Canzoni di Nicola
Donatelli
- LUCIFERO
-
- E tu sole brilli ed
io non so perché
- Questa luce mi riscalda
l'anima
- E vorrei vorrei
abbracciarmi a un raggio
- E poi inseguirti nel
cielo per conoscere il tuo viso
- E vorrei restarti
accanto
- rubare il tuo
sorriso
- Tu che doni sempre e che
non chiedi mai
- Padre del sorriso, padre
del sorriso
- dammi un po' del tuo
amore
- che tuo figlio
muore
- tuo figlio
muore...
- Lontano da te ho
conosciuto solamente lacrime
- lontano da te m'hanno
affamato
- come fossi un
crimine
- lontano da te hanno
tentato di rubarmi l'anima
- lontano da te m'hamo
insultato il cuore
- ma non m'hanno
vinto
- Ma non fosti tu a
cacciarmi dal cielo e dalla gioia
- Tu che brilli come puoi
distruggermi
- Fu un vampiro
orrendo
- che non ascolto' il tuo
ultimo canto
- E per odio ti rubò
la donna ed i suoi figli
- I suoi figli li uccide
ogni giorno
- Perché negli occhi
portano il tuo simbolo
- la luce del
cuore
- canto di
primavera
- e del tuo primo
amore.
- Ma Tu brilla
sempre
- Perché il migliore
dei tuoi figli è libero
- Lucifero
vola
- Ha riacquistato le sue
ali d'angelo
- lui che era al tuo
fianco
- ascoltò bene tutta
la tua musica
- ed oggi che ha
vinto
- non sarà facile
gettarlo in carcere
- lui porta la
luce
- ed alla terra
donerà il tuo canto
- quell'ultimo canto che
sarà eterno
- e non conoscerà
più il pianto.
|
- CHE COSA
M'IMPORTA
- (Nicola
Donatelli)
-
- Che cosa m'importa dei
suoi 13 anni.
- Io l'amo davvero, io
l'amo davvero.
- E tu non dovresti
impedirmi d'amarla,
- ma tu lo farai, sì
tu lo farai.
- Non è forse questo
il tuo mondo
- in cui basta una sola
parola
- per uccidere un
uomo.
- Non e forse questo il tuo
mondo, rispondimi!
- Non sai che lei prega per
me e per me solo
- che spera in silenzio che
brilli il mio sole
- che spera in silenzio che
brilli il mio sole,
- perchè lei sa, lei
ha sempre saputo...
- E strada per strada lei
mi è entrata dentro,
- portando la luce nei
vicoli bui,
- col passo sicuro di chi
ne conosce i segreti,
- i
segreti.
- Ma che cosa ne sai tu che
ami la guerra perchè
- l'hai sempre
permessa,
- ma che cosa ne sai tu che
odi l'amore,
- tu giudichi, uccidi con
le parole,
- commetti omicidi
verbali.
- Hai tanto la mente
offuscata dal fango
- che mai hai pensato a
ciò che ci lega
- è solo purezza,
è solo purezza:
- ma tu vincerai, sì
tu vincerai...
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- L'ALBERO
E IL VENTO
-
- E l'albero ascolta
cullandosi lento
- L'antica canzone cantata
dal vento
- Io che da sempre vivo
come un lamento
- Inseguo un ricordo nei
cerchi del tempo
- Io sono la voce io sono
il pianto
- Di tutti gli uomini che
il mondo ha spento
- Io sono la voce io sono
il canto
- Di tutti i sogni che il
mondo ha infranto
- E l'albero disse per
sempre è perduto
- Quel nome a cui l'uomo
chiedeva l'aiuto
- Non c'è più
ragione se si vive o si muore
- Si resta da soli col
proprio dolore
- Non voglio non voglio,
rispose il vento
- Pensare così
aspettando il momento
- Che venga la fine, che
cali il sipario
- Su queste macerie su
questo calvario
- E' meglio fuggire prima
che sia tardi
- Tanto questo mondo non
avrà riguardi
- Ogni uomo che resta
sarà un fiore spezzato
- Un profumo perduto, un
canto umiliato
- Ma dimmi perché a
volte tu mi carezzi
- E a volte afferri i miei
rami e li spezzi
- Non so non so dirti ma a
volte il dolore
- Si fa troppo forte anche
per il mio cuore
- E allora m'infurio e
soffio più forte
- Sperando così di
cacciare la morte
-
- E l'albero allora dopo
queste parole
- Distese i suoi rami e
pregò verso il sole
- O padre del mondo, o
padre dei cieli
- Sta accanto a quell'uomo
oramai senza veli
- Perché sarà
solo e se ne andrà col vento
- Cercando il tuo nome nei
cerchi del tempo
|
- LA BALLATA Dl
PAI'
- (Nicola
Donatelli)
-
- Vestito di stracci,
vestito di vino,
- ti vedo vagare
Paì,
- ti vedo vagare
Paì,
- ridotto dagli altri una
cosa,
- per non provocare
rimorsi.
