Strumenti diagnostici

La medicina è scienza di osservazione: destinata a guardia dell'umana salute essa invigila da secoli sulle cause, che possono alterarla, insegna a fuggirle, e se non ci riesce, e la salute si perda, tosto accorre a combattere per restaurarla. Infatti in questa lotta perenne uopo è ch'essa tutto vegga e a tutto provegga; che faccia tesoro non solo dei fenomeni del mondo esteriore e determini le relazioni che hanno con noi, ma si studii a comprendere quelli che vengono da noi, e rivelano lo stato nostro interiore; che infine conosca i mezzi, per cui le mutate organiche condizioni possono al primitivo e naturale loro stato essere ricondotte. Nessuno però di questi scopi sarebbe dalla medicina raggiunto se non osservasse sempre e per le diritte, imperciocché certo è che se da scarse o imperfette od erronee osservazioni volesse trarre una completa dottrina essa non farebbe che moltiplicare gli errori omicidi. Ora siccome l'osservare è opera dell'intelletto e dei sensi, così in ogni tempo si lodò quel medico, che avesse acuto quello, questi squisiti. La storia della medicina narra già mirabili casi di arcane malattie scoperte, e di predizioni avverale a merito di una osservazione profonda e quasi inspirata. Ma tali miracoli di divinazione non potevano essere che prerogativa di pochi; i più dovevano accontentarsi di ciò che hl natura aveva fallo per essi, e valersi come meglio potevano de' proprii sensi e fin dove era concesso a questi di giungere.

Tale immobilità della scienza non dovea continuare di mezzo al progresso delle scienze meccaniche e fisiche; se l'ottico facea prodigi per armare l'occhio dell'astronomo e fargli vedere più addentro nei cieli; se il meccanico si torturava il cervello per immaginare stromenti, che svelassero al fisico i più segreti lavorii delle forze naturali, e misurassero tempi e spazii e velocità, che si sarebbero dette incommensurabili, ragion voleva che anche i sensi del medico fossero muniti degli ajuti più acconci a stenebrare i segreti terribili della vita. Quindi le lenti prima per gli occhi; poi quel mirabile arnese, che , applicato all 'orecchio , coglie i più leggeri suoni, e le diverse qualità ne distingue ;e le tante chimiche indagini ,che alcune invisibili mutazioni avvenute nei prodotti del corpo nostro appalesano allo sguardo del medico ,e tutti quegli altri stromenti ,che servono a precisare nel grado, nel peso e nella misura alcune quantità, di cui prima non si conosceva che il valore approssimativo. Io non intendo qui di tesservi la storia di tutti i soccorsi, che il medico in questi ultimi tempi seppe trarre dalla chimica e dalla meccanica per giovarsi nelle proprie ricerche; la sarebbe cosa lunga e straniera al mio scopo. Dissi questo soltanto per ricordarvi essere universalmente sentita la necessità di dare alla medicina più solidi fondamenti stogliendola alle incertezze dei giudizii troppo sintetici e alle illusioni dei sensi. Oggi non ha medico, che comprenda l'importanza dell'arte sua, il quale non accolga con riconoscenza ogni mezzo valevole a scambiare la sensazione coi numeri come base dei proprii giudizii. E spesso lo veggiamo anzi non accontentarsi d'un solo mezzo, e d'accoglierne parecchi ogni qual volta concorrano a sempre più determinare l'indole, il grado, il silo e l'estensione dei morbi. Per le sole affezioni toraciche ne abbiamo Sia dunque lo stetoscopio, il plessimetro, lo pirometro, il cirtometro e lo stetometro e chi, secondo i casi li sa adoperare, non trova che sieno soverchiò Io spero dunque di non avere fatto opera inutile se, ad ajutare la diagnosi, ch'è alla fin fine il perno su cui si aggira ogni medico imprendimento, ho cercato di rendere migliori alcuni stromenli, che già esislevano, o d'inventarne altri, che prima non erano.

Tali stromenti per ora sono quattro, e appunto perché servono alla diagnosi dei morbi, io li chiamo diagnostici.

