Nicola Donatelli

POESIE

COME LA TUA VOCE
 
Come la tua voce può toccarmi tanto
A volte mi carezza come il mare
E tutto ciò che in me è disintegrato
Volatile, sfuggente,
con cui io lotto quotidianamente
per rifondare la mia unità perduta
tu lo rendi solido all'istante
E allora sento
Che tutte quelle parti di me così disperse
Asteroidi vaganti nello spazio virtuale
Stanno di fronte a te
Come l'orchestra sta di fronte all'oboe
In attesa dell'intonazione
E allora sento i miei pensieri ricomporsi
Al suono della tua voce mare
E ritrovare la giusta direzione

IO SENTO
 
Io sento
Che oltre un mondo così buio
Esiste un solo e vero Dio d'amore
Puro sorriso
Primavera in fiore
Come potrebbe un Dio così
Darci la morte ed il dolore
E infatti non fu lui
Credetemi è così
So quel che dico
Lui è eterno purissimo Splendore
Non cediamo alla morte i nostri cuori
Lei non può nulla su tutto ciò che brilla
Alla sua falce quel Dio ci fece superiori
Che dell'eternità ci diede la scintilla
Che arde al di sopra dei suoi impotenti artigli
La morte nulla può sul Padre della luce
Ed i suoi figli

VIA VIA INCONTRANDO
 
 
 
Via via incontrando immense solitudini sui volti
Inutilmente mascherati a festa
Dove non resta
Nemmeno più il ricordo della primavera
Solo il rimpianto
Parla di una sera
Che gli amanti teneramente avvinti
S'abbandonarono alla luce delle stelle
 
Si !
Di questo parlavano quei volti
Di un sogno che oramai s'è fatto greto
Sulla sponda del fiume
E inutilmente velavano il segreto
Del loro cuore
Che traspariva invece ad ogni sguardo il grido
"Salvami amore"
 
Dice un proverbio arabo che i cani
Latrando in una notte come questa
Pure non possono fermare la carovana
E come potrebbero fermare
Chi per natura sua traccia un cammino
Per altre vibrazioni della mente
Esiste un punto infinitesimale
Su cui non possono gli insulti del destino
L'assoluto che è in noi
La goccia d'acqua
Consustanziale all'oceano
Il Divino

CHE VOGLIA
 
 
Che voglia di andare lontano
Che voglia di sparire che ho
Dicono che partire sia come un po' morire
Ma restare certo non è meglio
Figurati un po'
E allora prendo il mi sacco a pelo
E la mia faccia da ragazzo che
Non vuole crescere mai
E punto la mia bicicletta verso il cielo
Tanto qui tu non ci sei mai
E poi non più sentire il desiderio d'averti
Per poi vederti sempre andare via
Le tue spalle le tue spalle
Le conosco bene sai
Ma dimmi oltre le tue spalle tu che cosa mi dai
E allora meglio andare lontano
Così lontano che di più non si può
Tornarsene a piedi magari tra le stelle
Ma non desiderare più la tua pelle
I'am sorry baby , baby, I'am sorry
But I must go, it's to late for me
E poi dimmi qui cosa ci resto a fare
Il tuo prezzo è veramente troppo alto
Troppo alto da pagare per me
Che da poco tempo mi reggo sui miei piedi
E a mala pena ho i soldi per campare
E poi non ho più molto tempo da buttare baby
Ne ho buttato tanto e adesso non lo voglio più fare
E poi se mi ami come dici aiutami a volare
E non cercare di cambiarmi.
Che l'amore non vuole mai cambiare
Le tue spalle le tue spalle le conosco bene sai
Ma dimmi oltre le tue spalle tu che cosa mi dai
E allora prendo il mio sacco a pelo
E la mia faccia da ragazzo che non vuole crescere mai
E ti saluto amore cerca di essere felice
Ma io non ho più bisogno di guai

12 DICEMBRE 1999
 
 
 
 
 
 
Era quasi l'una di notte
Ed una pioggia leggera ma costante
Cadeva
Punteggiando il silenzio dei vicoli arancioni
Resi tali
Dalla luce dei lampioni antichi
Che pendevano dai muri un poco incerti
Di quello che restava di un paese
L'acqua brillando a quella tenue luce
Formava rivoli
Che delicatamente uno dopo l'altro
Saltavano i gradini del selciato
quasi danzando

