supplemento al n. 12 di Nuovo Sound
(dicembre 1978)
edizioni SOPI
Io conosco molto bene i Pooh,
poohrtroppo e spesso mi è stato chiesto come e
perché essi si portino dietro da tanti anni questo nome
sub-umano senza la minima ombra dì ribrezzo. E' quindi il
giusto momento per rivelare come esso ebbe origine e quali sia la
Vera Storia di questi personaggi che gli onesti adolescenti oggi
osannano e dei cui oscuri precedenti molto è leggenda e
quasi tutto è menzogna.
La prima idea di un dignitoso complesso
Pop venne a Roby Facchinetti, in in una nebbiosa notte di Febbraio
di uno dei vari Anni Sessanta, in una fumosa birreria dei porto di
Reykyavyk il fanciullo si guadagnava la vita suonando il moog e
sedendo ai tavoli coi pescatori di merluzzi per farli bere. Quella
notte certi marinai norvegesi l'avevano costretto a ballare nudo
sul tavolo solo per loro ed il suo orgoglio bergamasco ebbe un
collasso.
Il mattino dopo fu visto imbarcarsi su un
cargo libanese diretto in Nord Africa e, fingendosi musulmano,
ottenne il passaggio quasi gratis. A Casablanca girovagò e
lungo nei localacci diurni e notturni e strinse solida amicizie
con il giovane violoncellista armeno Canzian, che sbarcava il
lunario facendo la danza del ventre col nome d'arte di Zaira, per
sfuggire il servizio di leva. Si frequentarono molto e
cominciarono a fare dei progetti. Riscrivevano insieme tutte le
canzoni dei Beatles, mettendole tutte in Do Maggiore, e
Facchinetti imparò ad usare il mellotron, il grandangolo e
il telefono.
Affrontarono il pubblico una domenica
pomeriggio (da quella parti è feriale) durante l'intervallo
di un'asta di dromedari. Vennero condannati al taglio delle mani.
Salvati in extremis da una concubina del console svizzero, la
quale in segreto contrabbandava canzoni di protesta con lo
pseudonimo di Casco d'Oro, fuggirono avventurosamente nascosti nel
gabbione dell' orango di un circo pugliese che s'imbarcava poi
l'Europa. Nella clandestinità familiarizzarono subito con
l'animale, perchè esso altri non ora che un timido
fricchettone romano che in quelle spoglie si sudava il pane
suonando il tamburo ogni sera insieme a un formichiere
sassofonista e ad Antionello Venditti vestito da
studentessa.
Stefano era il nome del finto scimmione
malese e l'Alto Adriatico fu il posto dove la nave entrò in
collisione con una baleniera piena di discografici, giornalisti
musicali e donnine allegre. Naufragio. I nostri raggiunsero la
spiaggia di Viserba galleggiando nel gabbione dopo tre giorni e
cinque notti (a volte succede) e furono scambiati per prigionieri
politici.
Tra i bambini che al mattino si riunirono
sul bagnasciuga per osservare l'insolito spettacolo, ce n'era uno
taciturno con la fisarmonica a tracolla, che vendeva i
pianetiní della fortuna per pagarsi la scuola da geometra.
I naufraghi lo rividero spesso sotto la finestra dell'ospedale,
poi ancora ai bordi dell'autostrada per Bologna, facendo insieme
l'autostop. - lo sono Dodi- balbettò mentre il sole
dardeggiava, - e la mia mamma sa fare i tortelloni! -- Assunto! -
gridarono i tre compari affamati. In seguito scoprirono che il
ragazzino dall'aria tonta suonava alla perfezione il filicorno,la
cornamusa, il pettine a coda, l'ukulele a cassa ruotante, la
chitarra coi denti, la marimba col naso, il sitar a iniezione e
inoltre assomigliava al cantautore Donatello.
Quella stessa notte alla pensione
Minerva, Bologna Centro, il Facchinetti ebbe un'illuminazione
dall'alto. Gli apparve in sogno Felice Gimondi, protettore dei
bergamaschi e gli disse: - Non indugiare oltre, figlio: il
traguardo è vicino!. Poi si chinò a baciarlo sulla
bocca. Il mite bergamasco si svegliò con raccapriccio
sputacchiando ferocemente, ma il suono del suo disgusto
balenò nelle orecchie come una folgorazione: - Pooh, che
schifo, Pooh...Pooh? E perchè no? Anzi sì,
sì, e' lui. I POOH. Noi saremo i POOH!
Il lombardo cadde in ginocchio e
pianse.Il resto è storia.