Editrice SOPI - Roma
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n. 9 anno 4° (settembre 1977)
In copertina: Elvis Presley, Sex Pistols, Riccardo Fogli. All'interno: Uriah Heep, Gianfranco Manfredi, Pooh, Gruppo Folk Internazionale, Pete Seeger, Who, Roberto Vecchioni, Mia Martini, Trip, Gino D'Eliso, Bob Marley, Tombstones, Maurizio Tatalo, Enzo Carella.
THE TRIP:
un viaggio nel passato

Parlare di musica pop italiana è un compito alquanto delicato e, di questi tempi, anche piuttosto scontato. Gli aspetti da prendere in esame sarebbero inoltre molti e complessi. Per questo motivo io non voglio parlare, in questa sede, di qualcosa di attuale ma vorrei spendere due parole per un gruppo che ha esaurito la sua breve esistenza tra il 1969 ed il 1974, mi riferisco al complesso The Trip.
Questo gruppo ha inciso, nell'arco di cinque anni, 4 Lp e alcuni 45 giri. La formazione iniziale comprendeva: Joe Vescovi, tastiere e voce; Billy Gray, chitarre; Wegg Andersen, basso e voce solista; Pino Sinnone, batteria e percussioni. Dopo i primi due Lp, Billy Gray e Pino Sinnone lasciarono il gruppo e furono sostituiti dal solo Furio Chirico, rivelatosi presto uno dei migliori batteristi italiani.
Con la formazione a tre elementi, i Trip raccolsero le uniche soddisfazioni della loro carriera ottenendo lusinghieri successi in concerto e vendendo un discreto numero di copie di "Atlantide".
Dopo questo breve momento favorevole, i Trip ritornarono nell'ombra, e dopo un quarto e ignoratissimo 33 giri si sciolsero. Furio Chirico passò agli 'Arti e Mestieri', Wegg Andersen tornò in Inghilterra e Joe Vescovi iniziò a suonare come 'session man' in diversi gruppi rock. Attualmente Joe, che considero un tastierista di valore europeo, è costretto ad accompagnare per motivi di sopravvivenza i Dik Dik con il suo pianismo inconfondibile per ricchezza di idee e precisione. Si dice che fra poco partirà per l' America dove inciderà un disco con Ritchie Blackmore; ma sono voci che lasciano il tempo che trovano.
Intanto dei 'vecchi' Trip non è rimasto (per chi li conosce) che il ricordo e la testimonianza indelebile di quattro ottimi 33 giri dei quali, ora, voglio parlarvi brevemente.
'The Trip': disco d'esordio, testimonia come il gruppo nel 1970, quando la P.F.M. ed il B.M.S. erano solo delle ottime promesse, avesse già un suono maturo e all'avanguardia in rapporto a quello che, prevalentemente, si produceva in Italia in quel periodo.
'Caronte': secondo LP, è già un piccolo gioiello dove alle singolari sonorità delle tastiere si fondono melodie di stampo prettamente italiano. Punte di diamante del disco sono i brani: 'Caronte 1' e 'Ode a Jimi Hendrix'. In questo brano, lungo e suggestivo, la chitarra, abilmente suonata da Billy Gray, crea una melodia dolce e triste ed in alcuni punti, sembra quasi piangere per la morte del grande musicista negro.
'Atlantide': nonostante i cambiamenti di formazione è il disco più riuscito dei Trip. Il tastierista, rimasto leader indiscusso del gruppo, fa la parte del leone con fantastici stacchi solistici di piano elettrico ed Hammond. La ritmica, creata dal basso e la batteria, è pulsante e precisa ed il risultato finale sono brani come: 'Atlantide', 'Energia', 'Ora X' e la dolcissima 'Analisi'.
Il quarto LP 'Time of change' è un disco, per alcuni aspetti, nuovo e diverso nell'impostazione, dai precedenti tre. I musicisti creano atmosfere più rilassate e soffici. La prima facciata, con la suite 'corale', è la migliore, ma anche la seconda con le sue atmosfere da 'vecchio west', è divertente e originale.
Dopo questo disco, i Trip furono 'congedati' dalla Casa discografica, perché rei di aver fruttato poco con le vendite del loro LP.
Dopo una breve agonia, caratterizzata da crisi individuali e da indecisioni, i Trip si sciolsero con la speranza di trovare individualmente quella fortuna che non hanno avuto insieme.
Così sono finiti tanti altri gruppi italiani! !

Mario Avolanti

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