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Scienze morali Anno CCCXLIV (94:2 43)
Nuova Serie Vol. LIX
TIPOGRAFIA DEL SEMINARIO Dl PADOVA 1943
(Adunanza ordinaria del 20 giugno 1943)
Il Quarenghi, per esempio, che occupava pure il posto di primo violoncello nell'orchestra della «Scala», in una lettera del 2 marzo 1866, con sconnessa sintassi gli dava relazione della «prima» dell'Africana a Milano e delle vicende della difficile preparazione:
Spiacquemi ch'Ella non abbia potuto assistere alla prima
rappresentazione dell'Africana, che fu finalmente ieri sera.
Se sapesse quante dispiacente hanno fatto soffrir a tutti,
quante stupide esigenze.
A questo proposito io Le parlo schiettamente, e se, come mi afferma l'Albasini ('), il buffo scritturato fosse il Menini, Le dico davvero e confidenfialmente che non ne avrei piacere. Il Menini ha della voce, ma scarso talento, e per La guerra in quattro non farebbe davvero; anzi affermerei che il fiasco sarebbe sicuro. In origine quest'opera fu scritta a Milano alla Canobbiana per il buffo Mattioli Alessandrini, che l'esegui benissimo; poi nel carnevale susseguente rifeci l'ultimo atto a Trieste a motivo di alcune sconcezze del libretto, ed allora l'esegui stupendamente Luigi Fioravanti. L'opera e molto complicata perché vi sono cinque pezzi concertati, e guai se l'esecuzione zoppica! Guai se il butto non ha molto brio e talento!! E' un'opera pericolosa da questo lato: ci vuole pazienza e perizia nel maestro concertatore. Se a Padova non si potessero avere gli elementi necessari, meglio sarebbe desistere dal progetto, e differire ad occasione più propizia. Tutto ciò gli dico in confidenza, perché con tutta prudenza si regoli nel caso che vedesse probabilità che questo progetto fosse effettuabile. Supposto che il Menini non fosse scritturato, e che dall'impresa venisse fissato un altro buffo, allora si potrebbe parlarne. Se il Marchisio fosse libero, questo sarebbe un buon acquisto. In tutti i casi meno male sarebbe il Mattioli, quantunque abbia poca voce, ma almeno ha vis comica (lettera 16 sett. 1866). |
Finalmente anche noi possiamo cantare l'Alleluja; ora siam liberi, e Verona ne esulta. Il plebiscito fu solenne; vi fu un solo Giuda, perché nell'urna vi fu gettato un solo no! Io sono occupatissimo pel Concerto che si darà alla venuta del Re. Avrò 70 signore dilettanti, 50 tenori, e 60 bassi. Un bel coro, non e vero?- Ecco il programma: si aprirà il Concerto coll'Alleluja di Handel nell'Oratorio Il Messia; poi un Inno del m.o Sala, quindi una Sinfonia, ed in fine un Inno di mia composizione (28 ott. 1866). |
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Tutto sommato, e una grand'opera, ma per me non vale gli Ugonotti. La parte cantabile di quest'ultima opera e assai più condotta ed è più omogenea in confronto delle melodie troppo spezzate dell'Africana. Il quarto atto degli Ugonotti per me vale tutta l'Africana (ibid.). |
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Facciamo dei trii di Sehumann, Rubinstein e Schubert quasi tutte le sere a casa Franchi &emdash; e si aspetta nuova musica, ma ormai l'abbiamo presso che tutta, meno quella dell'avvenire, che Dio me ne scampi! (16 maggio 1867). |
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Lo Scheggi canta bene, ma la sua figura non è troppo gentile essendo, mi si dice, fenomenalmente grossa. Il Petrovich e un po' avanzatello in età. Queste cose credo non potranno fare ostacolo, che di già in teatro siamo abituati a vedere un amorino (tenore di sessant'anni, o poco meno) a fare la sua spietata corte ad un pallone aerostatico (prima donna d'antica bellezza). Cantano bene, si chiude un occhio.- La prima ballerina li farà aprire ambedue ed applicarvi molto volentieri un buon binocolo, perche se è quella che m'intendo io è veramente bella, e mi si aggiunge che balla bene. Altro non posso aggiungere (23 ag. 1868). |
