- Nato nel 1812 a
Padova da onesta ed agiata famiglia, di negozianti
ebbe il sereno dell'alba della sua vita intorbidato
ben presto sul mattino per le traversie del commercio,
dal quale il padre sbilanciato dovette ritirarsi,
troncando gli studii classici, ai quali il figliuolo
si era dato con tutto l'amore. Può ben dirsi di
lui che bagnò di onorato sudore ogni sua orma
nel corso scolastico, Anche infine giunse alla meta:
alla laurea, che ottenne nel 1842.
- Mentre attendeva agli
studii medici, la sua gracile compage e le privazioni
e le fatiche indefesse e le veglie minarono
così la sua salute, che noi tutti tememmo
allora di perderlo per gravissima lesione degli organi
respiratorii. Se non che questa seria trepidazione
scomparve quando, dopo la laurea, tenne il posto di
medico comunale a Teolo. Allora la vita affaticata,
l'esercizio muscolare, la vivificante aria montanina
lo corroborarono così da cancellare ogni orma
delle sofferenze precedentemente patite.
- Fu a Teolo per due
anni dedito alle cure, lieto della riconfortata salute
e degli affetti della egregia sposa, alla quale avea
già dedicato ogni suo amore e che lo fece padre
tenero e per lungo tempo felice.
- Trascorso quel tempo
in quella beata reclusione, passò, pure nella
qualità di medico condotto, a Montagnana, dove
trovavasi ancora al compiersi degli sconvolgimenti
politici del 1848. Il precipitoso tramonto della
stella d'Italia lo fece ricoverare poco stante a
Venezia, e quivi nel memorando e glorioso assedio
diede la sua prestante opera quale medico militare e
in molti officii civili, e quando quest'ultimo
baluardo della nostra libertà fu stremato dal
triplice flagello della guerra, della fame, del
contagio, egli fu condannato dagli Austriaci a
restarvi a domicilio coatto, con gravissimo danno dei
suoi interessi e della sua salute. Quivi poi
definitivamente fissò la sua dimora dandosi
prima all'esercizio medico privato, quindi alle cure
ospitaliere e più specialmente alla
psichiatria, essendo stato nominato primario
dell'Ospedale e preposto al morocomio femminile nel
1860.
- Fino al 1853 una
diuturna e minacciosa infermità lo ridusse ad
estreme condizioni, tenendolo molti mesi al letto e
parecchi anni lungi dall'esercizio, e facendogli
provare conseguentemente le più sensibili
privazioni, ch'egli sopportò con longanime
dignità e coraggio !
- Ed ora vediamo il
Berti nel suo immacolato ministero al letto dell'
infermo. Se il medico, ed in ispecie il medico
giovane, ponesse mente all'enorme
responsabilità che gli viene dall'abilitazione
a disporre della vita del suo simile, davvero non
sarebbe meraviglia se egli d'un subito atterrito
respingesse quel potere troppo formidabile.
Perché in fatti di contro a tanta
autorità, di contro a questo supremo diritto di
grazia e di spada, deve stare la coscienza che,
assolti gli studii universitari, è appena
appreso il modo di osservare e di vedere rettamente e
additata la via per perseverare senza posa nello
studio, affine di non progredire affatto a tentone in
una landa tanto pericolosa attraverso all'ignoto.
Condotto dal pertinace studio, dalla illuminata
osservazione, dall' analisi paziente a cognizioni
mediche profonde, coscienziose, progredienti, doveva
non ritenere solo per se stesso i benefizii
dell'acquistato sapere, e poiché era in lui
così obbediente la penna e pronta la parola,
doveva con facilità fare altri partecipi del
frutto del suo lavoro. Scese quindi nell'arena della
stampa e nell'altra della scuola. Non sarebbe agevole
trovare chi avesse potuto eguagliarlo nelle
capacità didattiche. Osservatore, come dicemmo,
acuto, analizzatore minuzioso, espositore
impareggiabile, era nato e fatto per insegnare il
metodo più logico di apprendimento, per
isminuzzare il sapere, per innamorarne gli allievi,
per persuaderli e rapirli. Quanti furono i suoi
uditori, altrettanti subirono il fascino del suo
insegnamento.