Tre di essi scrutano le qualità di tre grandi funzioni dell'organismo, che formano soggetto di attento esame in qual si sia specie di morbo, cioè la respirazione, la circolazione e la traspirazione cutanea, e questi dall'officio loro si denominano stetometro, sfigmometro e diapnoscopio; il quarto serve più che altro a misurare con esattezza qualsiasi parte, od organo, rotondeggiante del corpo nostro, e giova colle misure del cranio la diagnosi delle affezioni psichiche, e con quella degli interni organi lo studio importante dell' anatomia patologica. Esso chiamasi organometro.

 

Stetometro

Il primo, che immaginasse di sottoporre a misura i moti della respirazione, fu, ch'io sappia, l'inglese Quain, il quale costrusse a quest'uopo il primo stetometro. Addetto in Londra ad uno Spedale, ove non si raccolgono che morbi degli organi respiratorii, quest'illustre medico sentì il bisogno d'uno stromento, ché, in quel perpetuo ripetersi a' suoi occhi

cella uscita sarà 5 x 12 + 4 = 40, cioè quaranta centimetri. Avvertasi che il centro della finestrella inferiore è segnato nello stromento da una linea nera posta sovra un lembo di quella.

Ala nell'interno del tamburo v'ha una molla, che ritira la cordicella, quando è uscita, e quando cessa la forza, che la fece uscire; ed ecco dunque che la della cordicella seconderà le varie dilatazioni e i successivi restringimenti del torace, e le misurerà per mezzo della sfera, che si muove con essa. Il quadrante è diviso per millimetri e dieci millimetri, ed offre quindi ingrandita d'assai qualunque picciola differenza di movimento, che esistesse fra il destro ed il sinistro torace. Si noti di più che qui la differente tensione della cordicella non può alterare o rendere dubbia la corrispondenza delle oscillazioni, siccome avviene nello stetometro del medico inglese; imperciocchè lo stesso meccanismo delle finestrelle, che vale a misurare la quantità della cordicella uscita, vale anche a misurarne la tensione. Basta dare alla cordicella la stessa lunghezza nel portarla, che si fa dall'uno all'altro lato del torace, e la molla, eh' è tesa da essa, avrà lo stesso elaterio. Per tal modo uno stromento di uso difficile e incerto diviene facile e sicuro così che ogni medico può fino dalla prima volta adoperarlo con precisione.

Degli usi nulla accenno, perché troppo evidenti; della utilità e immaturo il parlare. La sola sperienza cogliendo le relazioni fra le alterazioni del moto e quelle dell' organo, potrà soggerirci que' dati diagnostici che più valgono a giudicare dell' indole e della gravezza dei morbi. Dirò solo che trovai sempre diminuita l' ampiezza della oscillazione in quella parte del torace, che chiude l'organo solo o precipuamente ammalato, e che tale ampiezza restava scemala anche quando, pel cessare del morbo e de' suoi esiti, i suo ai respiratorii e quelli della percussione s'erano fatti di bel nuovo normali, e lo stetoscopio non rivelava quasi differenza di sorta. Se stiamo alle asserzioni del Quain, lo stetometro accennerebbe una diminuzione di moto in uno dei due toraci ad ogni primo deporsi della materia tubercolare; periodo durante il quale il torace offre segni così scarsi ed incerti a chi lo ascolta o il percuote.

 

Sfigmometro.

