anni60@sopi.it

 

 

PIPER STORY - parte 2

Da Nuovo Sound - n.9 dell' 8 marzo 1975

a cura di Eddie Ponti

 

Il Piper, che aveva già portato fortuna ai Rokes, all'Equipe e a Patty, ne portò anche a Caterina Caselli, che dopo tanta gavetta aveva sfondato a S. Remo comportandosi con una dignità mai più eguagliata né da altri né da lei; era la ragazza "tutto Piper", e come tale si presentò e ce la fece. Un altro gruppo di ragazzi era intanto arrivato dall'Inghilterra, e fin dalle prime note conquistò quel pubblico freddo, ostile e preparato che non lasciava passare niente che non fosse più che alla page Si chiamavano The Primitives e fece subito effetto il bassista dai capelli platinati e dalla faccia di befana, che suonava il basso con sole tre corde, ed il cantante magro come un filo, con una faccetta spaurita e una voce tanto potente per cui faceva spesso a meno del microfono. Si chiamava Mal.

Esplodeva il Detroit Sound e cominciavano ad arrivare tante di quelle orchestre negre che il Piper sembrava improvvisamente trasferito ad Harlem; venivano a ballare Sandy Shaw e Petula Clark e Albertino Marozzi, faccia come natica, pur non avendole mai viste in vita sua correva ad abbracciarle con grandi grida di giubilo. Franco Estill, pescando fra gli ormai tanti virtuosi della sala, stava formando un balletto di giovanissimi, fra i quali ricorderemo Loredana Bertè e l'allora magrissimo e già bravissimo Renato Zero.

Fu introdotta la prima discoteca, che aveva il compito di riempire ogni fessura fra un'orchestra e I'altra; ad azionarla c'era una stupenda ragazza del Galles, Janice. Al controllo delle porte c'era il futuro "Cosimo de' Medici" ossia Marcello di Falco; a presentare c'era sul palco l'Eddie Ponti il quale, con la supervisione di Piero Vivarelli, cominciò a registrare ed a mettere in onda da Radio Montecarlo una trasmissione che presentava le novità discografiche in anteprima assoluta per tutta l'Europa e che veniva realizzata direttamente in sala fra i ragazzi.

Il "Top Ten" al quale dettero un contributo iniziale anche Tito Schipa Jr. ed Enrico Montesano, che allora faceva quasi solo imitazioni, ebbe fra i suoi primissimi "ospiti", a cui si faceva un'intervistina a metà trasmissione, la signorina Patrizia Vistarini la quale, eletta poco prima Miss TeenAger italiana al Piper col nome di Patrizia Perini, aveva cambiato nuovamente nome per seguire, come già suo padre, la carriera cinematografica; da allora Patrizia la conoscono tutti come Mita Medici e, tanto per la cronaca, è sempre rimasta la ragazza semplice, sincera e "giusta" di allora.

L'apertura di un locale di "disturbo" e di spietata concorrenza, il "Titan" diretto da Massimo Bernardi, costrinse Crocetta al contrattacco, con la più grande gioia di tutti i giovani di Roma che, in questo "botta e risposta" fra i due locali trovavano una vera manna di grossi interpreti da vedere ed ascoltare dal vivo. Si facevano spettacoli nel pomeriggio e, approfittando della presenza dei "bigs", i nostri timidi complessi avevano modo di esibirsi, tutti accomunati in una inspiegabile ma realissima tremarella, sulle ormai fatidiche pedane piperine.

Il primo grosso happening fu quello con i Procol Harum bravisssimi e pieni di boria, che riuscirono a litigare con tutti i complessi, con me, con i pubblico e con gli organizzatori nel breve arco di una mezz'ora. A loro seguirono gli Small Faces e lo Spencer Davis Group già allora in fase di pauroso calo di qualità.

Era venuta un'altra orchestra ad esibirsi al Piper e come era consuetudine, fu ascoltata con una forte diffidenza iniziale, ma ben presto venne adottata incondizionatamente da tutti i piperini; erano "The Senate" il gruppo con Mark David, Alex, Tony Mims e tanti altri (una decina) con i fiati in organico ed un affiatamento straordinario, frutto delle fatiche di Tony Mims.

Quando i Senate si sciolsero, si vide gente piangere; nacquero dalle loro ceneri altri favolosi complessi, e basterà ricordarne uno, i Sopwith Camel, quei Camel così bravi e così giusti che finirono prematuramente i loro giorni sul patibolo dei discografici.

Un altro complesso (questo tutto francese) "I Pirañas", spopolava con l'autorità indiscussa di un professionismo a tutta prova e con un repertorio preso in gran parte da Otis Redding; a questo proposito è da ricordare a serata in cui, giunta la notizia della morte di Otis e di tutti i componenti della sua orchestra per la caduta dell'aereo, i Pirañas, piangendo come vitelli, suonarono in suo onore un concerto che fece venire a tutti la pelle d'oca. In questa occasione dette il suo contributo anche Wess. L'allora giovanissimo bassista degli "Airedales", che da pochissimo aveva sostituito al canto l'ormai troppo "importante" Rocky Roberts. Crocetta, vecchio jazzista mai pentito, sentì nell'aria e nei suoni di queste nuove orchestre un desiderio di ritorno al jazz ed ebbe l'idea (un'altra), di tenere i concerti di jazz ogni lunedì.