- Gli scritti medici
del dott. Berti si riferiscono a svariati rami della
scienza. Parecchi di questi contemplano i rapporti
delle condizioni climatologiche e meteorologiche colle
vicende sanitarie in generale ed in particolare con
alcune malattie, che afflissero Venezia sotto forma
epidemica o contagiosa, e specialmente il colera, il
vajuolo, il grippe, il morbillo. Per trattare con
cognizione di causa di cotali questioni, egli si fece
diligente raccoglitore di dati meteorologici,
cominciando in un primo lavoro dal 1836 fino al 1855,
e poi continuando nel 1862 e 1863 insieme al dott.
Namias. Trattò nel 1857 delle pressioni
barometriche in relazione alle epidemie coleriche,
discusse sulla influenza delle manifestazioni dell'
ozono durante la epimia catarrale o colerosa,
dimostrando coi numeri che la legge di Schönbein
ebbe a Venezia una pratica smentita, perché nel
1855 comparve il colera con cifre ozonometriche
elevatissime, e con bassissime invece il grippe nel
1858, in opposizione completa con quanto avrebbe
dovuto accadere, giusta il pensiero del succitato
autore. E poiché altri fenomeni celesti e
terrestri possono con questi concatenarsi e tenere
relazione colle vicende dell' umana salute, il nostro
autore si è anche occupato del terremoto e
dell'ecclisse solare del 1860.
- In questi scritti,
tutti ridondanti di preziose ricerche e di sottili
accorgimenti, ed in altri esplicitamente egli tratta
le questioni sotto il punto di vista dell'igiene e
della polizia medica, e propugna con tutto il vigore
la contagiosità del colera, in ciò anche
assistito dalla collaborazione del dotti Namias, e il
conseguente dovere degli stati in generale e dei
Municipii in particolare di preservarne i popoli con
sagge disposizioni d'isolamento, di sequestro, di
disinfezioni e di profilassi, dimostrando come
l'avarizia mercantesca e finanziaria abbia condotto a
togliere inconsideratamente le quarantene, e abbia poi
portato necessariamente a misure contradditorie,
arbitrarie ed insufficienti.
- Non poche sono le
Memorie di terapeutica e di tossicologia. Leggendole
pensatamente si trovano segnati in serie cronologica i
differenti giudizii formulati dallo scrittore sulla
azione dei varii farmachi, in relazione colle nuove
dottrine mediche, che gli si facevano sempre
più famigliari. Un viaggio che fece il Berti
nell' Italia meridionale gli diede argomento a
raccogliere e pubblicare in dodici lettere le
reminiscenze mediche che ne riportò. È
questo un libro ameno e ripieno di dotti ricordi e di
dotte ricerche sul passato e di sottili raffronti e
rapporti del presente. Sono veramente
interessantissime e vaghe le elucubrazioni mediche
sull' antichità, e possono offrire ad ogni
lettore parecchie pagine dilettevoli ed
istruttive.
- Dedicatosi per la
cura dei morbi alla loro più diligente ricerca,
tentò di appianare ad essa la strada donando
alla pratica quattro strumenti diagnostici o inventati
o modificati da lui: lo stetomètro, lo
sfigmometro, il diapnoscopio e l' organometro; ed in
questi, come traspare il buon senso pratico, è
pure manifesta una lodevole attitudine a comprendere
ed utilizzare le arti meccaniche, per lo che cotali
strumenti, presentati nell'esposizione del 1857,
furono premiati con medaglia d'argento dall' Istituto
Lombardo .
- La pratica clinica
alla quale attese, gli somministrò modelli
perspicui di forme patologiche nuove o rare, e tipi di
lesioni anatomiche degne di nota, ch'egli
illustrò con pregevoli pubblicazioni. Cosi noi
leggemmo d'un singolare attortigliamento dell' esofago
col duodeno, d'una pulsazione alla regione
sottoclavicolare destra simulante un aneurisma, d'un
caso mortale d'acetonemia, d'un altro di morbo del
Duchenne, ed una completa Monografia sulla malattia
del Krishaber ed altri consimili scritti. Nello
studiare nel descrivere, nel giudicare coteste
condizioni morbose, lo fece sempre, come non poteva
altrimenti, con diligenza, con perspicuità, con
acume, addentrandosi nelle più sottili
disquisizioni patologiche, e deducendo, e formulando,
le più logiche conclusioni; e con ciò
fece opera proficua alla scienza ed
all'umanità, comechè, occupandosene fra
i primi, cooperasse ad avvertire i medici dei nuovi
enti patologici e li mettesse sulla via per
riconoscerli, distinguerli e combatterli
efficacemente.