Io non conosco nessun istromento meccanico, che misuri la forza dei polsi: quelli dell'Herisson e delI'Alison almeno non sono tali. Il primo, il più antico, consiste in uno dei soliti cannelli da termometro munito di palla soffiata, aperta nel fondo, che otturavasi con sottile membranella, e in cui prima s'introduceva il mercurio. Al cannello andava congiunta una scala arbitraria tanto che segnasse il salire e lo scendere del metallo. Chi voleva adoperarlo lo pigliava pel cannello, e sovrapponeva la palla al polso o allo spazio intercostale, che corrisponde al l'apice del cuore, e allora i moti di questi trasmessi dalla cedevole membranella al mercurio, lo facevano più o meno largamente oscillare dentro il cannello. Questo semplicissimo stromento aveva però due gravissimi inconvenienti ed erano:

1.° che il mercurio si dilata eziandio, ed ascende per opera del calorico, e quindi l'ampiezza delle oscillazioni era effetto composto di due forze diverse;
2.° che, mancando di ferma base, I'oscillazione diventava incostante, ed aumentavasi o diminuivasi a seconda che la mano esploratrice teneva lo stromento più o men sollevato. Dunque alla fin fine lo sfigmometro non segnava che la frequenza dei polsi e tutto al più la loro intermittenza, ma non diceva verbo sulla regolarità i sull'ampiezza, sulla forza della loro dilatazione. Ora l'accennate la frequenza era quello che meno importava, perché di essa sono giudici infallibili il dito e un orologio a secondi, e quindi lo stromento ridotto ad un balocco, che trasporta la sensazione del medico dal latro alla vista, veniva senza più abbandonato. Lo stesso dicasi di quello più recente dell'Alison, il quale, mutata la forma, si riduceva allo stesso principio, ed aggiungeva anzi ai due accennati difetti un terzo, e gravissimo, quello di non essere tascabile. E quest'ultimo è tale difetto che basta da se a renderlo male acconcio ad ogni pratica di medicina.

Aggiungasi, che gli scopi sopraccennati non mi sembrano quelli d'uno sfigmometro: esso deve mostrare innanzi tutto ciò, che per mezzo dei sensi non è dato subito e sicuramente conoscere. E le questioni intorno ai polsi sono possibili e non rade; non a dir vero sulla regolarità e la frequenza del ritmo, ma sulla misura delle loro dilatazioni e sulla loro resistenza. Le arterie alcuna volta sono superficiali, tal altra profonde; quando scoperte e quando nascoste nell'adipe: fra medici, chi ha tatto più squisito, chi meno, ed anche nello stesso medico la sensibilità tattile può essere attutita da qualche esterna cagione, come ad esempio dal freddo. Da ciò le dissensioni fra medici; i dubbii e la facilità dell'errore nel medesimo individuo, potendosi da mane a sera giudicare avvenuto un mutamento nella forza del polso, e tale giudizio provenire invece dalle nostre ingannevoli sensazioni. Quindi uno sfigmoscopio dovrebbe, più che altro, essere un dinamometro; dare cioè esatte indicazioni sul grado della forza, senza cui ogni altra nozione diventa puerile ed inutile.

A conseguire però tale intento era d'uopo provvedere un simile ordigno di ferma base, solo modo di rendere possibili e sicuri i confronti, ed abbandonare l'uso dei liquidi siccome quelli elle, obbedendo a due forze, davano effetti composti. Occorreva in poche parole non un arnese di fisica, ma un vero stromento meccanico. Molte difficoltà però si sono presentate nell'esecuzione, imperciocchè i moti del polso sono assai piccioli, e addimandano dita esercitate ad essere sentiti; ma d'altra parte, se l'arteria non è superficiale, quelle medesime dita devono per sentirla comprimere con qualche forza nel sito corrispondente. Dunque que' moti piccioli e spesso profondi richiedevano ad essere colti, tradotti e moltiplicati uno stromento, il quale potesse, senza perdere sensibilità, esercitare non lieve grado di forza. Queste qualità io credo di averle riunite nello stromento, che qua brevemente descrivo (V. Fig. 2 A B)

