Best Marzo 1978 : I nuovi cantautori

Renato Zero

In una recente intervista concessa a Nuovo Sound, Renato Zero rispondeva alla domanda classica sulla sua 'maschera' con queste significative parole: "Non è assolutamente un fatto scenico. Ora sono completamente senza trucco, ma nulla vieta che tra un po' vada a casa e mi trucchi per poi andare a prendere un gelato. Mi si può dire che è puro infantilismo, io rispondo che è una dimensione di vita tutt'altro che lontana dalla realtà. Fuga? Mai; schizofrenia? Neanche. Ridicolizzare le frustrazioni e le paranoie: questo sì". Il personaggio, come si sa, è particolarissimo, ma soprattutto dotato di una lucidità coerente.

Moltissimi erano caduti nell'equivoco di paragonarlo al David Bowie del periodo 'ambiguo' e di accusarlo di vivere esclusivamente come riflesso della moda inglese, dimenticando che il suo 'travestitismo', il suo maquillage erano nati prima di quelli dell'albionico collega . Personalmente ricordo di aver ascoltato nell'estate di cinque anni fa uno dei suoi primi shows strutturati organicamente dall'esterno del night forse più famoso di Romagna, i cui prezzi erano inavvicinabili (del problema Renato non si è mai fatto carico anche perchè le sue esibizioni sono sempre state snobbate come leggere e consumistiche dalle frange contestatrici della audience). Quello stesso spettacolo, che mi aveva colpito favorevolmente a causa della scansione ritmica assai diversa dalle melensaggini allora di moda, tradotto dal vivo su vinile, sarebbe diventato 'No, mamma no' disco d'esordio. Registrato senza eccessiva perizia tecnica, o meglio senza esperienza in quanto si tratta di uno dei primi live italiani, l'album è, all'occhio di oggi, ingenuo e semplicistico, nonostante la ritmicità e la spigliatezza generale. Sono da supporre interventi della casa discografica in funzione bowiana quando si ascolta 'TK6 chiama torre controllo' che fa il verso a 'Space oddity', ma il contesto porta già in nuce le caratteristiche future dell'evoluzione di Renato. Sarà il palcoscenico, ed il confronto immediato che esso instaura con il pubblico, a dettare le linee di una storia che si era cominciata addirittura nel pieno dell'era beat.

Renato Fiacchini (questo il nome anagrafico) inizia a cantare quasi bambino nei locali romani, poi diciassettenne approda nella compagnia di balletto diretta da Don Lurio e con lui in televisione. Frequenta il Piper e il Titan, vivendo in prima persona il 'magic moment' del beat italico, conoscendo tutto l'ambiente ed accompagnandosi spessissimo alle sorelle Bertè, mentre inizia a recitare come comparsa nei caroselli ed a Cinecittà. Nasce allora la 'maschera' di Zero, shoccante e traumatica trasposizione dell'uomo e della sua incapacità di essere se stesso. Renato si imbelletta, si traveste, usa cipria, cerone e mascara per colpire il suo pubblico, per porlo di fronte ad una realtà 'diversa' per provocare, ma anche e soprattutto per esprimersi nella sua dimensione. Una dimensione che vuole ridicolizzare paranoie e frustrazioni certo, ma che è essa stessa frustrazione e paranoia in quanto riscontro speculare dell'io più intimo di Renato in una introspezione psicologica quasi masochistica, in un donare freudianamente al pubblico (che assume la funzione dello psicanalista) tutte quelle esperienze che gli schemi mentali e le convenzioni sociali cercano di rimuovere come 'sconvenienti'. Una dimensione che si è andata chiarendo ed ispessendosi a poco a poco da allora ad oggi, e nello stesso tempo si è naturalmente realizzata come rapporto, come interscambio con la platea. Una dimensione che è spettacolo completo e contraddittorio, articolato fra balletto e gestualità, grazie ad un corpo flessibile ed atletico e ad un'abilità istrionica graffiante.