- Sono poi
importantissimi i suoi lavori sulle alienazioni
mentali, sia che disserti sull' importata della
psichiatria, sia che presenti il prospetto delle cure
operate nella sua divisione, sia che descriva nuovi
sintomi di frenopatie o anatomiche alterazioni in esse
osservate di recente, sia che dotto e peritissimo
alienista illumini il foro, o infine istruisca gli
allievi sulle cause disponenti della pazzia,
scagionando in gran parte la civiltà di questa
colpa attribuitale, e mostrando invece la sua
influenza spesso benefica anche in questo campo, ed
apprezzando giustamente come valgano a favorire la
manifestazione della follia le idee religiose e gli
avvenimenti politici e la eredità senza
omettere di tenere pesato conto del valore
nosogenetico dell' età, del sesso, dello stato,
delle professioni, del clima, dell' imitazione nello
sviluppo dei morbi mentali, nonché dei rapporti
reciproci del vajuolo e della pazzia. Tutti i rami
della medicina legale lo trovarono avveduto, alacre,
sapiente; ma in ispecie la psichiatria forense, nella
quale, per l'indole più speciale dei suoi
studii, egli poté pronunciare Magistrali voti e
condurre a giuste sentenze.
- A questa lodata serie
di lavori appartengono i Pareri medicolegali sotto il
titolo: Pazzia ed Omicidio, le Perizie mediche nei
processi Rizzo e Sartori, la Perizia nella causa
contro Berton, e le Osservazioni sopra una sentenza di
morte pronunciata dal Tribunale di Belluno sulla
pazzia ereditaria.'
- Qui a Venezia,
già nel 1847, il convegno dei dotti poté
dirsi un appello palese alla rivolta. Ma un compito
più necessario e pericoloso insieme era quello
di diffondere l' istruzione e con essa gettare il seme
per la rigenerazione politica nelle meno educate
classi sociali E a questo si accinse presso di noi
anche il Berti, che fu uno dei fondatori e dei
collaboratori più eletti ed operosi del
Caffé Pedrocchi e dell' Euganeo, giornali
educativi, intenti a destare il paese dormiglioso
dall'apatico letargo e ispirati al Santo concetto di
lavorare di lunga mano alla nostra redenzione. intanto
i destini si maturarono e il giorno venne, nel quale
ci sembrò raggiunta la meta.
- L' anno 1848 fece
lampeggiare i primi bagliori del risorgimento
politico. In quei giorni il Berti era medico a
Montagnana, e quivi, essendo perfettamente noto il suo
valore intellettuale e il suo amore di patria,
entrò nella nuova amministrazione pubblica e
diede opera coraggiosa ad organizzare la difesa contro
le minacce delle truppe nemiche scorrazzanti. Se non
che, ricaduta ben presto quella città sotto il
dominio austriaco, egli dovette peregrinare prima a
Padova e poi a Venezia, seguendo, dovunque si fosse
ricoverata la bandiera d'Italia.
- Scosso in fine il
giogo straniero, lo vediamo subito chiamato qui a
parte del reggimento della cosa pubblica, prima membro
della Giunta provvisoria, e poscia consigliere ed
assessore comunale, e lo vediamo all'
impresa.
- Eccolo quindi
investigare gli abusi, correggerli, istituire scuole,
avviarle, affaticarsi a provvedere più
degnamente alla scelta dei maestri e più
equamente alla loro posizione, e soddisfare insomma
all'intera organizzazione dell'istruzione pubblica
della sua città, fosse come membro del
Consiglio direttivo della R. Scuola superiore di
commercio, come consigliere scolastico provinciale,
consigliere straordinario della R. Accademia di belle
arti, o presidente della Giunta di vigilanza dell'
Istituto tecnico e di quello di marina
mercantile.
- Ma, per rispondere
degnamente alla fiducia de' suoi concittadini, si
diede a studiare, con intenso amore, ogni ramo della
pubblica amministrazione, e ad impratichirvisi
così da riuscire esperto quant' altri mai.
Anche in questo argomento egli portò la sua
operosità, la sua accuratezza, la sua
perspicuità. In ogni suo atto e in ogni suo
detto nei pubblici offici, ch' egli sostenne, non
ismentì mai quelle doti, giustificando l'
operato con appropriate relazioni, quale, ad esempio,
quella della Giunta Municipale provvisoria di Venezia
sul reggimento sostenuto negli ultimi quattro mesi del
1866, o l'altra sulla riforma della istruzione
primaria.