Esso infatti è una specie di smaniglio formato da una larga fettuccia di seta a, b graduala in una sua parte e fornita di un tourniquet metallico d. che le dà misurala tensione. Cotesto smaniglio porta lo sgomento, che ha un quadrante e su cui scorre, o per meglio dire, oscilla una sfera. Nella parte interna dello smaniglio, che corrisponde alla base dello stromento, v'ha uno scudetto ellittico e concavo f (i), che s'adatta all'arteria radiale, l'abbraccia, ne riceve i moti e li trasmette, per mezzo di leve moltiplicatrici, alla sfera. Tale scudetto ebbe da me il nome di raccoglitore. Il corpo dello stromento g si innalza poi, e s'abbassa sulla propria base h per opera del bottone i situato nella parte posteriore di questa. Chi vuole adoperarlo dee porre il braccio del malato in posizione supina, dare alla mano la possibile estensione, cercare il punto, dove meglio batte l'arteria, e, collocata sovr'essa quella parte dello smaniglio, onde esce il raccoglitore, chiuderne il fermaglio1. Fatto ciò si abbassa lentamente lo scudetto, finchè tocchi l'arteria, cioè finchè si vegga la sfera oscillare sopra il quadrante, e lo si ferma ivi per mezzo del bottoncino n posto nella parte anteriore della base di contro all' altro bottone, che servì ad abbassarlo. Allora siccome i moti dell arteria vengono comunicati alla sfera, così è facile sopra questa notare la frequenza, la regolarità e l' ampiezza delle oscillazioni di quella.

Il guado della forza lo dà poi l'asticciuola 1, che sporge dalla sommità del quadrante. Quand' essa viene elevata dal proprio bottoncino m. il raccoglitore offre più resistenza all'urto della arteria, e questa resistenza cresce proporzionalmente all'elevarsi dell'asta, la quale porla nel suo lato anteriore una scala divisa in gradi ed in decimi. E dunque ovvio il comprendere che se, ottenute ed osservate le oscillazioni della sfera sopra il quadrante, si comincerà a sollevare l'asticciuola graduata tosto le oscillazioni si faranno minori e, continuando ad innalzarla, verrà punto, in cui cesseranno del tutto. Quel punto espresso nel numero dei gradi indicherà la massima resistenza del polso, e varierà secondo le varie condizioni di ripienezza e di forza, in cui lo stesso polso può ritrovarsi.

(1) Nella figura lo scudotto apparisce convesso, ma è uno sbaglio del disegnatore.

 

Diapnoscopio.

Questo stromento (v. Fig. 4) non compie nessun nuovo atto: esso non serve che a rendere più comoda ed esatta una medica esplorazione. La scienza moderna, instancabile investigatrice dei fenomeni organici, dà oggi molta importanza in certe malattie alle qualità del sudore, ed ama conoscerle. E quest'appunto è lo scopo dello stromento. Esso consta di due cilindri a, b intorno cui sono ravvolte le carte esploratorie pegli acidi e pegli alcali. I due cilindri stanno allo stesso livello per chi voglia fare contemporanea la duplice esplorazione: si portano a livello diverso, volendo esplorare con una sola delle due carte. Il cilindro poi si appoggia alla parte da esplorarsi, gli si comunica un leggero moto di rotazione, facendo che la carta sdruccioli sotto la spranghetta metallica, che la tiene in silo; si osserva la reazione avvenuta, poi si lacera il pezzo macchiato. Sotto le carte espiratorie havvi una listerella di carta di seta, perché le macchie del sudore raccolto nel giro superiore non penetrino nell'inferiore. Lo stromento è tascabile e d'uso facile e pronto.

Il vantaggio, che con esso si ottiene, si è che la carta esploratoria è toccata soltanto dalla cute delI'infermo, mentre senza di esso ci fa di mestieri tenere applicata la carta colle nostre dita, e allora non si sa bene se la reazione avvenuta si debba al sudore dell'infermo o a quello del medico.

 

Organometro.