Dopo 'No, mamma no', Renato, le cui difficoltà a farsi accettare nella sua personalità e nella sua maniera di buttarla fuori saranno sempre notevoli (almeno fno allo scorso anno), continua soprattutto ad esibirsi in nights e discoteche senza troppo preoccuparsi del discorso discografico che ritiene subordinato a quello live. Il secondo LP arriva nel '75 e si chiama 'Invenzioni'. I brani, che scrive quasi sempre in compagnia, parlano di omosessualità e droga, di tabù e famiglia, di sesso e costume, in maniera molto cruda e disinibita senza complimenti né compromessi e sono rifiutati ed aborriti dalla RAI-TV che disdegna il personaggio. L'unico passaggio televisivo sarà nei panni del 'venditore di sogni' nella migliore opera rock italiana, quell' Orfeo 9' di Tito Schipa jr. che non fu apprezzato per quanto realmente valeva. il difetto più appariscente del disco e di Renato sta nella voce piuttosto monocorde, incapace di virtuosismi o di connotazioni particolari, pur se autoironica e sciolta. Il numero bassissimo di copie vendute lo costringe ad un lungo periodo di gestazione e di silenzio in cui mette a punto un aggiomamento del personaggio rivitalizzandolo fellinianamente alla scuola del circo.

Lo spettacolo teatrale, portato per tutta Italia con un successo nuovo dettato dalla maturità dei tempi e degli ingredienti, ed il terzo disco si chiamano 'Trapezio'. Siamo di fronte al rapporto fra l'attività acrobatica e quella umana perchè la vita è fatta di continue scelte, di continui momenti o trapezi da afferrare al volo, di decisioni da prendere in pochi secondi capaci di trasformare il futuro. Il mosaico policromatico delle canzoni si muove con sicurezza tra malinconia dolorosa ed ironia scorticante raggiungendo vertici notevoli con 'Hanno arrestato Paperino', storia della giovinezza perduta e messa in galera per spaccio di droga e con 'Madame', il ritratto di una femminilità sofferta. Colpisce immediatamente la vibrante energia, e la carica aggressiva con cui Renato sottolinea le situazioni inserendosi alla perfezione nelle sonorità piene di ritmo e di carica, rivestite da una leggera patina di disco-music con felicissima simbiosi.

Quando sembrava che lo spettacolo ed il LP potessero indicare una strada maestra da seguire, nasce il rinnovarnento di 'Zerofobia', che rivoluziona l'impronta cabarettistica, quasi da happening, per offrire un quadro compatto con balletti e scenografie appositamente studiate. Ottiene che nessuno abbia più 'paura di Zero' e che tutti gli appassionati conoscano il suo valore intensificando e capillarizzando le date dei concerti ed arriva alle prime posizioni della nostra classifica. Anche se io credo alla completa diversificazione semiotica delle due forme artistiche, in questo caso il disco, nascendo come funzione dello spettacolo, non lo vale, pur se offre sollecitazioni di diverso genere. La ballabilità guida la mano dell' animale del palcoscenico, dell'istrione che conosce i gusti del pubblico ed infarcisce di sè i solchi, il rock si stempera e si addolcisce, la voce si raffina e sa modellarsi meglio. Forse la figura della donna, della femmina ne esce svilita ed indefinita, in uno slittamento continuo verso quelle figure di certo mondo notturno, emarginato ed amato, in cui si identifica il carosello di situazioni quotidiane dolenti reali e allegre.

Ma Renato inizia dicendo "seguimi io sono la notte / il mistero l'ambiguità / io creo gli incontri / io sono la sorte / quell' attimo di vanità / incredibile se vuoi / seguimi e non ti pentirai / sono io la chiave dei tuoi problemi / guarisco i tuoi mali/ vedrai... / mi vendo un'altra identità / quella che il tuo mondo distratto non ti dà / te la vendo e già / a buon prezzo si sa..." per mettere subito in evidenza il fantastico caleidoscopio di io che si rincorrono ed il problema dell'essere sempre e comunque se stessi, fra follie, trappole, sgualdrine, manichini, nelle nostre mille diversissime facce che noi stessi non sappiamo decifrare.

DISCOGRAFIA

 

'No mamma no' (dal vivo) (RCA)

'Invenzioni' (RCA)

'Trapezio' (RCA)

'Zerofobia' (RCA)

 (Scheda di Raffaello Carabini per BEST n. 3, Marzo 1978 "I nuovi Cantautori"

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