- Intanto si faceva
più larga la sua fama, e ad ogni occasione di
grave momento gli occhi del pubblico cadevano sopra
del lui. Così fu Vicepresidente del Consiglio
sanitario provinciale, Vicepresidente dei Congressi
medici di Torino e di Bologna, Presidente di quello
medico e del pedagogico di Venezia e del frenopatico
di Aversa, e sempre, accettando queste onorevoli
elezioni, seppe di assumere un serio dovere, e si
diede con tutto l' ardore ad adempierlo, cogliendo
allori ognora più rigogliosi. Eguale
attività egli portò nelle Accademie di
cui fu socio, come nell' Ateneo e nel nostro Istituto,
e nelle varie Associazioni delle quali fu
membro.
- Nel 1876, chiamato a
far parte del Senato del Regno, accolse il nuovo
altissimo onore colla deliberazione e col conforto di
spendere anche lì la sua opera e la sua parola
a vantaggio della patria.
- In tutte le
questioni, che da allora si agitarono nell' illustre
Consesso egli prese attiva parte, specialmente se
riferite alla sua scienza prediletta o alla sua
Venezia. Le orazioni che pronunciò al Senato
valsero ad accrescere l'altissima considerazione e la
stima acquistate. In esse si ammira del pari la mente
e il cuore dell' oratore. Leggete i suoi discorsi
intorno al progetto di codice sanitario, quelli Sulle
opere idrauliche richieste dallo stato attuale delle
lagune e del porto di Venezia, sull'istruzione tecnica
e sull' osservatorio astronomico di Arcetri, sulle
tasse di navigazione, sui lavori del porto e della
laguna di Venezia e sulla compartecipazione alle spese
della città di Chioggia e di Venezia e della
rispettiva provincia, ed infine leggete le Lettere
sulla scogliera del Lido, argomento, a suo dire, di
vita o morte per l' avvenire, specialmente igienico,
di Venezia. Quelle lettere furono il canto del cigno,
ch' egli stava per ripetere come eco lontana al
Consiglio comunale ali questa città il 24 marzo
passato, quando morte lo colse.
- Per delineare il
carattere del perduto nostro Collega e riassumerne il
pensiero e l' azione, io dovetti, per così
esprimermi, scinderlo nelle varie manifestazioni della
sua operosità ed accompagnarlo talora passo
passo nelle fasi successive della sua vita. Con questo
ho nociuto all'ordine della commemorazione e per la
discontinuità degli argomenti e per le lacune
del tempo e per le inevitabili ripetizioni. Cotali
divisioni non rispettano nemmeno la verità.
Antonio Berti ideava, organizzava, faceva tutto e
contemporaneamente. Il letterato, il filosofo, il
medico, lo scienziato, l' amministratore, l'uomo
politico erano fusi insieme. Egli sembrava
moltiplicarsi a vista, divorava la vita nella sua
attività, resuscitando col fervore della sua
iniziativa quanto gli veniva fra mano. E' da
meravigliare pensando come e quanto intensamente
volesse e potesse e come il tempo gli bastasse per
tutto.
- Dicendo che egli era
egregio patriota, abbiamo detto pure che era ottimo
figlio, marito, padre, fratello; perchè tale
è l'uomo per la famiglia quale è per la
patria questa non è che una famiglia più
estesa, e chi è dimentico dei suoi doveri verso
la prima è unistrione, è un ipocrita se
si mostra studioso e tenero della seconda.
- Per I' amicizia ebbe
un culto intemerato e immortale, e non era amico della
ventura, ma sempre fu generoso di conforti, di
consigli, di amorevolezza non già nei giorni
del banchetto, ma in quelli del pianto. O tenero
amico, io devo sorvolare sull' affetto che mi
dimostrasti sempre, ma più ancora nei miei
dolori, per non sentirmisi spezzare il cuore per grato
animo e per I' affanno della tua dipartita; ma pure
sempre ricorderò in lagrime come accorresti
spontaneo a portarmi il balsamo della tua preziosa
amicizia in tutte le mie più gravi,
indimenticabili afflizioni.
