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BEATLEMANIA

da Anni 60 gennaio 1993

 

BILLY J. KRAMER

& THE DAKOTAS...

sotto l'ombra dei BEATLES

di Marcello Villella


 Dopo aver parlato nel nostro precedente appuntamento dei contatti intercorsi fra i Beatles e Phil Spector, iniziamo in questo numero una rassegna dedicata a quegli artisti che hanno avuto la possibilità di pubblicare canzoni inedite firmate "Lennon - Mc Cartney".

Il primo gruppo in cui ci imbattiamo, in ordine strettamente cronologico, è quello di BILLY J. KRAMER & THE DAKOTAS, probabilmente fra i più noti esponenti del "Mersey Beat", certamente i più legati alle sonorità di Lennon e compagni.

Ci sono due cose che differenziano subito Billy J. Kramer & The Dakotas da tutti gli altri gruppi del "Liverpool Sound": i capelli corti di Billy J., ed il fatto che in realtà solo lui fosse originario di Liverpool. Il resto dei Dakotas infatti proveniva da Manchester. L'idea del connubio venne a Brian Epstein, che si ritrovava 'manager' di un buon cantante con un pessimo gruppo (tali Coasters, che nulla hanno da vedere con quelli di "Yakety Yack") e di un ottimo gruppo però privo di cantante. Si era nel gennaio 1963.

La 'J.' nel nome di Kramer non ha nessun senso, tanto più che siamo davanti ad un nome d'arte. Il suo vero nome è William Ashton, e si narra che fu proprio John Lennon che gli suggerì di inserire quella J. prima di Kramer per "...rendere il tutto più importante". Gli inizi del gruppo ricordano molto quelli dei Beatles, con cui i Dakotas divisero spesso i palcoscenici fra la fine del 1962 e la prima metà del 1963: un lungo periodo di gavetta nei locali di Liverpool ed allo "Star-Club" di Amburgo, un contratto discografico con la Parlophone/EMI, un primo 45 giri di successo. "Do you want to know a secret" / "I'll be on my way", esordio completamente firmato 'Lennon - Mc Cartney', venne infatti pubblicato nell'aprile '63, e raggiunse subito il 2° posto nella classifica britannica.

Ancor meglio fece tre mesi più tardi la nuova accoppiata "Bad to me / I call your name", sempre di marca Beatles, che regalerà a Billy J. e compagni il primo posto in classifica. Da notare che "I call your name" verrà pubblicata dai Beatles solo un anno più tardi, e sarà spesso citata da Lennon come una delle sue composizioni preferite dei primi anni.

Da questo momento per Billy J. Kramer ed i Dakotas è un successo dopo l'altro: "I'll keep you satisfied" (terzo singolo sempre ad opera di Mc Cartney) raggiunge la "Top 5", e così "Little children" (scritta da un altro 'team' d'eccezione, Mort Shuman e Leslie Mc Farland) nel febbraio 1964.

Il gruppo partecipa al Beatles 'Xmas Show, e si reca in Tour negli Stati Uniti dove le vendite raggiungono il traguardo del milione di copie. L'ultimo grosso successo è dell'agosto 1964, ancora una composizione inedita di Paul Mc Cartney, "From a window".

Quando i Beatles decidono di scrivere solo per se stessi il sogno di Billy J. Kramer e dei suoi Dakotas si interrompe all'istante. Il gruppo è incapace di comporre materiale proprio, prova ne è che dei successivi quattro singoli solo "Trains and Boats and Plains" - peraltro una 'cover' di Burt Bacharach - riesce timidamente ad affacciarsi nella "Top 20" britannica.

Così nell'estate del 1966 i Dakotas si sciolgono. Billy J. Kramer cercherà di sopravvivere come solista, riproponendosi come artista di 'cabaret' ma con scarso successo. Recentemente è tornato ad esibirsi in spettacoli di 'revival', partecipando anche ad alcune trasmissioni televisive.

"Il mio problema sta nel fatto - mi ha confidato in un nostro incontro di alcuni anni fa - che in realtà ritengo molti dei nostri successi inspiegabili. I Beatles non avrebbero mai avuto il coraggio di incidere e pubblicare per proprio conto la maggior parte delle canzoni che ci davano. Il guaio è che il pubblico è interessato ad ascoltare da me solo quelle...".

Avrei voluto sapere se conservava ancora gli originali 'acetati' di quelle canzoni nell'esecuzione dei Beatles, ma non ne ebbi più il coraggio di chiederglielo. Recentemente ho saputo che alcuni di questi, messi all'asta da 'Christie' e 'Sotheby', provenivano dalla sua collezione personale. Ricordo solo di come William, in arte Billy J., scherzasse sul titolo di un loro singolo del 1965, "It's gonna last forever", considerandolo un cattivo auspicio. Forse aveva ragione. O forse no visto che dopotutto stiamo ancora parlando di lui dopo trenta anni.

  Marcello Villella

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