Antonio Berti, M.D.

1812 - 1879

Biografia

 
COMMEMORAZIONE DEL D.R. ANTONIO BERTI
letta
AL R. ISTITUTO VEN. DI SCIENZE, LETTERE ED ARTI
IL Dì 29 GIUGNO 1879
DAL MEMBRO EFFETTIVO
PROF. FRANCESCO MARZOLO (VENEZIA)

Nato nel 1812 a Padova da onesta ed agiata famiglia, di negozianti ebbe il sereno dell'alba della sua vita intorbidato ben presto sul mattino per le traversie del commercio, dal quale il padre sbilanciato dovette ritirarsi, troncando gli studii classici, ai quali il figliuolo si era dato con tutto l'amore. Può ben dirsi di lui che bagnò di onorato sudore ogni sua orma nel corso scolastico, Anche infine giunse alla meta: alla laurea, che ottenne nel 1842.
Mentre attendeva agli studii medici, la sua gracile compage e le privazioni e le fatiche indefesse e le veglie minarono così la sua salute, che noi tutti tememmo allora di perderlo per gravissima lesione degli organi respiratorii. Se non che questa seria trepidazione scomparve quando, dopo la laurea, tenne il posto di medico comunale a Teolo. Allora la vita affaticata, l'esercizio muscolare, la vivificante aria montanina lo corroborarono così da cancellare ogni orma delle sofferenze precedentemente patite.
Fu a Teolo per due anni dedito alle cure, lieto della riconfortata salute e degli affetti della egregia sposa, alla quale avea già dedicato ogni suo amore e che lo fece padre tenero e per lungo tempo felice.
Trascorso quel tempo in quella beata reclusione, passò, pure nella qualità di medico condotto, a Montagnana, dove trovavasi ancora al compiersi degli sconvolgimenti politici del 1848. Il precipitoso tramonto della stella d'Italia lo fece ricoverare poco stante a Venezia, e quivi nel memorando e glorioso assedio diede la sua prestante opera quale medico militare e in molti officii civili, e quando quest'ultimo baluardo della nostra libertà fu stremato dal triplice flagello della guerra, della fame, del contagio, egli fu condannato dagli Austriaci a restarvi a domicilio coatto, con gravissimo danno dei suoi interessi e della sua salute. Quivi poi definitivamente fissò la sua dimora dandosi prima all'esercizio medico privato, quindi alle cure ospitaliere e più specialmente alla psichiatria, essendo stato nominato primario dell'Ospedale e preposto al morocomio femminile nel 1860.
Fino al 1853 una diuturna e minacciosa infermità lo ridusse ad estreme condizioni, tenendolo molti mesi al letto e parecchi anni lungi dall'esercizio, e facendogli provare conseguentemente le più sensibili privazioni, ch'egli sopportò con longanime dignità e coraggio !
Ed ora vediamo il Berti nel suo immacolato ministero al letto dell' infermo. Se il medico, ed in ispecie il medico giovane, ponesse mente all'enorme responsabilità che gli viene dall'abilitazione a disporre della vita del suo simile, davvero non sarebbe meraviglia se egli d'un subito atterrito respingesse quel potere troppo formidabile. Perché in fatti di contro a tanta autorità, di contro a questo supremo diritto di grazia e di spada, deve stare la coscienza che, assolti gli studii universitari, è appena appreso il modo di osservare e di vedere rettamente e additata la via per perseverare senza posa nello studio, affine di non progredire affatto a tentone in una landa tanto pericolosa attraverso all'ignoto. Condotto dal pertinace studio, dalla illuminata osservazione, dall' analisi paziente a cognizioni mediche profonde, coscienziose, progredienti, doveva non ritenere solo per se stesso i benefizii dell'acquistato sapere, e poiché era in lui così obbediente la penna e pronta la parola, doveva con facilità fare altri partecipi del frutto del suo lavoro. Scese quindi nell'arena della stampa e nell'altra della scuola. Non sarebbe agevole trovare chi avesse potuto eguagliarlo nelle capacità didattiche. Osservatore, come dicemmo, acuto, analizzatore minuzioso, espositore impareggiabile, era nato e fatto per insegnare il metodo più logico di apprendimento, per isminuzzare il sapere, per innamorarne gli allievi, per persuaderli e rapirli. Quanti furono i suoi uditori, altrettanti subirono il fascino del suo insegnamento.