E' troppo difficile far bene. E se e sempre stato difficile, oggi mi pare sia divenuto impossibile. (M'intendo parlare di quel ben fare che possa nello stesso tempo piacere). Questa benedetta bandiera dell'avvenire è un affare serio! Chi la segue va con troppa facilità a cadere nell'incomprensibile. L'arte è fatta in fin dei conti per dilettare, e chi vuol dilettare cade facilmente nel triviale. La via di mezzo e la pietra filosofale (ibid). |
« Porteremo le parti del quartetto (2); Bazzini il suo genio ed io una discreta dose di buon umore» (15 sett. 1868). (2) Si trattava, come vedremo, di un quartetto di Raff. I suoi occhi non resteranno certamente asciutti nell'udire le note affettuose che solo Bazzini evoca dal paradiso col magistero del stlo violino, vero mediani parlante e piangente. Oh, se avesse sentito domenica il quartetto di Raff (un po' dell'avvenire), dove c'e un andante cose appassionato da far proprio star male a sentirlo suonare da Bazzini! Io sono rimasto insonne tutta la notte, e, quantunque lo sappia quasi a memoria per averlo udito da Bazzini stesso varie volte, pure quest'ultima volta ho provato un'emozione ancor piu grande. Come godo, conte Piero carissimo, di poter dividere in seno alla sua famiglia le più grate emozioni di un'arte si divina come la musica, e come mi esalto pensando che in certo modo io sono la causa (però puramente occasionale) di questaa comune nostra soddisfazione! Bazzini sara da me persuaso a portare inoltre alcuni pezzi (non da violinista, ma da compositore e poeta), che farà sentire a Lei e alla Contessa e a quelli che Lei crederà capaci e degni di gustare si belle cose, ma sarà bene che pensi a tempo per trovare qualche accompagnatore pronto e intelligente pel caso che ella non volesse assumersi questo disturbo, anche per poter dedicare tutta l'attenzione all'esecuzione del Bazzini. Venga presto giovedì che io son troppo beato pensando a queste care e serene gioie dell'anima (ibid.). |
... se farà intervenire delle belle signore a sentire Bazzini l'assicuro io che ciò sarà assai caro al nostro amico perché le preferisce di molto agli uomini, e quindi si mette in anima; in tal caso gli faccia suonare anche il pezzo sulla Traviata, che per mio gusto e un gioiello di composizione, ben inteso nel suo genere (ott. 1868). |
Che porto di mare la sera in casa mia! Io non faceva invito, perchè non ho locale, ma l'assedio per avere il permesso di venire a sentirlo era grande. Se invito, devo cercare che ci sia locale opportuno per collocare gli invitati; se non lo faccio, bisogna che tutti si accomodino alla meglio. Suono da angelo! Le sue composizioni sono tutte o quasi tutte originali, di quelle che ti vanno a sangue. Certe Romanze, Notturni che si chiamino, le dice in un modo che egli solo sa esprimere. Sotto altro arco c'e il merito della composizione, ma è impossibile che vengano interpretate con quella passione e quel sentimento che è proprio di lui solo. Due sere si eseguì il suo Quartetto; il Quintetto no perche mancò un violoncello. Ha di nuovo una Fantasia sulla ltrarJiata di tale effetto pel canto e pei passi, che fu obbligato a ripeterla tutte e tre le sere (21 ott. 1868). |
« Siamo rovinati dai Russi ». Questo adagio soleva dire il mio povero padre quando qualcosa non andava secondo i suoi desideri. Ed ancor io oggi ripeto « Siamo rovinati dai Russi ». La è proprio così!... L'Imperatrice delle Russie venne al lago di Como. Al lago di Como venne la volonta d'andar fuori de' suoi confini. Fece sloggiare l'Imperatrice, che venne a Milano. Il Municipio di Milano volle far festa all'lmperatrice (e, tra parentesi, forse sperando che l'Imperatrice voglia dare libertà a' nostri che gemono nelle russe prigioni !), volle adunque il Municipio far festa con illuminare la Galleria, la piazza della Corte, quella del teatro, che ancora si chiama Regio, per dare distrazione a Sua Maestà, e dimostrare cosi all'antedetta Maestra che se il lago non riguardo alcuno all'Augusta persona, per niente affatto c'entrava il Municipio di Milano, che anzi queste feste furono fatte per dare una dimostrazione in disfavore dell'audace trascorso del lago di Como. Si aperse dunque