Editrice SOPI - Roma
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di Susanna Suman e Paola Lucidi - da "nuovo Sound" n. 2/79 - Febbraio 1979
Ultimi bollettini dal palco:

 In Tournée con i Pooh

  
Pronto buongiorno è la sveglia,
ma di muoversi manca la voglia…
Colazione per modo di dire
Tutto in fretta bisogna partire
Ci aspetta già un'altra città…
Febbraio 1979

Sessanta risvegli così, tutti uguali, ma ogni giorno era una voce diversa, un albergo diverso, una città diversa. Sembrava non dovesse finire mai, questo continuo peregrinare da un teatro a un palasport a una discoteca, e invece siamo di nuovo tutti a casa, mentre il lavoro cambia faccia: gli artisti passano dall'esecutivo al creativo, i giornalisti dall'osservazione ai resoconti.


Dal 7 novembre, Nuovo Sound ha seguito e vissuto la tournée dei Pooh fino all'8 gennaio, Capodanno compreso, Natale escluso (tutti a casa), e ce ne sarebbero tante, di cose da raccontare, che rischieremmo di perdere d'occhio il mestiere in favore di un diario personale. Non sono mancate paure, emozioni, esperienze, amicizie, avventure e stranezze di ogni tipo come le molotoff di Salerno, il pauroso incidente sull'Appennino, l'epidemia di influenza, i fans da Rischiatutto, lo smarrimento di Marras in quel di Gubbio ecc. ecc.

Ma lo spettacolo deve continuare, costi quel che costi, si suona con la febbre a quaranta perché il pubblico è lì che aspetta, e il pubblico comprende e ringrazia spellandosi le mani dagli applausi.

E a proposito di applausi, ne ha strappati tanti, divertiti e sorpresi, il debutto del simpaticissimo Pasquale di Lauro, il tecnico del palco che appariva improvvisamente nel bel mezzo di "Pronto, buongiorno è la sveglia" in una gag ritmica di tutto rispetto servendosi di un curioso strumento a percussione che si era costruito personalmente. Non sono mancati gli autoriduttori, come si conviene ad un gruppo di prestigio, che hanno però avuto la malaugurata idea di distribuire i volantini proprio al Palasport di Bergamo, ultima tappa del tour e patria di Roby Facchinetti, nonché residenza di altri due Pooh… una serata memorabile, trionfo in piena regola. Poiché restano impresse nella memoria soprattutto le scosse emotive, chi scrive non può dimenticare le ore passate nei camerini del teatro Capitol di Salerno a domandarsi se era giusto o assurdo che fuori gruppi minacciosi sfondassero vetrate, lanciassero molotov e bloccassero le entrate con il pericolo di far saltare tutto. Il motivo, a quanto ci è stato spiegato, era drammatico: la domenica precedente, durante la partita Salerno - Cava dei Tirreni, c'erano stati dei disordini durante i quali un ragazzo tredicenne di Salerno era stato ferito gravemente, e per solidarietà, i salernitani non volevano consentire l'ingresso agli spettatori di ; come se non bastasse, anche l'organizzatore del concerto era lo stesso della partita.

Mentre Roby, preoccupatissimo, continuava a domandarsi una serie di "perché" senza risposta, Stefano veniva informato che sotto i TIR erano state trovate due bombe, Red era conteso tra un gruppo di fans e i tecnici allarmati e Dodi, chiuso nel suo camerino, continuava ad armeggiare con la sua Gibson (24 years old) per uscirne con un sorriso disarmante trascinando gli altri sul palco. Nel panico, Valerio Negrini ridacchiava nervosamente.

Eravamo appena al secondo brano quando ci si avvicinò un distinto signore suggerendoci di fermare lo spettacolo e andar via subito: stavamo per mandarlo a quel paese quando cortesemente lui ci fece presente di essere il Questore… Estintori alla mano, tecnici e facchini nascosti qua e là pronti a dare l'allarme al primo movimento sospetto, il concerto è andato avanti, tranquillo, fino in fondo, con un pubblico attento ed affettuoso, ma quando sono rientrati nei camerini, i Pooh erano più bianchi del fondale (indelebilmente decorato dalle molotoff di cui sopra) e chi scrive più verde e trasparente del laser.