Gli scritti medici del dott. Berti si riferiscono a svariati rami della scienza. Parecchi di questi contemplano i rapporti delle condizioni climatologiche e meteorologiche colle vicende sanitarie in generale ed in particolare con alcune malattie, che afflissero Venezia sotto forma epidemica o contagiosa, e specialmente il colera, il vajuolo, il grippe, il morbillo. Per trattare con cognizione di causa di cotali questioni, egli si fece diligente raccoglitore di dati meteorologici, cominciando in un primo lavoro dal 1836 fino al 1855, e poi continuando nel 1862 e 1863 insieme al dott. Namias. Trattò nel 1857 delle pressioni barometriche in relazione alle epidemie coleriche, discusse sulla influenza delle manifestazioni dell' ozono durante la epimia catarrale o colerosa, dimostrando coi numeri che la legge di Schönbein ebbe a Venezia una pratica smentita, perché nel 1855 comparve il colera con cifre ozonometriche elevatissime, e con bassissime invece il grippe nel 1858, in opposizione completa con quanto avrebbe dovuto accadere, giusta il pensiero del succitato autore. E poiché altri fenomeni celesti e terrestri possono con questi concatenarsi e tenere relazione colle vicende dell' umana salute, il nostro autore si è anche occupato del terremoto e dell'ecclisse solare del 1860.
In questi scritti, tutti ridondanti di preziose ricerche e di sottili accorgimenti, ed in altri esplicitamente egli tratta le questioni sotto il punto di vista dell'igiene e della polizia medica, e propugna con tutto il vigore la contagiosità del colera, in ciò anche assistito dalla collaborazione del dotti Namias, e il conseguente dovere degli stati in generale e dei Municipii in particolare di preservarne i popoli con sagge disposizioni d'isolamento, di sequestro, di disinfezioni e di profilassi, dimostrando come l'avarizia mercantesca e finanziaria abbia condotto a togliere inconsideratamente le quarantene, e abbia poi portato necessariamente a misure contradditorie, arbitrarie ed insufficienti.
Non poche sono le Memorie di terapeutica e di tossicologia. Leggendole pensatamente si trovano segnati in serie cronologica i differenti giudizii formulati dallo scrittore sulla azione dei varii farmachi, in relazione colle nuove dottrine mediche, che gli si facevano sempre più famigliari. Un viaggio che fece il Berti nell' Italia meridionale gli diede argomento a raccogliere e pubblicare in dodici lettere le reminiscenze mediche che ne riportò. È questo un libro ameno e ripieno di dotti ricordi e di dotte ricerche sul passato e di sottili raffronti e rapporti del presente. Sono veramente interessantissime e vaghe le elucubrazioni mediche sull' antichità, e possono offrire ad ogni lettore parecchie pagine dilettevoli ed istruttive.
Dedicatosi per la cura dei morbi alla loro più diligente ricerca, tentò di appianare ad essa la strada donando alla pratica quattro strumenti diagnostici o inventati o modificati da lui: lo stetomètro, lo sfigmometro, il diapnoscopio e l' organometro; ed in questi, come traspare il buon senso pratico, è pure manifesta una lodevole attitudine a comprendere ed utilizzare le arti meccaniche, per lo che cotali strumenti, presentati nell'esposizione del 1857, furono premiati con medaglia d'argento dall' Istituto Lombardo .