la «Scala». Si fece la Norma. Dio misericordioso! Che esecuzione! ... Sono due sere che dopo la prima rappresentazione si tace. Ne sento a discorrere di fare qualche altr'opera. Ma intanto « siamo rovinati dai Russi »: mi tocca di rimanermi qui. Qui inchiodato in Milano senza poter prendere una boccata d'aria che non sia aria di Milano. E tutto spiegato... Io del coraggio ne avrei d'andare contro a tutta la Russia, ma... ma «siamo rovinati dai Russi». Tutti i miei progetti sono iti al vento. Poveri beccafichi! Mi piacciono così tanto gli uccelletti colla polenta. Pazienza: mangerò infrattanto dei passeri di Stilano. Milano non dà che passeri (13 ott. 1868). |
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P. S. Mi dimenticavo di dirle che a Milano avevo tastato Ricordi così alla larga per l'affare Verdi, e ch'egli credeva la cosa quasi impossibile (23 marzo 1869). |
E qui finisco la dolorosa istoria; dolorosa per li protestati artisti, dolorosa per l'impresario e dolorosa per il Paese, che se non pensa di aumentare la dote teatrale, saremo sempre da capo. Si pretende con L. 4500 di aver Opera seria e Ballo! Almeno fossero 5000, che in allora si potrebbe tentare l'Afticana, Don Carlo e la forza del Destino. |
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Il pubblico l'ha capita poco, ma la ripeteremo finche l'avrà intesa. E' una miniera di melodie in un tessuto di perle e diamanti. Ci fu un momento, uscendo dalla prova generale, in cui avrei voluto essere Nerone... Eccolo il perché al teatro si dava il Marco Visconti (4), e la maggioranza del pubblico trovava magnifica la marcia di quell'opera. Dopo aver sentito quella di Meyerbeer, non resta altro da fare che ardentemente desiderare alla grossa bestia dalle mille teste che ne avesse una sola per tagliare tutti gli orecchi in un colpo (14 marzo 1870). |
Non le ho detto i progetti della Sig.ra Baroni. Nientemeno che ha in testa di far venire nell'autunno Hans de Bulow a Bassano! E crede che ci verrò io pure, e spera far di quel bel sito addirittura un paese dell'avvenire! Se saranno rose... Io pero preferirei di riveder Bassano come paese del passato (3 giugno 1870). |
Il giorno 15 per la festa di S. Faustino fu eseguita la mia vecchia musica da chiesa (Messa e Vespro) sotto la direzione di Consolini. C'erano due ragazzi della Cappella del Duomo di Milano, ed un buon tenore e basso di Bergamo. Malgrado ciò l'esecuzione in molte parti fu una vera esecuzione... capitale. Già, more solito, senza prove o quasi, perche tra le prove mattina e sera in Teatro, la festa da ballo al Casino, i tridui in campagna etc. etc. non si pote mai venire a capo di riunire tutta la massa istrumentale coi cantanti! Però al pubblico piacque molto la musica eseguita a quel modo, e sono certo che l'ha preferita alla sinfonia del Saul diretta da Faccio... Il rispettabile pubblico è sempre bestia, ed a chi vuol cducarlo tira calci. *Appunto il povero Faccio ne ha avuto or ora la prova. Ecco un giovane d'un ingegno incontestabile e fuor del comune ammazzato, o poco meno! Verdi nella sua bellissima lettera (5) ha dimenticato codesta piaga, forse perche egli non ebbe campo di vederla personalmente. Infatti Verdi, che è salito in fama piaggiando dapprima il gusto (lei nostri pubblici, e facendo senza volerlo forse molto male all'arte, dopo si è messo per altra via ed ha rimorchiato volens nolens la grossa bestia' sino al Don Carlos. Ma gli altri che incominciano, come devono fare? Bisogna pur piacere a questo signor Sultano (parlo in Teatro) che non sa neppur lui quello che si voglia, giacche Mercoledì scorso ha fischiato l'Elisabetta d' Ungheria del Beer, perché era volgare e nelle forme trite e siete. Dunque? Vattel 'a pesca. E' un circolo vizioso, dal quale non si esce neppure. colla riforma idei Conservatori (6). Sono tre o quattr'anni ch'io lo scrissi al Broglio, perche non e da oggi che vedo il male. Se un giorno verrà fuori qualche voce più autorevole della mia a proclamare questa verità ed a segnalare codesto pericolo, Ella tenga a mente che io l'ho detto da un pezzo; come avevo detto e scritto da molto tempo di tornare all'antico, di badar poco al presente; ed ora aggiungo che non ho paura dell'avvenire, c l'ho prosaico coll'ouverture del Re Lear, che ha avuto il secondo premio (per combinazione) al concorso della Societa del Quartetto. Dal sunto che ho ricevuto del processo verbale risulta che i due lavori premiati ebbero entrambi punti 8; quindi due primi premi. Secondo il regolamento si dovette procedere al ballottaggio per schede segrete, e l'altra ebbe un voto di più. L'autore di quella e il M.