- All' elevato
intelletto e al sapere coscienziosamente acquistato
egli aggiungeva le doti morali più squisite del
medico. La pazienza, l'attenzione, la commiserazione
per gli altrui patimenti, i modi dolci e persuasivi
gli erano connaturali e lo rendevano atto a generare
fiducia e recare conforto. E le sue parole amichevoli
e le sue cure indefesse erano equabilmente prodigate a
profusione a chiunque lo richiedesse per medico
consiglio, senza distinzione di censo, di casta, di
principi o di rapporti.
- Se ricordo la sua
abnegazione completa nel soccorrere i feriti sul campo
o nello sfidare i contagi ne ho compiuto il ritratto
medico.
- Quale patriota lo
vedemmo già non partigiano; ma italiano sempre
e divoto alla libertà onesta e ragionevole. La
libertà di delinquere e di deludere la legge
non seppe amare né pure concepire. La sua
bandiera fu l' Italia e la giustizia. E, dopo l'
Italia, Venezia, ch'egli idolatrò col fervore
più intenso, della quale fu sempre tenero
figlio, ammiratore e strenuo campione consacrandole
perfino l' ultimo pensiero e l' ultimo
anelito.
- Oratore e scrittore
eletto, nel parlare e nello scrivere, seguì una
missione, non fece un mercato. I suoi discorsi e i
suoi libri lasciano trasparire questa intima sua
credenza, e per essa poté veramente sollevarsi
dal livello miserabile dei mestieranti e dei
ciarlatani.
- E qui venne alzato un
lamento, perché, se non avesse usato della sua
penna e disperse le molte sue forze in argomenti tanto
disparati, ben maggiormente avrebbe approdato in
quelli che soli avesse prescelto. Ma è facile
rispondere, che questa versatilità
rimproveratagli costituiva appunto l' indole sua, e
che, se gli fosse stata tolta, il suo ingegno sarebbe
stato snaturato. Aveva una rara prontezza di
percezione, era insaziabile nell' apprendimento anche
delle cose che gli riuscivano oscure, aveva una mente
assimilatrice ed ordinatrice, e disponeva, ripeto, di
una facondia piana, arguta, persuasiva, inimitabile.
Ecco perché si rivolse a temi tanto diversi.
Ma, infine, checché egli dicesse o scrivesse,
restava sempre medico, e questo carattere indelebile,
colle doti e colle virtù, che dovrebbero sempre
adornarlo, traspariva in ogni estrinsecazione dei suoi
concepimenti.
- Il carattere morale
dell' uomo era quello di una antica probità,
inaccessibile a qualunque lusinga. L'indole dolce, i
modi gentili, le abitudini conciliative si ribellavano
contro qualsiasi azione meno che onesta. Egli aveva il
sentimento squisito della sua dignità, senza
oscurarlo con vanità egoistiche. Amava il bene
per istinto, e nulla avrebbe potuto farlo deviare. Non
curò mai il morso di miserabili invidie, e fu
sempre aborrente da ogni bassezza. Disprezzò o
perdonò le offese ricambiando bene per male;
non incrudelì inimicizie.
- Fu coartato dal
sincero amore d'innumerevoli amici, cioè, di
quanti lo conobbero intimamente. Caduto in basso
stato, si riebbe per propria virtù ed ottenne
per essa onori sommi, non ambiti, non questuati.
Morì povero, tranquillo nella sua
coscienza.
- Resta nella nostra
memoria quale modello di onestà, di sapere, di
lavoro, di sacrifizio !
-
- O dolce amico, addio
la tua Venezia, la nostra generazione ti piange . . .
possano le generazioni venture, possa la cara Italia
gloriarsi di avere figli che ti somiglino!
-
Prof.
Francesco Marzolo
|
Nota
storica
Nella primavera del passato
anno 1857 io presentava i miei stromenti al concorso dei
premii d' industria, che annualmente e a vicenda si
aggiudicano dai due I.R. Istituti di Scienze Lettere ed
Arti, che risiedono a Milano e a Venezia.
In quell'anno toccava la
volta sua all'Istituto Lombardo, il quale prese in
attenta considerazione tali stromenti, e udite le
conclusioni della Commissione eletta ad esaminarli,
votò ad essi con grande pluralità di
suffragi la medaglia d'argento con riserva di più
onorifica distinzione qualora alcuno di essi fosse perr
ulteriori miglioramenti reso d'uso più
semplice.
Io mi credo altamente
onorato di poter pubblicare in calce alla descrizione
degli stromenti le conclusioni del rapporto, che sul
merito loro meccanico e sulla pratica utilità,
stendeva la Commissione esaminatrice, di cui era relatore
il dotto e sagace medico Gaetano
Strambio.
