " storia intrisa di rabbiosa e desolata malinconia sulla vita di una drogata incontrata in Mexico, "terra dove la richezza e la povertà vanno tranquillamente a braccetto sul lungo viale dell' esistenza ".
"Satori a Parigi", Satori (illuminazione), libro ubriaco e travolgente viaggio alla ricerca in terra di Francia di se stesso e dei suoi veri retaggi. Dalle pagine di questo libro compare l'autentico Jackie, hot al massimo e profondamente umano nella sua dolcezza e nella sua ingenuità. Questi, insieme con "The Subterraens" e "I Vagabondi del Dharma" e "La Vanità di Duluoz" costuiscono i capitoli più significativi dell' Unico Grande Libro chiamato da Kerouac stesso "La Leggenda di Duluoz'
Ma al nostro posto lasciamo che sia a concludere questo articolo, Jackie stesso con l'ultima struggente e splendida pagina di "On the Road":
 
"Così in America quando il sole va giù e io siedo sul vecchio diroccato molo sul fiume a guardare i lunghi, lunghissimi cieli sopra il New Jersey e avverto tutta quella terra nuda che si svolge in un' unica incredibile enorme massa fino alla costa occidentale, e tutta quella strada che va, tutta la gente che sogna nell'immensita di essa, e so che nello Jowa a quell'ora i bambini stanno certo piangendo nella terra in cui lasciano piangere i bambini, e che stanotte usciranno le stelle e non sapete che Dio è l'Orsa Maggiore?, e la Stella della sera deve stare tramontando e spargendo il suo fioco scintillio sulla prateria, il che avviene proprio prima dell'arrivo della notte completa che benedice la terra, oscura tutti i fiumi, avvolge i picchi e rimbocca le ultime spiagge, e nessuno, nessuno sa quel che succederà di nessun altro se non il desolato stillicidio del diventar vecchi, allora penso a Dean Moriarty, penso persino al vecchio Dean Moriarty, il padre che mai trovammo, penso a Dean Moriarty".

 BIBLIOGRAFIA

  
Anni60 Home Page