Editrice SOPI - Roma
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n. 15 anno 3° (9 aprile 1976)
In copertina: La Bottega dell'Arte. All'interno: De Gregori, Napoli Centrale, Chicago, Al Jarreau, Jeery Garcia, The Miracles, Brian Eno, Rino Gaetano, Corrado Cagli, Hard Rock, Raul Casadei.
Rino Gaetano
"PER UNA COPPA Dl GELATO"
 
Il cantautore, giunto al secondo ellepì della sua carriera intitolato "Mio fratello è figlio unico", espone (si fa per dire) la sua 'filosofia' commentando titolo per titolo i brani del 33. Felice operazione di sintesi fra il ridicolo ed il tragico. Un'innata tendenza allo sberleffo.
Fare una 'regolare' intervista a Rino Gaetano è idea da scartare subito. E per due ragioni: la prima è che Rino è un personaggio che esce troppo fuori dalla banalità di domande tipo "Cosa vuoi dire con i tuoi testi" e "Qual'è il tuo background musicale"; la seconda è che 'chiuderlo' nei soliti schemi precostituiti avrebbe senz'altro limitato la sua coloritura espressiva veramente off-limits.
Di lui si è iniziato a parlare con una certa insistenza l'anno scorso in occasione dell'uscita di quello sconcertante singolo che era "Il Cielo è Sempre Più Blu" che lo fece apparire agli occhi dei profani un pazzo più o meno responsabile che, svegliatosi una mattina e visto che tutto era stato detto, aveva scelto questa forma di nonsense per dire la sua.
In realtà le cose stavano in altri termini dal momento che "ll Cielo" era, ed in sostanza è, un punto chiave della lucida continuità del suo discorso iniziato con il 33 "In gresso Libero". In questo ellepi tutto veniva affrontato con la noncuranza della pura presa in giro, sentita sì come momento di contraddizioni sociali evidenti e su situazioni tipicamente italiane - come la questione meridionale - ma mancante di una aggressività critica che da queste tematiche era logico scaturisse.
La sua casa discografica sintetizza tutto dicendo che Rino aveva un'innata tendenza allo sberleffo e che in questa luce andava interpretato. Ma lui con "Il Cielo è Sempre Più Blù" si spinge molto avanti: il disimpegno della musica tende a essenzializzare il testo che, nella sua crudezza, questa volta scarnifica gli stereotipi della nostra società con una riuscitissima operazione di sintesi tra tragico e ridicolo alla maniera dell'ultimo Jannacci ("Tutti Quelli Che....").
Sapendo quindi che Rino aveva appena finito di incidere il suo nuovo album "Mio Fratello è Figlio Unico", si presentava l'occasione di approfondire il discorso di un anno fa. Se avevo scartato, come ho gia detto, l'idea di un'intervista 'classica', il problema era trovare un modo, completo almeno quanto una intervista, di presentare artista ed opera. Il problema e stato risolto ascoltando il disco insieme a Gaetano: mi sono accorto che, commentando ogni singolo pezzo, Rino opponeva al mio schematismo una fantasia galoppante che approdava ad immagini veramente irresistibili: quindi mi sono limitato a riportare, per quanto fedelmente possibile, i suoi sconcertanti commenti sui brani più significativi.
 
''L'associazione antropologica mondiale, comunemente detta ' società', è un insieme di esseri che si aspettano al varco armati di coraggio e tanta buona volontà. La verità è che ognuno di noi vuole la sua coppa di gelato più ghiacciata delle altre e colui che ti ammazza raramente si preoccupa delle tue scarpe nuove. Se ti dovessero domandare 'Come stai?' mi sembra ovvio che risponderesti: "Bene, non c'è di che, come sempre." Le persone avvedute si guarderanno dal rispondere: "Mah sai, ho un non so che, le mie cose, la suocera con il bacillo di Gengou, i buffi, l'assicurazione che scade, un vecchio ombrello del ventisei" Homo hornini lupus non sta più nell'ultimo numero di Vogue; oggi l'uomo è solo emarginato, estromesso, figlio unico."
Questo era 'Mio Fratello è Figlio Unico' visto dall'autore. Sentiamo 'Berta filava'.
 
"Garibaldi con un seguito di mille vecchietti decorati concedeva autografi alle casalinghe per le vie di Caprera. Fanfani con il suo corteo di mille adulatori senza decoro si concede alle mostre di pittura distribuendo larghi sorrisi alle masse. Freud, Linus e Marcuse sono ancora più popolari dei Beatles ma loro non si sono mai separati. San Gennaro si produceognianno nello stesso spettacolo distribuendo: foto autogralate e medaglie ricordo a modici prezzi"
E' la fine dei falsi miti decretata in maniera elegante e definitiva. Non c'è possibilità di appello neanche in 'Cogli la Mia Rosa d'Amore' ed 'Al Compleanno della Zia Rosina'.
 
"Agnelli, la Bastogi, Montedison sono società che svolgono attività culturali et educative non completamente avulse dal largo interesse popolare. Esse spiccano nel campo del turismo per molteplici iniziative ancorate alle tradizioni secolari. Il loro campo d'azione è vastissimo, legato a ferree volonta ambientali, sociali, demografiche o climatiche. Sempre nell'interesse di una maggior miscelazione demografica, le suddette società inventano confortevoli centri turistici attrezzati sino all'osso in modo che le minoranze etniche del norditalia e del nordeuropa possano comodamente avvicinarsi e convivere con il sud. Mentre d'altra parte - qui sta il gioco - privando il sud di attrezzature industriali spingono le minoranze etniche del sud a visitare Lugano, Colonia e dintorni"
 
Il sud 'sentito' a sensazioni; nella rabbia ironica dell'emigrato, nella malafede delle secolari promesse.
 
"'La Zappa, il Tridente....'' Già le marchese io le ho sempre odiate. Vestite di chiffon bluette, volant e giardini pensili per cappello. Somaticamente una marchesa nuda non ha nulla di diverso da una puttana né da una donna del popolo né da una suora che ha appena dato i voti di castità, di obbedienza e povertà. Eppure io le marchese le odio quasi più delle suore, certamente più dei ministri che pur non avendo nulla da spartire con le donne del popolo, hanno molti punti comuni con la categoria che resta. Odio le marchese e i loro salotti forniti di dischi naifs, di luci soffuse, di vino rosso, di cuscini colorati, di perline, di artisti - poeti intimisti ed ermetici, di soffitte decadenti e cadenti, di tornei di bridge. Odio le marchese che vedono nel liscio l'ultimo ritrovato snobbistico per sentirsi umanamenta realizzate. "
Una ballata di sapore medievale per puntare il dito contro i luoghi comuni, la vuotaggine, I'essere in, out, off, blue, down ecc. ecc. Il nuovo lavoro di Gaetano è dotato di una forza espressiva viva, nervosa, febbricitante: forse merito di questa alienazione che ci fa sentire un po' tutti figli unici e fratelli allo stesso tempo.
Rino non fa passare sotto silenzio nulla, investe puntualmente tutto quello che si era prefisso di affrontare e poi lo ridicolizza, lo annienta.
Si potrebbe parlare di pura distruzione senza fondamento costruttivo; a mio avviso è un modo intelligente di fare esattamente il contrario.

Nicola Sisto.


Rino Gaetano 1974: "Ingresso Libero"

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