Eccole.
«Da
questa sommaria descrizione avrete potuto, se non altro,
comprendere, o Signori, quanto ingegnosamente imaginati
sieno gli stromenti diagnostici, sui quali il dott. Berti
ama conoscere il vostro giudizio nell'atto di porsi
candidato ai nostri premii d'industria.»
«Resta
a valutarsi l'utilità pratica che da questi
stromenti può venire all'esercizio della medicina
e al progresso delle scienze biologiche.»
«Se per
esercizio della medicina dovesse intendersi soltanto
quella specie di affaccendata e frettolosa rivista di
malati, che pur troppo ne usurpa presso tanti il nome e
gli onori, la soluzione del quesito non potrebbe esser
dubbia.»
«Ma,
per buona sorte di fianco all'esercizio dell'arte
compiuto in quel modo esiste una pratica ad un tempo
più coscienziosa e più diligente, che, non
paga all'esame grossolano e sommario dei malati, va di
mano in mano adottando e diffondendo ogni novella
industria, che si proponga la conoscenza completa e
precisa, per quant'è possibile, delle condizioni
materiali dell'organismo, e che raggiunga lo scopo in
modo pronto agevole e sicuro.»
«
Trattandosi, come in questo caso, di stromenti
diagnostici importa che il loro prezzo sia modico; che la
loro costruzione sia semplice e solida tale da non correr
pericolo di molto frequenti e molto facili guasti, che
sopratutto il loro impiego non sia lungo, malagevole o
faragginoso.»
« Se
forse si eccettui lo sfigmometro, gli altri stromenti
diagnostici del dott. Berti sembrano alla vostra Giunta
conciliare sufficientemente siffatte doti;
perocché, a quanto si può presumere in via
approssimativa, essi costeranno tutti assieme da dodici a
quattordici napoleoni d'oro, quando la loro fabbricazione
si compia in grande, ed il loro congegno, benché
complicato, presenti fondate guarentigie di durevolezza
nella somma maestria e diligenza colla quale vennero
eseguiti dall'artefice veneziano, sig. De Lucia; nemmeno
può dirsi che il loro uso richiegga più che
comunale maestria, o spreco soverchio di tempo in chi si
educhi a farne uso frequente e riposato.»
«Il
dubbio emesso circa lo sfigmometro, stromento, quanto
ingegnoso altrettanto delicato, non tende tuttavia a
screditarne l'uso; include soltanto la previsione ch'esso
non potrà mai di venire di un uso generale
quant'è probabile, o, se non altro desiderabile,
che avvenga degli altri.»
«E
poiché pei bisogni personali del pratico nessuno
stromento potrà mai eguagliare l'eccellenza della
mano nel rilevare le qualità del polso, la
mancanza di uno sfigmometro di uso comune non costituisce
una lacuna molto funesta dell' arte di guarire. Sarebbe
certo più a lamentarsi la mancanza degli altri
stromenti atti a fornirci con precisione e prontezza la
misura di organi importanti o l'esame d'importanti
funzioni alttrimenti difficili ad ottenersi, sebbene
alcuni di essi non sembrino destinati ad uso così
frequente, e, per così dire, quotidiano, come
sarebbe lo sfigmometro.»
«Ed
anche a quest'ultimo stromento rimane pur sempre in
compagnia cogli altri un campo di applicazione
nell'insegnamento clinico e nelle sperienze fisiologiche,
dove il suo uso metodico ed accurato può tornare
prezioso, e quale mezzo di educare i medici alla scuola
del positivismo ed all'amore delI'esatto osservare, e
quale congegno capace di rendere in qualche modo
obbiettive le nozioni affatto subbiettive somministrate
dal tatto, sicché riuscendo confrontabili fra
loro, riescono anche veramente proficue, come materiale
scientifico per l'avanzamento della
biologia.»
«Riserbando
dunque più onorifica distinzione a questi
ulteriori miglioramenti, che col semplificare alcuni
degli stromenti suddescritti, li rendano di uso sempre
più facile e sempre più comune, la vostra
Giunta crede fin d'ora di proporre, che l'onorevole dott.
Berti, già premiato colla medaglia di bronzo
dalI'lstituto Veneto pel solo Organometro, quando
tale stromento non aveva per anco raggiunta la presente
sua perfezione, venga distinto colla Medaglia
d'argento.»
Antonio
Berti, 1858
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