La pratica clinica alla quale attese, gli somministrò modelli perspicui di forme patologiche nuove o rare, e tipi di lesioni anatomiche degne di nota, ch'egli illustrò con pregevoli pubblicazioni. Cosi noi leggemmo d'un singolare attortigliamento dell' esofago col duodeno, d'una pulsazione alla regione sottoclavicolare destra simulante un aneurisma, d'un caso mortale d'acetonemia, d'un altro di morbo del Duchenne, ed una completa Monografia sulla malattia del Krishaber ed altri consimili scritti. Nello studiare nel descrivere, nel giudicare coteste condizioni morbose, lo fece sempre, come non poteva altrimenti, con diligenza, con perspicuità, con acume, addentrandosi nelle più sottili disquisizioni patologiche, e deducendo, e formulando, le più logiche conclusioni; e con ciò fece opera proficua alla scienza ed all'umanità, comechè, occupandosene fra i primi, cooperasse ad avvertire i medici dei nuovi enti patologici e li mettesse sulla via per riconoscerli, distinguerli e combatterli efficacemente.
Sono poi importantissimi i suoi lavori sulle alienazioni mentali, sia che disserti sull' importata della psichiatria, sia che presenti il prospetto delle cure operate nella sua divisione, sia che descriva nuovi sintomi di frenopatie o anatomiche alterazioni in esse osservate di recente, sia che dotto e peritissimo alienista illumini il foro, o infine istruisca gli allievi sulle cause disponenti della pazzia, scagionando in gran parte la civiltà di questa colpa attribuitale, e mostrando invece la sua influenza spesso benefica anche in questo campo, ed apprezzando giustamente come valgano a favorire la manifestazione della follia le idee religiose e gli avvenimenti politici e la eredità senza omettere di tenere pesato conto del valore nosogenetico dell' età, del sesso, dello stato, delle professioni, del clima, dell' imitazione nello sviluppo dei morbi mentali, nonché dei rapporti reciproci del vajuolo e della pazzia. Tutti i rami della medicina legale lo trovarono avveduto, alacre, sapiente; ma in ispecie la psichiatria forense, nella quale, per l'indole più speciale dei suoi studii, egli poté pronunciare Magistrali voti e condurre a giuste sentenze.
A questa lodata serie di lavori appartengono i Pareri medicolegali sotto il titolo: Pazzia ed Omicidio, le Perizie mediche nei processi Rizzo e Sartori, la Perizia nella causa contro Berton, e le Osservazioni sopra una sentenza di morte pronunciata dal Tribunale di Belluno sulla pazzia ereditaria.'
Qui a Venezia, già nel 1847, il convegno dei dotti poté dirsi un appello palese alla rivolta. Ma un compito più necessario e pericoloso insieme era quello di diffondere l' istruzione e con essa gettare il seme per la rigenerazione politica nelle meno educate classi sociali E a questo si accinse presso di noi anche il Berti, che fu uno dei fondatori e dei collaboratori più eletti ed operosi del Caffé Pedrocchi e dell' Euganeo, giornali educativi, intenti a destare il paese dormiglioso dall'apatico letargo e ispirati al Santo concetto di lavorare di lunga mano alla nostra redenzione. intanto i destini si maturarono e il giorno venne, nel quale ci sembrò raggiunta la meta.
L' anno 1848 fece lampeggiare i primi bagliori del risorgimento politico. In quei giorni il Berti era medico a Montagnana, e quivi, essendo perfettamente noto il suo valore intellettuale e il suo amore di patria, entrò nella nuova amministrazione pubblica e diede opera coraggiosa ad organizzare la difesa contro le minacce delle truppe nemiche scorrazzanti. Se non che, ricaduta ben presto quella città sotto il dominio austriaco, egli dovette peregrinare prima a Padova e poi a Venezia, seguendo, dovunque si fosse ricoverata la bandiera d'Italia.
Scosso in fine il giogo straniero, lo vediamo subito chiamato qui a parte del reggimento della cosa pubblica, prima membro della Giunta provvisoria, e poscia consigliere ed assessore comunale, e lo vediamo all' impresa.
Eccolo quindi investigare gli abusi, correggerli, istituire scuole, avviarle, affaticarsi a provvedere più degnamente alla scelta dei maestri e più equamente alla loro posizione, e soddisfare insomma all'intera organizzazione dell'istruzione pubblica della sua città, fosse come membro del Consiglio direttivo della R. Scuola superiore di commercio, come consigliere scolastico provinciale, consigliere straordinario della R. Accademia di belle arti, o presidente della Giunta di vigilanza dell' Istituto tecnico e di quello di marina mercantile.
