Marco Antonio Suman
Marco Antonio Suman (1787-1817)
Il compositore e organista Marco Antonio Sumàn (che spesso si siglava M.A.S.) nacque a Conselve (Padova) l'8 dicembre 1787. La sua famiglia, di origini antiche, era assai ricca (fra i loro possessi anche un bel palazzo a Padova, in Prato della Valle, dove tuttora dimorano i suoi discendenti); essa acquistò l'accesso ai ranghi nobiliari (conti) pochissimi anni dopo la nascita di Marco Antonio.
Un ritratto lo coglie giovinetto sorridente con un foglio di musica in mano: egli infatti aveva cominciato molto presto a studiare musica e già ad otto anni, nel 1795, gli fu dedicata una "Pastorale a quattro mani" scritta da suo zio Gregorio Trentin (interessante figura di cembalista, costruttore di strumenti anche inconsueti): entrambi evidentemente la poterono eseguire nell'organo a dodici piedi costruito da Gaetano Callido nella Chiesa parrocchiale di Conselve. Il vero maestro di Suman fu però Antonio Calegari , compositore e organista nella Cappella musicale di Sant'Antonio a Padova. All'età di undici anni (nel 1798) risale la prima composizione datata di Suman (una sonata per clavicembalo con l'accompagnamento di violino). Dell'anno successivo è una Sinfonia (in un unico movimento) per orchestra e la prima delle sue cinque Pastorali per organo solo.
Nell'anno 1800 ebbe inizio la sua lunga serie di musiche sacre. E' subito palese, nonostante la giovanissima età, la conoscenza sicura delle caratteristiche dell'oboe e del violino obbligati in due sezioni del Gloria da una Messa terminata il 6 agosto dello stesso anno.
Le sue musiche sacre furono per lo più eseguite al Duomo di Padova, ma anche talora in altre chiese di questa e altre città di cultura veneta (fino a Spalato). Non posso non citare almeno il bellissimo "Qui tollis"per soprano, coro, corno inglese obbligato e orchestra dal Gloria a quattro voci del 1803.
Dal confronto con elenchi compilati dal figlio Pietro si deduce che un certo numero di composizioni di Marco Antonio non ci sono pervenute (o non sono state ancora riconosciute a causa della sigla M.A.S. e quindi mal catalogate), in particolare nel campo strumentale (possediamo, per esempio, circa un terzo delle sue molte Suonate per organo in un unico movimento). Completi sono i sei Quartetti per archi (1801); integro è pure il pregevole piccolo gruppo di composizioni per arpa sola (4 preludi; due cicli di varazioni), scritte nel 1812-1813 per un modello (imitante Erard) costruito da Gregorio Trentin nella sua fabbrica di strumenti musicali a Venezia in Calle de le Muneghe.
Di Suman si scrisse che "salito meritatamente in fama di egregio musicista, cominciarono i suoi lavori ad essere desiderati e sommamente graditi dalle più culte società" (così N. Pietrucci, il quale però fu molto inesatto nelle datazioni). Nel genere vocale non ecclesiastico ricordiamo almeno l'azione sacra "Gioas re di Giuda" su testo di Metastasio) e il componimento drammatico "Gli oracoli di Gerione" (su testo di Antonio Sografi), rappresentato il 1 maggio 1810 a Padova a cura della Società dei Cento per solennizzare lo sposalizio di Napoleone Primo con Maria Luigia d'Austria. In quest'ultima composizione gli strumenti sono in dialogo costruttivo con le voci ed è messo in risalto il flauto traverso, in visione simbolica pacificatrice e apollinea.
Il 14 giugno 1810 Suman si laureò in Legge presso l'Università di Padova. Nel 1814 Antonio Calegari divenne maestro di cappella a S. Antonio e si rese così interinalmente vacante il posto di primo organista, da lui occupato sino ad allora: Calegari propose "l'ottimo Sig. Conte Marc'Antonio Suman, della di cui distinta abilità posso farne le più sicure attestazioni".
Suman fu accettato il 4 giugno 1814. Il 26 luglio dell'anno seguente, insieme ad Antonio Calegari e a Giovanni Battaja. formò un "Piano di restaurazione e di economia" per la Cappella, allora in decadenza (che però non fu approvato).
Il 15 novembre 1815 Suman sposò la contessa Lauretta Roberti , una giovane pianista di Bassano, dalla quale ebbe un figlio, Pietro, nato il 23 novembre 1816, che diventerà anch'egli compositore.
Nel 1816 Marco Antonio compilò un Catalogo con le moltissime musiche manoscritte strumentali e vocali da lui stesso possedute. Ben rappresentati sono Vallotti, Haydn, Clementi, Mozart, Pleyel, Beethoven (dei quali possedeva molte stampe), e molti altri autori, dai primi anni del '700 sino ai suoi contemporanei. Morì a Conselve "in età di anni 29 circa", il 29 maggio 1817, "per malattia di tisi nervosa" (per 'tisi" si intendeva genericamente "consunzione").
 