A MIA MADRE
 
 
Cosa c'è dietro i tuoi occhi mamma
Dietro quel colore oltremarino
Che attraversa il tempo e che lo fende
Così dolorosamente
In un altrove che dischiude il mare
Dove tutto è mare
Infinito
Onde
I ricordi
Che vanno e vengono a frangersi là
Dove più non si distingue il tempo dallo spazio
E dove l'attimo eterno regna sovrano
Con il suo sguardo attonito sull'essere
Così provato
Da scoprirsi sorpreso di durare ancora
E quindi ancora esistere
Dove tutto è mare e risacca dell'onda
E infinito così dolorosamente dolce
Da toccare il cuore ai naviganti
Chi potrebbe dire mamma
Che i tuoi occhi taglienti come lame
E come lame sanguinanti
Adesso stanno guardando il sole

TRENO PER ISERNIA
 
 
 
E sono passati quasi più di trent'anni
Da quando prendevo questo treno per venire da te
E stasera che piove come dio la manda
Sto sognando che tra poco ancora una volta
T'abbraccierò
Su questo treno per Isernia
Che è la città del mio destino
Quante volte mi sono perso
Ma tutte le volte ho ritrovato il mi cammino
E sogno che tu mi stai aspettando
Con quel cappotto verde alla stazione
E conto i metri che ancora ci stanno separando
Tra un minuito t'abbracciero
La littorina imbocca l'ultioma curva
L'ultima curva prima della stazione
M'affacio al finestrino come un cane pastore
Con la lingua a penzoloni
Scusatemi tutti quanti brava gente
Se vado di fretta e non vi sto ascoltando
Ma c'è il mio amore che m'aspetta
Ed io voglio incontrarla cantando
Su questo treno per Isernia
Che è la città del mio destino
Stasera ho tirovato i miei vent'anni
E t'ho sentita un'altra volta vicino

DORMI DORMI FIGLIO MIO
 
 
 
Dormi dormi figlio mio anche se tu non ci sei
Non ti ci ho messo in questo mondo e non mi pento
Ma sapessi quante volte ti vorrei
Questo mondo mi fa solo spavento e poi
Che te ne fai di un padre come me
Che ancora oggi si regge in piedi a stento
E non avrebbe risposte per i tuoi perché
Certo che i giorni avrebbero colore
E non questo grigiore che mi porto dentro
Certo che i giorni avrebbero calore
Con te piccolo sole, se fossi qui con me
Dormi dormi figlio mio,
tra le braccia degli angeli e le stelle
E poi fai il bravo perché ogni notte Dio
Viene da me e mi racconta tutto ciò che fai
E resta lì tra gli angeli che sono tutti buoni
E poi vedrai che prima o poi noi due ci incontreremo
Me l'ha promesso Dio che è di parola
Aspettami a cavallo dell'arcobaleno
E tratta bene le tue ali, non le rovinare
Che un altro paio d'ali papà, non te le potrà fare
Così quando ci incontreremo voleremo via
Finalmente liberi, verso la fantasia

L'INTENTO E LA FEDE
 
 
Se n'era andato via con un urlo
E lo sapeva bene che nessuno avrebbe udito
E nudo e solo camminava la notte
Cercando nel cielo il senso delle stelle
Convinto com'era che il senso c'era
E che valesse la pena
Soffrire impazzire morire
Piuttosto che marcire qui
 
Aveva rubato il profumo al giacinto
E l'eco di un dio al frusciare del vento
E forse è per questo
Che la sua strada era irta di chiodi
Che ad ogni passo entravano dentro
Ma lui sentiva che era quello il prezzo che doveva pagare
Per andare via via via
 
Camminare sui chiodi e non chiedere mai
Se chiedi un pane ti daranno un serpe
Se chiedi vita ti daranno morte
E se stai male tu sarai un lebbroso
Che tutti fuggiranno
Perché le piaghe che ti porti in corpo
Sono un urlo di vita che non vuole morire
Che malgrado il dolore è più forte e più vera della morte
E sono loro poi che fanno le leggi
Che fanno le gabbie per tenerti buono
O ti mandano in croce oppure fanno muro
E tu rimani solo
Se n'era andato via sulla strada del forse
Del qui , dell'ora o mai più
Dove fredda è la notte
Dove fondo è il silenzio
Ma uno l'intento e la fede

  
presentazione
 I testi
1974, i primi concerti
Le poesie
1981, il primo disco
2004, "Michele" il romanzo