° Maglione di Napoli. Se e un lavoro superiore veramente, meglio per l'arte italiana. Se poi i giudici hanno preso dei granchi, peggio per essi. A suo tempo la luce si farà (18 febbr. 1871). (5) Allude certamente alla lettera diretta dal Verdi al Florimo il 4 gennaio 1871; in essa il bussetano giustifica il suo rifiuto all'invito di andare a dirigere il Conservatorio di Napoli, accennando al molto da fare che avrebbe un direttore se volesse veramente sorvegliare l'insegnamento musicale. Nella stessa lettera, mentre Giuseppe Verdi dice che non gli fa paura la musica dell'avvenire, esprime il famoso "torniamo alI'antico » (v. I Copialetere di C. Verdi, a cura di G. Cesari e A. Luzio, Milano, 1913, lett. CCI). (6) Era allora in discussione la riforma degli studi musicali. Il ministro Correnti aveva invitato Giuseppe Verdi a presiedere la commissione nominata a tale scopo: Verdi dapprima ricuso l'incarico, esprimendo il parere che giocasse più il valore di un direttore vero musicislu elle non l'uno o l'altro regolamento; lo fece recedere poi dal rifiuto l'amico senatore fiiuseppe Piroli. (v. l Copialettere cit., lett. CCVIII). |
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Pare che alle prove il Maestro sia stato piuttosto brutale anche col bel sesso. Quanto alla questione colla Stolz, io la porrei nei termini seguenti: Se la parte è troppo acuta per lei (e pare che lo sia realmente) c hi la canterà? Non conosco soprani, almeno fra le celebrità, che resistano ad una tessitura elevata meglio della Stolz. Insomma sentirò e poi potro parlare con piu conoscenza di causa (8) (24 febbr. 1872). (8) Il Bazzini si era trovato in disaccordo col Verdi nella Commissione per la riforma degli studi musicali, e cioò spiegherebbe la mal celala ostilità per il grande compositore. |
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l) La Alessa verdiana, dopo la "prima " nella chiesa di San Marco, era stata eseguita per tre sere alla «Scala » con l' incasso complessivo di L. 42.500, ciò che provocava tana volta ancora l'ironico commento del Fazzin |
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(1 ) L'altro figlio, Camillo, suonava il violino. |
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La mia venuta a Padova per curare il pubblico zuccone non sar ebbe un rimedio eflicace, ma appena un palliativo per sopire i dolori della classicofobia forse per qualche ora, e dopo si sarebbe daccapo, magari peggio di prima. Per guarire quella malattia ci vuole il tempo ed una cura costante ed assidtla. Questa non si può avere che dagli elementi locali. butta cavat lapidem. Dunque un consiglio: lasci dire al " Bacchiglione" et similia tutte le castronerie madrigalesche che possano frullar loro pel capo; si attenga al classico fin dove te possibile con gli elementi che l'Istituto tiene a sua disposizione e con quelli che potessero aversi eventualmente, e faccia del resto qualche concessione qua e la senza darsi pensiero delle critiche fatte o dall'ignoranza o da chi non sa tener conto delle diflicolta, talora insormontabili, che s'incontram) in simili faccende (') (27 dic. 1880). (l) Lo stesso Bazzini, a proposito dei concerti organizzati da C. Pollini nella sala di Palazzo Selvatico a Padova nel 1887, scriverà al suo allievo: «Chi sa che il pubblico zucon non venga a resipiscenza». E se tale resipiscenza seguì fu proprio merito del Pollini. |
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