Data una curva v'ha tre misure, che si sogliono prendete in essa: l'arco, la corda, e la freccia. Ora la scienza medica, che studia organi, i quali sono dal più al meno rotondeggianti, ha compassi di spessezza, che li danno esatte misure del diametro di un corpo sferoidale o cilindrico; ha di parecchi craniometri, che colgono i diametri del capo, e taluno (non tutti), che misura con precisione le altezze delle singole protuberanze, onde il capo è fornito; ma nessuno stromento, ch' io sappia, il quale, come l'organometro da me inventato sia capace di cogliere tutte e tre le sovraccennate misure. Questo difetto era forse più grave oggi che per lo passalo, oggi in cui con tanto ardore si coltivano gli studii anatomici e fisiologici, ne' quali la necessità di avere esatte misure s'affaccia ad ogni pie' sospinto, ed è da tutti sentita. Se dunque io offro la descrizione d'uno stromento, che compie l'ufficio di parecchi, ed è ad un tempo di semplici forme e di più semplice uso, spero che avrò reso non lieve servigio alla scienza.

Tale stromento, che appellai organometro (v. Fig. 1. A B) è un compasso curvo terminato da due pallottine e fornito nella sua testa d'un duplice meccanismo, cui corrispondono due quadranti. Ad una delle estremità del suo asse a è applicalo un sostegno entro cui scorre un regolo graduato b. che discende a piombo fra le sue gambe, e può muoversi circolarmente sul proprio perno allo scopo di conservare sempre una direzione verticale sotto tutti gli angoli, che fossero per fare le gambe dello stromento. Dei due quadranti quello della Fig. 1 A serve alla misura degli archi; quello della Fig. 1. B alla misura delle corde; il regolo gradualo infine, è destinato a misurare le frecce. Ed ecco in che modo.

Le misure delle corde, o diametri, vengono mostrate sul quadrante a spirale c (Fig. 1. B) dall' indice rettangolare d a filo di seta, il quale, mosso da un sistema dentato congiunto ad una delle due gambe, risponde alla varia divergenza di queste. Il quadrante, che numera 25 centimetri, fu segnato a spirale per ovviare al difetto dell'ineguaglianza dei gradi, che si fanno sovr'esso tanto maggiori quanto più le gambe dello stromento sono allargate, e ciò, com' è noto, nei rapporti geometrici fra la tangente e la curva, essendo che appunto la misura, che si prende, sia rappresentala da una linea retta, cioé dalla linea compresa fra le gambe divaricate dello stromento, mentre i gradi sono segnali sopra il quadrante, che ha forma di circolo. Ora, scegliendo la linea spirale per iscrivere i gradi, si sono ottenute tulle le divisioni di seguilo, come fossero in un solo circolo, e si ebbero in centimetri e millimetri pressochè eguali e della naturale grandezza.

Alla misura degli archi è provveduto poi con un cordoncino di seta e (Fig. 1. A), il quale dopo essersi aggirato per ben cinque volle intorno ad un tamburo di determinato diametro, munito nel suo interno di una molla d'acciaio, discende per un canaletto scavalo in una gamba del compasso, e, uscito dall' estremità di questa, dov' è tenuto fermo ad un uncino f. si attacca facilmente, quando si voglia, a quella dell'altra. Aperto dunque il compasso ed applicate le sue estremità a due punti qualunque del capo egli è evidente che il cordoncino svolgendosi dal tamburo s'appoggerà tutto lungo la curva abbracciata dallo stromento. Ma il tamburo ha la circonferenza di otto centimetri, e perciò, se si conosceranno il numero dei giri e le parti di un giro da esso eseguiti, si avrà l'esatta misura di tutta la curva. Ora al numero dei giri provvede la finestrella g operata nella parte superiore del quadrante c (Fig. 1. A), alla quale si affaccia un numero corrispondente a quello dei giri; alle frazioni di un giro, l'indice, clan corre sovr'esso, e compie appunto una rivoluzione contemporaneamente al tamburo.