E' stato sperimentato personalmente che in questi casi gli esaurimenti vengono ai giornalisti al seguito (a meno che non siano corrispondenti di guerra) più che ai vari protagonisti, che riescono a superare febbri da cavallo e incidenti stradali da incubo (paura e molti lividi per Roby, un taglio sul mento per Red, una ventina di candele accese a S. Antonio da parte di Nuovo Sound anche a nome dei Poohlovers) senza che il pubblico in sala se ne accorga. Riescono anche a sopportare i fans a "moto perpetuo", quelli che li tengono fino alle cinque del mattino in piedi, in mezzo ad una corrente d'aria micidiale, a raccontare tutta la loro vita, o le mamme che "visto che state qui, vi lascio in custodia i bambini, così vado a fare la spesa…"; riescono a rilasciare ventiquattro interviste al giorno a radio private col registratore spento, di cui dodici non hanno capito chi stanno intervistando (ma il mestiere è il mestiere) e altre dodici parlano ancora di "Tanta voglia di lei" in tono sprezzante (perché siccome erano in camerino a fare la fila NON hanno sentito il concerto); riescono a sorridere amabilmente ai critici preparatissimi che chiamano chitarra il basso e hanno paura del laser… questo e altro.

A questo proposito, c'è l'episodio di Terni: il più bel teatro che abbiamo visto di quei sessanta, ottimo palco, ottima acustica. E' il momento di "Risveglio", uno dei pezzi più suggestivi per l'atmosfera che la steel guitar ci ha abituati a respirare; Dodi come sempre si avvicina alla steel che stavolta non risponde, Pasquale si sta cambiando e non può provvedere all'istante: pochi secondi, e in meno di una battuta Dodi impugna la chitarra ed improvvisa una splendida performance inedita, dando un nuovo sapore più aggressivo al brano. Alla fine del concerto, il "critico" di zona, che non si è accorto di nulla, trova quella steel "…un po' stridula stasera eh eh! " agitando il ditino come ha visto fare tante volte a Mike Bongiorno, e nessuno ha il coraggio di dirgli niente.

Pasquale Di Lauro

Una serata che forse sarebbe stato meglio evitare, il Veglione di Roma per la notte di Capodanno, è indimenticabile per la marea di difficoltà organizzative tra cui non ultima quella di far esibire i Pooh dopo la mezzanotte anziché in apertura della serata: oltre tremila presenti erano infatti, dopo il brindisi, già un po' troppo eccitati dalle danze e dal caotico cenone (come d'uso, molti avevano già alzato un po' troppo il gomito) per apprezzare lo spettacolo. Uno sconosciuto ammiratore, infatti, in segno di augurio ha fatto zampillare la sua bottiglia di spumante sui Pooh che entravano in scena, inzuppando Red dalla testa ai piedi. L'ignaro non poteva rendersi conto che è pericoloso toccare gli strumenti elettrici con le mani bagnate, a rischio di una scarica micidiale, mentre lo stesso Red era seriamente impacciato dal liquido appiccicoso che gli impediva di usare in modo corretto lo strumento: un episodio spiacevole che ci auguriamo non si ripeta.

Visto con i nostri occhi, udito con queste orecchie, il pubblico è stato invece una delle più piacevoli scoperte di questa esperienza al seguito del giro '78: intelligente, entusiasta ma non isterico, preparato oltre le previsioni, pronto quindi a gradire certe raffinatezze estetiche fuori programma senza perdere la componente emotiva. Da notare, tra l'altro, l'aumento della percentuale di presenze di sesso maschile rispetto a un paio di anni fa e gli applausi a scena aperta sui brani comunemente definiti più "difficili" come ad esempio gli strumentali: insomma quanto di meglio si possa desiderare dopo quasi tredici anni di carriera.

E lasciateci spendere qualche parola sull'equipe che ha fatto di "Boomerang Concerto" il migliore show musicale che abbia in questo momento il nostro paese: professionalità e maestria delle due "colonne" Osiride Gozzi alla regia del suono e Renato Neri a quella delle luci, serietà e prontezza dei loro assistenti Gigi e Gianmario; eclettismo e miracoli del responsabile del retropalco, l'insuperabile Pasquale di Lauro, che non si sa come riusciva a trovare anche il tempo di fare il suo mini-show in "Pronto, buongiorno è la sveglia" e, quasi contemporaneamente, preparare effetti, sostituire, aggiustare strumenti ecc. ecc.; infine tutti gli altri, tecnici e macchinisti, e il paziente ed instancabile segretario Paolo Silvestri, che di fronte alle difficoltà aveva più risorse di Eta Beta e Archimede Pitagorico messi insieme. In poche parole, per uno spettacolo giusto ci vuole gente giusta, e c'era.

I ricordi si affollano in mente, e non mancherà l'occasione di riparlarne: il retropalco pullula di episodi interessanti. Non abbiamo commentato il concerto, perché meglio di noi lo stanno facendo gli attivissimi supporters a cui, ancora una volta, lasciamo la parola, che conta più della nostra.

 

Susanna Suman & Paola Lucidi

 

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Concerto di Genova 15/11/1978