Ma, per rispondere degnamente alla fiducia de' suoi concittadini, si diede a studiare, con intenso amore, ogni ramo della pubblica amministrazione, e ad impratichirvisi così da riuscire esperto quant' altri mai. Anche in questo argomento egli portò la sua operosità, la sua accuratezza, la sua perspicuità. In ogni suo atto e in ogni suo detto nei pubblici offici, ch' egli sostenne, non ismentì mai quelle doti, giustificando l' operato con appropriate relazioni, quale, ad esempio, quella della Giunta Municipale provvisoria di Venezia sul reggimento sostenuto negli ultimi quattro mesi del 1866, o l'altra sulla riforma della istruzione primaria.
Intanto si faceva più larga la sua fama, e ad ogni occasione di grave momento gli occhi del pubblico cadevano sopra del lui. Così fu Vicepresidente del Consiglio sanitario provinciale, Vicepresidente dei Congressi medici di Torino e di Bologna, Presidente di quello medico e del pedagogico di Venezia e del frenopatico di Aversa, e sempre, accettando queste onorevoli elezioni, seppe di assumere un serio dovere, e si diede con tutto l' ardore ad adempierlo, cogliendo allori ognora più rigogliosi. Eguale attività egli portò nelle Accademie di cui fu socio, come nell' Ateneo e nel nostro Istituto, e nelle varie Associazioni delle quali fu membro.
Nel 1876, chiamato a far parte del Senato del Regno, accolse il nuovo altissimo onore colla deliberazione e col conforto di spendere anche lì la sua opera e la sua parola a vantaggio della patria.
In tutte le questioni, che da allora si agitarono nell' illustre Consesso egli prese attiva parte, specialmente se riferite alla sua scienza prediletta o alla sua Venezia. Le orazioni che pronunciò al Senato valsero ad accrescere l'altissima considerazione e la stima acquistate. In esse si ammira del pari la mente e il cuore dell' oratore. Leggete i suoi discorsi intorno al progetto di codice sanitario, quelli Sulle opere idrauliche richieste dallo stato attuale delle lagune e del porto di Venezia, sull'istruzione tecnica e sull' osservatorio astronomico di Arcetri, sulle tasse di navigazione, sui lavori del porto e della laguna di Venezia e sulla compartecipazione alle spese della città di Chioggia e di Venezia e della rispettiva provincia, ed infine leggete le Lettere sulla scogliera del Lido, argomento, a suo dire, di vita o morte per l' avvenire, specialmente igienico, di Venezia. Quelle lettere furono il canto del cigno, ch' egli stava per ripetere come eco lontana al Consiglio comunale ali questa città il 24 marzo passato, quando morte lo colse.
Per delineare il carattere del perduto nostro Collega e riassumerne il pensiero e l' azione, io dovetti, per così esprimermi, scinderlo nelle varie manifestazioni della sua operosità ed accompagnarlo talora passo passo nelle fasi successive della sua vita. Con questo ho nociuto all'ordine della commemorazione e per la discontinuità degli argomenti e per le lacune del tempo e per le inevitabili ripetizioni. Cotali divisioni non rispettano nemmeno la verità. Antonio Berti ideava, organizzava, faceva tutto e contemporaneamente. Il letterato, il filosofo, il medico, lo scienziato, l' amministratore, l'uomo politico erano fusi insieme. Egli sembrava moltiplicarsi a vista, divorava la vita nella sua attività, resuscitando col fervore della sua iniziativa quanto gli veniva fra mano. E' da meravigliare pensando come e quanto intensamente volesse e potesse e come il tempo gli bastasse per tutto.