Finalmente la misura delle frecce, o l'altezza delle curve, si prende abbassando il regolo graduato fino a toccare il punto più elevato di queste, e ciò mentre le punte dello stromento divaricate abbracciano il corpo rotondeggiante, e le loro pallottoline s'appoggiano alle due estremità del diametro. Una tale misura non era però facile a prendersi, inperciocchè essa risulta dalla distanza fra l'asse del compasso e il culmine della curva; distanza, che per la natura stessa dello stromenlo si muta di continuo facendosi or maggiore or minore secondo lo stringersi o l'allargarsi delle sue gambe. A vincere simile difficoltà s'è immaginato di porre, a fianco della metrica graduazione h. una scala di correzione in la quale esprimesse la perdita dell'altezza sofferta dallo stromento ad ogni data divergenza delle sue gambe; e quindi, se si voglia la precisa misura della freccia, basta notare di quanto stia elevato il regolo sopra il proprio sostegno, e da quella cifra sottrarre la perdita dell' altezza assegnata dalla scala di correzione a quel tale determinato diametro. Avverto qui a maggiore intelligenza delle scale e del loro maneggio, che la pallollolina del regolo non potendo trovarsi sullo stesso piano con quelle del compasso, allorché si toccano, così si è posto lo zero della metrica graduazione al punto corrispondente all' apertura d'un centimetro, e allo stesso punto si è posto l'uno della scala di correzione per non essere obbligati a sottrarre una unità ogni qualvolta si voglia cercare in essa la perdita dell'altezza. Se dunque, ad esempio, la corda misurata dalle gambe dello stromento sia di mm. 150; il regolo graduato fatto discendere sul corpo rotondeggiante stia sopra il nonio per mm. 99, e si voglia conoscere la freccia della curva, cui quella corda appartiene, si dee cercare nella scala posta sul regolo stesso a lato della metrica quale correzione sia da farsi ai mm. 99, e si troverà essere di mm. 18,5. Allora, sottratta tale quantità da quella segnata dal regolo, si avrà mm. 99 -18,5 = 80,5 che sarà appunto la freccia ricercata. La scala di correzione è graduata per centimetri dall'1 al 5; per mezzi centimetri dal 5 al 10; per millimetri dal 10 in poi.

Ora, epilogando, questo stromento, sotto brevi e semplici forme, serve a misurare speditamente tanto le curve che le rette; e quindi ogni sorta di archi colle carde e le freccie che ad essi appartengono.

Queste tre differenti specie di misure le coglie tanto separate che simultanee, e con tale esattezza da tenere conto perfino delle porzioni del millimetro;Esso è facile a maneggiarsi, e sta chiuso in un astuccio tascabile.Considerando quindi che i solidi organici presentano forme più o meno rotondeggianti ne consegue poter esso misurare ogni parte del corpo nostro, che sia abbracciata dalle sue gambe e circondata dalla sua cordicella. E per primo il capo, di cui determina tutti gli archi e tutti i diametri, non che l'altezza della massa cerebrale dalla sua base al punto, che corrisponde al sincipite;Poscia ogni organo esterno mutato nel suo normale volume, ed ogni prodotto morboso, il quale deturpi col soverchio sviluppo l'armonica disposizione delle nostre membra. Finalmente ogni viscere, il quale nel cadavere presenti anomalie di grandezza, e meriti ad ampliamenlo degli sludii patologici di essere esattamente descritto.

Perciò lo stromento giova gli studi frenologici, anatomici, patologici; soccorre alla chirurgia in tutti que' casi in cui faccia mestieri conoscere se, ad una cu ra risolutiva volta contro un tumore non asportabile, segua in esso una reale diminuzione; può essere di aiuto all'ortopedia verificando le avvenute diminuzioni nelle viziose curvature delle ossa curate da essa co'suoi mezzi meccanici, e non è forse lontano dal rendere qualche servigio alla fisiologia determinando colle numerose misurazioni qualche arcana legge esistente fra certe affezioni psichiche o fisiche del cervello e certe speciali configurazioni del cranio.

Ulteriori progressi della scienza potrebbero poi dare allo stromento utili applicazioni nell'avvenire, che oggi sarebbe borioso vanto antivedere e annunziare.

Questi sono gli stromenti da me migliorati od imaginati: io non so se con essi abbia raggiunto pienamente lo scopo; certo è però che ogni passo, il quale avvicini alla verità, per breve che sia, può portare luce viva e insperata nell'eterno bujo dei medici studii.

Antonio Berti