24 giugno 1966
CANTAGIRANDOLA
di Gino Roca
I cantanti (Come Maometto)
vanno a trovare i tifosi

 

CANTAGIRO, anno quinto. La formula è nota. Le canzoni scendono all'aria aperta, riscoprendo l'antico gusto tutto italiano dell'epica, della serenata con tutti gli annessi e i connessi. Mancano, è logico, dalla iconosfera tradizionale le fidanzate sui balconi e le trecce veronesi che sostituivano gli ascensori con la gettoniera.
Ma il mondo cambia, la progressistica corsa verso il sofà del triplo comodo non concede divagazioni romantiche. Canzoni dunque all'aria aperta, ma senza balconi e senza trecce. La vecchia paesana aria della serenata si è industrializzata. E' diventato un fatto di massa come tanti altri bel bailamme della civiltà dei consumi.
Ecco il Cantagiro: gente sulle strade, gente negli stadi, gente un po' dovunque nelle sedi di tappa. La vecchia storia di Maometto e la montagna resiste ancora. I cantanti, infatti, vanno a far visita a casa dei loro fans: salve gente ciao amici, firmiamo I'autografo e concediamo i sorrisi, tanto non hanno ancora un prezzo. La gente ringrazia e corre compatta allo spettacolo. Poi comprerà i dischi seguendo le correnti intimistiche della simpatia.
Il Cantagiro, insomma, è un affare per tutti. Aprendo ufficialmente questa quinta edizione Mario Carotenuto ha ricordato De Coubertin: l'importante non è vincere, ma partecipare. Giusto, anche in questo caso la tesi del barone è tinta della solita ipocrisia e significa esattamente il contrario. C'è invece un valore che pochi ricordano e che sarebbe giusto sottolineare. Diceva Antoine, il creatore del "theatre libre " di Parigi che spesso una canzone può darci il senso, il valore e il sentimento di un'epoca meglio dei saggi storici e delle opere filosofiche.
Ho scelto la definizione di Antoine pèrché e la prima che mi è venuta in mente, ma ce ne sono tante altre che dicono più o meno ta stessa cosa. Allora la canzone è importante? Certo. Di più: è importante al superlativo.
Mentre ignari i cantanti corrono lungo le strade, fanno ciao con la manina dal tettuccio della spyder, qualcuno potrebbe tastare il polso e fermare in un attimo con un metafisico termometro, la nostra febbre musicale. Una febbre che ha costituito da sempre il più trito luogo comune degli italiani: un popolo di santi, di poeti, di navigatori, ma soprattutto un popolo di canzonettisti.
Attenzione perciò, la via dell'analisi storica, il nostro futuro, il giudizio sulla nostra epoca possono anche passare attraverso le corde vocali di Gianni Morandi e dei ragazzi dell'Equipe 84. E noi, incoscoenti, che su queste cose continuavamo a scherzarci, prendendo a loro posto sul serio le bombe atomiche e gli sputnik, i politici russi e quelli americani.
 

Gino Roca

 

Il presentatore
avvocato Costa
 

NUCCIO COSTA è arrivato, finalmente, al Cantagiro. Doveva veniorci da sempre, ma l'immancabile telefonata o il telegramma di Radaelli giungevano al momento meno opportuno per definire l'affare. Nuccio Costa, paziente, rispondeva: fa niente, verrà il momento. E il momento è arrivato con grande soddisfazione di tutti: di Costa, di Radaelli ( che crede moltissimo in questo giovane e gli vuole un sacco di bene), del pubblico che si avvia a creare un nuovo amico. Nuccio Costa è di Siracusa: laureato in legge, conosce perfettamente l'inglese, ha già lavorato per la televisione, è una creatura della radio. Inoltre ha un hobby: colleziona dischi di musica jazz. Recentemente, però, ha scoperto i Beatles: "vanno davvero forte, sono formidabili", ha detto. Anche Costa, però, a mio avviso, come presentatore è davvero formidabile.

 

Gino Roca

Applausi in scatola

Mariolino Barberis
IN GENERE gli applausi si fabbricano: come le scatolette di carne e la pasta dei dentifrici. Questo avviene per esigenze televisive. Ormai conoscono tutti la scritta luminosa che accende negli studi Tv: applausi.
E la gente lì a far finta di essere davvero soddisfatta. E' questa una sorta di mistificazione dell'entusiasmo, gli alibi per gli scontenti. Ma c'è sempre la prova della paraffina per ogni cosa, anche per le canzoni.
A Biella, l'altro giorno, durante le prove generali, sotto il sole stava cantando Mariolino Barberis: era lì sul palco, in maglietta celeste, appoggiato al bastone nero che serve a sorreggerlo. I piloti della Fiat facevano la parte dei giurati.
Gli applausi, il tempo cronometrico di durata erano registrati anche quando intorno era siIenzio. Non è necessario applaudire durante queste prove, ma bisogna ugualmente prendere il tempo per quando, durante lo spettacolo, gli applausi del pubblico serviranno ad incitare i beniamini.
Comunque c'è stata la grande eccezione: è successo alla fine della prova di Mariolino Barberis. Improvviso, violento come un temporale d'estate è arrivato l'applauso dei piloti della Fiat, cui è seguito per contaminazione quello corale della carovana al seguito.
Un applauso che colpisce: è il segno evidente di una solidarietà, è l'incitamento onesto a un giovane che, ferito dalla poliomielite, ha tirato avanti ugualmente credendo nella vita. Una lezione, quella di Mariolino Barberis.
Ma soprattutto la grande rivincita della gioventù sul destino.

Gino Roca

 
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Articoli sul V° Cantagiro:
Cantainterviste (24/6/66) di E. Ponti
Ultime battute (luglio/66) Redazione Giovani
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Curiosità:
la "testimonianza" di E. Ponti (2002)