Dicendo che egli era egregio patriota, abbiamo detto pure che era ottimo figlio, marito, padre, fratello; perchè tale è l'uomo per la famiglia quale è per la patria questa non è che una famiglia più estesa, e chi è dimentico dei suoi doveri verso la prima è unistrione, è un ipocrita se si mostra studioso e tenero della seconda.
Per I' amicizia ebbe un culto intemerato e immortale, e non era amico della ventura, ma sempre fu generoso di conforti, di consigli, di amorevolezza non già nei giorni del banchetto, ma in quelli del pianto. O tenero amico, io devo sorvolare sull' affetto che mi dimostrasti sempre, ma più ancora nei miei dolori, per non sentirmisi spezzare il cuore per grato animo e per I' affanno della tua dipartita; ma pure sempre ricorderò in lagrime come accorresti spontaneo a portarmi il balsamo della tua preziosa amicizia in tutte le mie più gravi, indimenticabili afflizioni.
All' elevato intelletto e al sapere coscienziosamente acquistato egli aggiungeva le doti morali più squisite del medico. La pazienza, l'attenzione, la commiserazione per gli altrui patimenti, i modi dolci e persuasivi gli erano connaturali e lo rendevano atto a generare fiducia e recare conforto. E le sue parole amichevoli e le sue cure indefesse erano equabilmente prodigate a profusione a chiunque lo richiedesse per medico consiglio, senza distinzione di censo, di casta, di principi o di rapporti.
Se ricordo la sua abnegazione completa nel soccorrere i feriti sul campo o nello sfidare i contagi ne ho compiuto il ritratto medico.
Quale patriota lo vedemmo già non partigiano; ma italiano sempre e divoto alla libertà onesta e ragionevole. La libertà di delinquere e di deludere la legge non seppe amare né pure concepire. La sua bandiera fu l' Italia e la giustizia. E, dopo l' Italia, Venezia, ch'egli idolatrò col fervore più intenso, della quale fu sempre tenero figlio, ammiratore e strenuo campione consacrandole perfino l' ultimo pensiero e l' ultimo anelito.
Oratore e scrittore eletto, nel parlare e nello scrivere, seguì una missione, non fece un mercato. I suoi discorsi e i suoi libri lasciano trasparire questa intima sua credenza, e per essa poté veramente sollevarsi dal livello miserabile dei mestieranti e dei ciarlatani.
E qui venne alzato un lamento, perché, se non avesse usato della sua penna e disperse le molte sue forze in argomenti tanto disparati, ben maggiormente avrebbe approdato in quelli che soli avesse prescelto. Ma è facile rispondere, che questa versatilità rimproveratagli costituiva appunto l' indole sua, e che, se gli fosse stata tolta, il suo ingegno sarebbe stato snaturato. Aveva una rara prontezza di percezione, era insaziabile nell' apprendimento anche delle cose che gli riuscivano oscure, aveva una mente assimilatrice ed ordinatrice, e disponeva, ripeto, di una facondia piana, arguta, persuasiva, inimitabile. Ecco perché si rivolse a temi tanto diversi. Ma, infine, checché egli dicesse o scrivesse, restava sempre medico, e questo carattere indelebile, colle doti e colle virtù, che dovrebbero sempre adornarlo, traspariva in ogni estrinsecazione dei suoi concepimenti.
Il carattere morale dell' uomo era quello di una antica probità, inaccessibile a qualunque lusinga. L'indole dolce, i modi gentili, le abitudini conciliative si ribellavano contro qualsiasi azione meno che onesta. Egli aveva il sentimento squisito della sua dignità, senza oscurarlo con vanità egoistiche. Amava il bene per istinto, e nulla avrebbe potuto farlo deviare. Non curò mai il morso di miserabili invidie, e fu sempre aborrente da ogni bassezza. Disprezzò o perdonò le offese ricambiando bene per male; non incrudelì inimicizie.
Fu coartato dal sincero amore d'innumerevoli amici, cioè, di quanti lo conobbero intimamente. Caduto in basso stato, si riebbe per propria virtù ed ottenne per essa onori sommi, non ambiti, non questuati. Morì povero, tranquillo nella sua coscienza.
Resta nella nostra memoria quale modello di onestà, di sapere, di lavoro, di sacrifizio !
 