- Le cose non hanno diritto
alla vita,
- Paì, Paì,
Paì.
- Seduto ai giardini ti
vedo che cerchi un motivo,
- che possa spiegare il
dolore che lacrima
- dentro te
stesso.
- Durante la guerra tu
andasti in Spagna,
- davamo una mano ai
tiranni
- ma tu ritiutasti di
uccidere i tuoi compagni.
- Poi fosti mandato in
Russia d'inverno
- e lì ti bucarono
il petto.
- Quei buchi ora servono da
appendi medaglie
- medaglie al valor
militare,
- che spendi ogni sera
mettendoti a bene,
- Paì, Paì
Paì.
- Chi vuole trovare un eroe
nazionale
- lo trova sdraiato ai
giardini,
- lo trova sdraiato ai
giardini,
- che dorme di notte in una
coperta
- e sputa catarro di
Russia,
- che dorme di notte in una
coperta
- e sputa catarro di
Russia.
|
- IN QUESTI ULTIMI
GIORNI
- (Nicola
Donatelli)
-
- In quest'ultimi
giorni,
- io vedo vagare
persone
- come fossero parole
stanche,
- logorate ormai da echi
lontane.
- Le strade son piene di
morti,
- che cencano invano una
tomba,
- che cercano invano una
tomba,
- per gettare tutte quante
le ossa
- di un credo non
più condiviso
- ridotto saltanto ad un
suono:
- e nei loro occhi,
diventati vitrei,
- leggo
I'incredulità nei loro stessi
corpi.
- Ombre che vedono
ombre.
- Il loro albero non da
più fiori
- e le foglie sospinte qua
e lá dal vento
- muoiono sole, muoiono
sole.
- In questi ultimi
giorni
- la belva non vuole
morire
- e tenta di uccidere gli
angeli in volo
- perchè non capisce
le stelle.
- E il sangue dei pasti che
lei ha consumato
- vorrebbe ancora bagnare
le strade.
- Angeli volate venso i
vostri cieli,
- non datele retta esistono
i cieli...
|
- AL Dl
LA'
- (Nicola
Donatelli)
-
- Al di
là
- io non so bene la
strada
- ma so che comincia
laddove
- il dolore ha smembrato la
carne
- sì, questo ho
compreso
- e molte altre cose ho
compreso.
- Che Cristo e Francesco
non erano idioti,
- impastati di inutili
sogni;
- chi crede il
contrario
- è certo
quell'uomo
- che ha idee troppo
giuste
- per essere
vere
- negare ad un uomo la sua
verità
- è
fascismo.
- Ho compreso che i vili
crearono il senso
- per soffocare i
fantasmi,
- ed uccisero tutti quegli
uomini
- che attentavano alle loro
certezze.
- Ricordati
amico,
- quel vile che cerca un
senso nel mondo
- è te
stesso;
- è lui che ha fatto
urlare le madri,
- vedendo il corpo
straziato del figlio:
- è lui che comunque
si toglie il cappello
- se incontra una
donna.
- Ma è lui che
scaglia invisibili schegge
- perché non le
trovino i raggi.
- Credi a coloro che non
hanno senso
- e soprattutto non
vogliono averlo.
- Il fato non ti ha
riservato
- una sorte
diversa
- dagli uomini che hai
calpestato.