Si entrava con un biglietto d'invito distribuito gratuitamente ed assai largamente ma, ben presto, si arrivò a vedere chi vendeva quegli inviti sottobanco sulla porta del Piper. Con i Pirañas, i Senate e gli Airedales, suonava un'orchestra di trentadue elementi fissi, ai quali spesso si univano i volontari. C'erano i rappresentanti del jazz romano, capitanati da Marcello Rosa, Cicci Santucci, tromba con Sacerdote, aveva preparato alcuni straordinari arrangiamenti di pezzi dei Beatles (Michelle), ed era divertente osservare chi si stupiva constatando che quella musica "reggeva" anche suonata in orchestra. Elencare tutti i componenti della "Swinging Dance Band" sarebbe un po' troppo, ma qualche nome deve per forza trovare posto in queste righe e citerò Carletto Loffredo e Giovanni Tommaso, Gianni Munari e Bruno Biriaco, Gianni Saint Just, Dora Musumeci.... Resterà storica la serata in cui, ospite d'onore il grande Lionel Hampton, si scatenò la più grande Jam Session mai vista a Roma prima di allora; memorabile la lotta fra Musumeci e Romano Mussolini per la conquista del pianoforte, gli assoli di Giovanni Tommaso e la funambolica versatilità dell'insuperabile Hampton.

Ricordo che verso le tre di mattina si verificò una panne di elettricità in tutto il quartiere, e si dovette smettere dopo essere, comunque, andati avanti per una buona mezzora a lume di candela. Se non fosse mancata la corrente, credo che saremmo ancora là...

 

Il Piper era sempre più frequentato, sempre più affollato in occasione della "festa dei fiori", il primo tentativo italiano di interpretare il fenomeno hippy, si verificarono nel quartiere dei veri e propri incidenti fra le "migliaia" che non avevano potuto trovar posto nella sala, piena come un uovo. Puntualmente un giornale di destra se ne uscì, già allora, con un pezzo in prima pagina in cui si deplorava quella musicaccia, quella gentaccia e tutto il buonprovifaccia che poi abbiamo risentito fino alla nausea.

Mario Schifano una sera presentò al Piper uno spettacolo ideato da lui "I fiori e le stelle di Mario Schifano", un'orchestra inglese che faceva il primo disco psichedelico; le luci curate personalmente da Schifano e dal"mago" Farnetti e le proiezione contemporanea su quattro grandi schermi panoramici di film girati fra i guerriglieri vietnamiti, di spezzoni di western con Tom Mix e di films girati personalmente da Schifano con la preziosità dell'ottica di un grande pittore. Restammo tre giorni con le orecchie rintronate, pur con tutto il nostro allenamento, ma ne era valsa la pena e del resto eravamo stati, in un certo senso, preparati a quanto ci aspettavamo quando Alberico ci portò i "Pink Floyd".

Arrivarono letteralmente a piedi scalzi e con i primi capelli afroamericani che si fossero visti in giro; non erano ancora arcifamosi, come poi diventarono per tutti, ma il Piper era lo stesso pieno da scoppiare e, per la prima e anche l'ultima volta, nel locale sentimmo strani ed esotici effluvi profumati ed osservammo inconsuete nuvole di un azzurro intenso. Ci fu anche l'episodio della equipe dei tecnici della Rai, tre bravi ed ignari padri ai famiglia di mezza età, che uscirono dalla stanzetta senza finestre e adiacente ai camerini con un'aria stranamente allucinata ed euforica... Inquinamento?

I Four Kents, finita la parentesi sperimentale e terminato il servizio militare di Charlie Cannon, erano oramai una delle colonne del locale; al Top Ten arrivò il primo disco decente di un complesso italiano e fu subito messo in onda; si chiamava "Sensazioni" e l'avevano inciso i New Trolls. L'Eddie Ponti, chiamato dalla Raitribbù per presentare una serie di artisti si trovò, dopo aver sperato invano nei miracoli, a introdurre due minishow di quindici minuti con Lucia Altieri e... Donatella Moretti ... Entrò in crisi e con lui molti altri paiperini di ferro perché, proprio in quei giorni, il Titan lanciò una "Bomba Bernardi" che mise tutti in subbuglio: Arrivava Jimi Hendrix! ! ! Mi dispiace per chi non c'era a quei concerti del Brancaccio e non voglio aggiungere nulla al ricordo di un amico, di un grande artista che non c'è più; forse in un'altra occasione, quando non avrò il Piper come protagonista d'obbligo, mi farà piacere raccontarvi Hendrix com'era; come uomo e come artista.


Arrivava il maggio '68, e mentre altrove lievitava una protesta storica, da noi solennemente ci si preparava all'estate con la messa in sordina del Piper, lasciato ai turisti per i mesi della calura.

Un festival dei complessi a Rieti portò alla ribalta due gruppi ancora sconosciutissimi al gran pubblico, ma già "rodati" al Piper: I New Trolls e Le Orme; fra i solisti, vincitori Lucio Battisti e (eh sì) Mino Reitano. Un altro complesso vivacchiava cercando disperatamente scritture e sopravvivenza malgrado un paio di pezzi già indovinati: erano "I Pooh".

Lasciamo il Piper alla sua pausa estiva, che coincise con la seconda apertura del suo gemello di Viareggio. In quell' occasione ci fu il primo grosso spettacolo pop all'aperto, allo Stadio dei Pini, dove si entrava semplicemente esibendo un gelato da passeggio della marca che ci finanziava; sul palco c'eravamo tutti: Patty Pravo, Four Kents, Mal e i Primitives, Gepy & Gepy, The Senate , Thane Russell; doveva finire con una distribuzione di targhe ricordo e invece, nell'entusiasmo del momento, uno dei fuochi artificiali andò fuori mira e fece bruciare completamente un locale vicino e concorrente. Nessuno ha mai creduto che non lo avevamo fatto apposta...

 

Eddie Ponti

2 (continua)

da Nuovo Sound n.9 dell' 8 marzo 1975

 

Anni60 Home Page
Eric Clapton
1965/1975
Jack Kerouac
Musica e politica
Annarita Spinaci
Festival di Rieti 1967
Michele Maisano
Cantagiro 1966