O dolce amico, addio la tua Venezia, la nostra generazione ti piange . . . possano le generazioni venture, possa la cara Italia gloriarsi di avere figli che ti somiglino!
 

Prof. Francesco Marzolo

Nota storica

 

Nella primavera del passato anno 1857 io presentava i miei stromenti al concorso dei premii d' industria, che annualmente e a vicenda si aggiudicano dai due I.R. Istituti di Scienze Lettere ed Arti, che risiedono a Milano e a Venezia.

In quell'anno toccava la volta sua all'Istituto Lombardo, il quale prese in attenta considerazione tali stromenti, e udite le conclusioni della Commissione eletta ad esaminarli, votò ad essi con grande pluralità di suffragi la medaglia d'argento con riserva di più onorifica distinzione qualora alcuno di essi fosse perr ulteriori miglioramenti reso d'uso più semplice.

Io mi credo altamente onorato di poter pubblicare in calce alla descrizione degli stromenti le conclusioni del rapporto, che sul merito loro meccanico e sulla pratica utilità, stendeva la Commissione esaminatrice, di cui era relatore il dotto e sagace medico Gaetano Strambio.

Eccole.

«Da questa sommaria descrizione avrete potuto, se non altro, comprendere, o Signori, quanto ingegnosamente imaginati sieno gli stromenti diagnostici, sui quali il dott. Berti ama conoscere il vostro giudizio nell'atto di porsi candidato ai nostri premii d'industria.»

«Resta a valutarsi l'utilità pratica che da questi stromenti può venire all'esercizio della medicina e al progresso delle scienze biologiche.»

«Se per esercizio della medicina dovesse intendersi soltanto quella specie di affaccendata e frettolosa rivista di malati, che pur troppo ne usurpa presso tanti il nome e gli onori, la soluzione del quesito non potrebbe esser dubbia.»

«Ma, per buona sorte di fianco all'esercizio dell'arte compiuto in quel modo esiste una pratica ad un tempo più coscienziosa e più diligente, che, non paga all'esame grossolano e sommario dei malati, va di mano in mano adottando e diffondendo ogni novella industria, che si proponga la conoscenza completa e precisa, per quant'è possibile, delle condizioni materiali dell'organismo, e che raggiunga lo scopo in modo pronto agevole e sicuro.»

« Trattandosi, come in questo caso, di stromenti diagnostici importa che il loro prezzo sia modico; che la loro costruzione sia semplice e solida tale da non correr pericolo di molto frequenti e molto facili guasti, che sopratutto il loro impiego non sia lungo, malagevole o faragginoso.»

« Se forse si eccettui lo sfigmometro, gli altri stromenti diagnostici del dott. Berti sembrano alla vostra Giunta conciliare sufficientemente siffatte doti; perocché, a quanto si può presumere in via approssimativa, essi costeranno tutti assieme da dodici a quattordici napoleoni d'oro, quando la loro fabbricazione si compia in grande, ed il loro congegno, benché complicato, presenti fondate guarentigie di durevolezza nella somma maestria e diligenza colla quale vennero eseguiti dall'artefice veneziano, sig. De Lucia; nemmeno può dirsi che il loro uso richiegga più che comunale maestria, o spreco soverchio di tempo in chi si educhi a farne uso frequente e riposato.»

«Il dubbio emesso circa lo sfigmometro, stromento, quanto ingegnoso altrettanto delicato, non tende tuttavia a screditarne l'uso; include soltanto la previsione ch'esso non potrà mai di venire di un uso generale quant'è probabile, o, se non altro desiderabile, che avvenga degli altri.»

«E poiché pei bisogni personali del pratico nessuno stromento potrà mai eguagliare l'eccellenza della mano nel rilevare le qualità del polso, la mancanza di uno sfigmometro di uso comune non costituisce una lacuna molto funesta dell' arte di guarire. Sarebbe certo più a lamentarsi la mancanza degli altri stromenti atti a fornirci con precisione e prontezza la misura di organi importanti o l'esame d'importanti funzioni alttrimenti difficili ad ottenersi, sebbene alcuni di essi non sembrino destinati ad uso così frequente, e, per così dire, quotidiano, come sarebbe lo sfigmometro.»

«Ed anche a quest'ultimo stromento rimane pur sempre in compagnia cogli altri un campo di applicazione nell'insegnamento clinico e nelle sperienze fisiologiche, dove il suo uso metodico ed accurato può tornare prezioso, e quale mezzo di educare i medici alla scuola del positivismo ed all'amore delI'esatto osservare, e quale congegno capace di rendere in qualche modo obbiettive le nozioni affatto subbiettive somministrate dal tatto, sicché riuscendo confrontabili fra loro, riescono anche veramente proficue, come materiale scientifico per l'avanzamento della biologia.»

«Riserbando dunque più onorifica distinzione a questi ulteriori miglioramenti, che col semplificare alcuni degli stromenti suddescritti, li rendano di uso sempre più facile e sempre più comune, la vostra Giunta crede fin d'ora di proporre, che l'onorevole dott. Berti, già premiato colla medaglia di bronzo dalI'lstituto Veneto pel solo Organometro, quando tale stromento non aveva per anco raggiunta la presente sua perfezione, venga distinto colla Medaglia d'argento.»

 

 Antonio Berti, 1858

Strumenti

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dott. Antonio Berti, Venezia 1812-1879

Ippocrateios: bellezza corporea

Prof. Guglielmo Gualdi

Prof. Gianfranco Gualdi