|
- SCENDONO
LENTAMENTE
-
-
- Scendono
lentamente
- le prime ombre della
sera
- Mentre il sole ancora
all'orizzonte
- macchia di rosso il
cielo
- Seduto sulla sdraio bevo
un po' di vino
- Oggi è stato un
giorno sereno, ho lavorato bene
- Ho zappato il mio
terreno
- e adesso guardo il
sole
- Che lentamente se ne va a
dormire
- Scendono
lentamente
- le prime ombre della
sera
- Gia s'accendono le prime
stelle,
- anche la luna fa la sua
figura
- Mia moglie accanto al
fuoco spiccia un po' di lana
- Mentre Pippo il gatto sta
a guardare
- Coi suoi occhi di
giada,
- i suoi occhi di
mare
- Osserva la
padrona,
- e poi si raggomitola in
poltrona
|
- CANTA
CANTA
-
-
- Canta canta canta
finché il sole non
tramonterà
- Finché hai forza
nella voce non fermarti
- Così il tempo non
ti ferirà
- Canta canta canta
lasciala perdere questa città
- Tu non hai proprio niente
da dividere
- Con chi calpesta questa
umanità
-
- Felicità
felicità perché ti cerco se tu non ci
sei
- Perché consumo
tutti i sogni miei nell'illusione della
libertà
- Felicità
felicità
- Cosa mi spinge la notte
davanti al mare
- A continuare il discorso
più antico del mondo
- Con chi non m'ha risposto
mai
- Canta canta canta
così l'angoscia
s'allontanerà
- E anche se un altro
giorno sarà andato via
- La tua canzone non ti
lascierà
- E canterai si canterai
tutte le volte che non ce la fai
- Tutte le volte che ti
senti inutile
- E che vorresti sparire
ma
- Poi canterai si canterai
senza la musica tu non ci stai
- E te ne fregherai del
mondo intero
- Almeno qualche volta
sarai vero
|
- ANNARELLA
-
-
- Annarella
mia
- Anna che sbocci come un
fiore sulla via
- Che porta nel paese dei
balocchi
- M'è successo un
guaio Mi sono perso il cuore nei tuoi
occhi
- Aiutami a cercarlo o
morirò
- Io sono un po'
distratto
- Non seguo molto il gioco
e questo è un gran difetto
- Se ho perso il
cuore
- Non lo tenevo
stretto
- Con le
catene
- Trattarlo quindi come si
conviene
- Ad un bandito sempre al
verde
- Che non s'è
cercato mai
- Ed è per questo
che si perde
- Tu sai che
scherzo
- Cerco di prendere la vita
dal suo verso
- Ma rimane un fatto
certo
- Che il mio cuore io l'ho
perso
- In un negozio di
balocchi
- O nel fondo dei tuoi
occhi
|
- L'INTENTO
E LA FEDE
-
-
- Se n'era andato via con
un urlo
- E lo sapeva bene che
nessuno avrebbe udito
- E nudo e solo camminava
la notte
- Cercando nel cielo il
senso delle stelle
- Convinto com'era che il
senso c'era
- E che valesse la
pena
- Soffrire impazzire
morire
- Piuttosto che marcire
qui
-
- Aveva rubato il profumo
al giacinto
- E l'eco di un dio al
frusciare del vento
- E forse è per
questo
- Che la sua strada era
irta di chiodi
- Che ad ogni passo
entravano dentro
- Ma lui sentiva che era
quello il prezzo che doveva pagare
- Per andare via via
via
-
- Camminare sui chiodi e
non chiedere mai
- Se chiedi un pane ti
daranno un serpe
- Se chiedi vita ti daranno
morte
- E se stai male tu sarai
un lebbroso
- Che tutti
fuggiranno
- Perché le piaghe
che ti porti in corpo
- Sono un urlo di vita che
non vuole morire
- Che malgrado il dolore
è più forte e più vera della
morte
- E sono loro poi che fanno
le leggi
- Che fanno le gabbie per
tenerti buono
- O ti mandano in croce
oppure fanno muro
- E tu rimani
solo
- Se n'era andato via sulla
strada del forse
- Del qui , dell'ora o mai
più
- Dove fredda è la
notte
- Dove fondo è il
silenzio
- Ma uno l'intento e la
fede
|
- L'ACERO
BIANCO
-
- Era seduto vicino al
fuoco
- e discuteva con un
vecchio amico
- Fuori faceva freddo e a
poco a poco
- veniva giù la
neve
- Aveva in mano un pezzo
d'acero bianco
- Un legno duro quasi
quanto il tempo
- Ma lui paziente
l'addolciva lento
- davanti al fuoco e con
l'amico accanto
- E ricordava il tempo
antico e Berta che filava
- Mentre la fuori faceva
freddo
- e c'era un vento che
portava via
- Quello che in terra non
ha più radici,
- ma ce l'ha solo nella sua
follia