XXXI Stagione Concertistica 1996/97
Orchestra di Padova e del Veneto
Auditorium Pollini
 
Violino principale e solista
Piero Toso
Francesco Finotti
Organo
Stefano Bencivenga
violino
Marco Bertona
corno
 
concerto n. 3626
 
MARCO ANTONIO SUMAN
Concerto in do maggiore per organo e strumenti
(edizione a cura di Pietro Revoltella, prima esecuzione in tempi moderni)
Allegro - Adagio - Rondo
 
Nell'ambito del Convegno Internazionale delle Università degli studi di Padova e Venezia su "la musica strumentale nel Veneto tra '700 e '800". 

 

Il Concerto in do maggiore per Organo con istrumenti (2 flauti, 2 oboi, 2 corni, archi) risale al 1805. In ambiente padovano Suman era stato preceduto dai due Concerti per organo di Gaetano Valeri: anche Antonio Calegari ne scrisse uno (del quale Suman possedeva la partitura, insieme ad un altro per pianoforte sempre di Calegari: di entrambi però non si ha più notizia).

Con ogni evidenza il Concerto di Suman fu scritto per l'organo doppio (cioè a due tastiere) costruito da Gaetano Callido nel 1790-1791 per il Duomo di Padova (dirimpetto ne costruì uno con una sola tastiera). Rimando Per la sua descrizione all'eccellente libro di Antonio Lovato, Gli organi della Cattedrale di Padova nei secoli XVI-,XX, Padova. CLEEP 1986.

Da tutta la partitura del diciottenne musicista trapela fantasia inventiva melodica e approfondita conoscenza dell' orchestrazione. I due movirnenti estremi manifestano non solo l'alta capacità tecnica esecutiva, ma anche il solido senso costruttivo formale del compositore, che ben lo assimilò dallo studio attento delle composizioni sonatistiche e sinfoniche dei grandi classici viennesi.

Il primo movimento è in forma sonata: il terzo in forma di Rondò-Sonata (ABACAB'A+coda). Del secondo movimento (Adagio in mi bemolle maggiore) Suman se ne ricorderà nel 1816 nel comporre nella stessa tonalità il Tantum ergo a Basso solo con Strumenti: alcune analogie non possono essere casuali, anche se vengono evitate citazioni dirette.

L'uso dei flauti soltanto nell'introspettivo movimento lento, al posto degli oboi (che invece suonano nel primo e nel terzo), sarà ripreso da Suman nel coro iniziale, diviso in tre sezioni, di "Gli oracoli di Gerione". Suman scrisse per esteso anche le cadenze per organo, per i primi due movimenti del concerto, in un unico foglio, separato rispetto alla partitura autografa (similmente era accaduto per le due cadenze per violino nel Quoniam del Gloria della Messa composta nell'agosto 1800). Le cadenze per l'organo non compaiono neppure in una parte staccata (non autografa) per il solista (recante anche ampie guide dei violini primi). Essa rappresenta una fase precedente di elaborazione, con molte varianti, ed è del tutto priva della parte di pedale, che invece sarà aggiunto e indicato accuratamente su pentagramma apposito nella partitura. Dalla maniera diversa di scrivere alcuni passi uguali ( nella parte staccata e nella partitura) si ha la prova sicura che Suman intendeva gruppetto diretto anche se usava il simbolo grafico che per noi invece indica gruppetto rovesciato

Pietro Revoltella

Biografia degli artisti padovani
di Napoleone Pietrucci
Padova, 1858

ricerche
Musica dell'800: documenti
sinfonia "Opera Prima
sopi@sopi.it