-
- Poi prese un fiasco di
rosso vero,
- quello che canta quando
scende in gola
- E mette un tappo in bocca
al tuo pensiero
- ed il tuo cuore
finalmente vola
- Prese un'armonica ad otto
bassi
- Che aveva lì
poggiata sul camino
- Ed il suo viso
cominciò a brillare
- Perché la vita
fece capolino
- In quei suoi occhi a
metà strada tra le stelle e il
mare
- Suonò una
tarantella e bevve un altro
bicchiere
- Addirittura poi si mise a
cantare
- " balla fratello mio e
bevi queste lacrime di Dio"
- Oh vita mia dammi
qualcosa per andare avanti
- Voglio un motivo vero e
non un alibi
- Perché di quelli
ce ne sono tanti
- Balla fratello non ti
fermare
- E bevi tanto queste
lacrime non sono a amare
- E dagli sotto con la
tarantella
- Che anche se dura questa
vita è bella
- Basta saperla
bere
|
- GIULIANA
LA PAZZA
-
-
- Giuliana la pazza l'ho
incontrata
- Nella luce grigia di
gennaio
- Era in un bar perduta tra
la gente
- Capelli neri sciolti e
uno sguardo indifferente
- Quegli occhi, una spirale
nera
- Gridavano un maggio mai
vissuto
- Aveva in mano una bambola
di pezza colorata
- E un mazzo di fiori di
prato
- Non potete capì er
grande Sheckespeare
- Diceva
- La vita è
metamorfosi, la vita è
metamorfosi
- A dieci anni ero
nà regina, un gijo dorce e
sincero
- Rapito dall'incanto della
musica
- Ma poi fui data n'pasto
ai lupi
- Fui data n'pasto alle
jene
- E pe vent'anni un giorno
dopo l'artro
- C'ho avuto solo pene, non
c'ho avuto artro
- E mo so na strega, so na
scimmia,. so n'animale
- Ma fingo si io
fingo
- Ma no pe tte che hai gli
occhi dell'aurora
- E na pazza de questo se
ne accorge
- Ma sti meschini si ,i
metto alla prova
- Quando capiva di gridare
al vento
- Stringeva al petto la sua
bamboletta
- E l'urlo si faceva
lamento
- Di bambina sola perduta
in un inferno
- E perle di sangue
colavano
- Dietro gli occhialetti di
plastica arancione
- Da duecento lire ai
grandi magazzini
- E moriva piagnucolando
mamma papa' mio
- Non potete
capì
.
|
- SE
SAPESSI
-
-
- Quella pioggia gelata che
ci bagnò insieme
- Quella strada di vetro
dove seguo il tuo nome
- Dove torno in segreto ad
assaggiare il ricordo
- Sorridendo da solo
parlando al tramonto
-
- Se sapessi quanto ora
vorrei esserti vicino
- Per baciarti carezzarti
per chiamarti in modo strano
- Se sapessi quanto ora
vorrei esserti vicino
- Per baciarti carezzarti
per chiamarti in modo strano
-
- Rivedo il tuo viso
fissarsi nel vento
- Ma il tempo è
già inciso " Tutto è
passato"
-
- Dove antiche fontane
inventavano le stelle
- È rimasto il
silenzio a cantare la notte
- Se sapessi quanto ora
vorrei esserti vicino
- Per baciarti carezzarti
per chiamarti in modo strano
|
- VELE
STANCHE
-
- Me ne andrò di
qui
- E volerò alla mia
isola lontana
- E non mi volterò a
guardati quando me ne andrò
- Non voglio mica
ricordarti
- Guarderò lontano
dritto avanti a me
- Fin dove l'occhio mio
potrà vedere
- Fin dove il cuore mio
potrà sentire il mare
- Soltanto lì tu mi
potrai trovare
- Me ne andrò di
qui
- E dalla prua della mia
nave libera e leggera
- Starò a guardare
il mio passato
- Perdersi nel mare appena
si fa sera
- E guarderò tutti i
miei anni andarsene nel buio della
notte
- Come fanno queste onde
del mare
- E non mi importerà
proprio di niente
- Se questo sarà
vivere o sognare
- Ricominciare a vivere a
vivere
- E finalmente potrò
a sorsi abbeverarmi di profumi di suoni e
colori
- Finalmente potrò a
sorsi risaziarmi di dolcezze e
d'amori
- Ed il mio spirito sottile
rinascerà dal mare
- E le mie vele stanche
avranno porto per riposare
- Me ne andrò
laggiù dove la mia mano seminerà la
gioia
- E non conoscerò
più noia ne dolore
- Guarderò il mare
cambiare di colore
- E le stagioni se ne
andranno via come vanno via queste nuvole
bianche
- Sarà quest'isola
un porto ed un rifugio alle mie vele
stanche
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© Edizioni
Musicali Macedonia - Roma