Editrice SOPI - Roma
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n. 24 anno 3° ( 1976)
In copertina: Daniel Sentacruz Ensemble. All'interno: Brecht, Guido Mazzon, Anna Identici, Michael Pinder, Festival di Cannes, Umberto Balsamo, inchiesta "due mondi", Carly Simon, The Byrds.
Anna Identici
"Dalla parte della donna, ma anche dell’uomo"
 
Con "Anna come sei", disco che si inserisce nel filone della canzone sociale e civile, la giovane cantante di Castelleone disegna un profilo di donna dai sogni dell'infanzia fino alle prime sconfitte della vita. In questo quadro un posto importante è riservato anche all'uomo che Anna Identici tende a considerare alleato e non un nemico, come spesso fanno le accese femministe.
 
Anche nel suo quinto ellepi, Anna Identici si è riconfermata interprete attenta ai problemi della società e di quelli femminili in particolare. La cantante, che vive vicino Milano, si edbisce quasi esclusivamente nelle popolari feste di massa dei partiti democratici.

 
Roma, giugno 1976
 
Risorta lentamente, ma con determinazione e ferezza invidiabili, da un abisso di vita che alcuni anni or sono aveva sfiorato la tragedia, Anna Identici quando si è 'svegliata' si è guardata attorno ed ha scoperto, anche nel suo lavoro, un mondo nuovo, un modo di esprimersi diverso e totalmente alieno dalle precedenti esperienze musicali che avevano sempre avuto come meta i diversi festivals commerciali ed un repertorio quanto meno di puro e semplice svago.
Il primo avviso di questo diverso modo di intendere se stessa e nello stesso tempo il proprio ruolo si è avuto nel 1971 con l’album "Alla mia gente", ma il passo decisivo (a mio modo di vedere) si è avuto l’anno dopo con un trentatré giri dal titolo 'scoperto' e dichiarativo al massimo, "Apro gli occhi di donna su 'sta vita", premio della Critica Discografica.
Da allora Anna Identici ha sempre continuato un discorso in profondità con la "sua gente" portando il proprio bagaglio artistico in mezzo alle feste popolari e nei partiti democratici.
Il quinto ellepì intitolato "Anna come sei", è uscito di recente. Ed è l’occasione che si offre a 'Nuovo Sound' per un colloquio con Anna Identici.
Domanda - Che cosa rappresenta questo disco nell’ambito della tua carriera?
Risposta - E' un passo avanti verso una sempre maggiore maturazione. Da cinque anni a questa parte tutti i miei lavori hanno una particolare angolazione: quindi anche questo microsolco segue una sua logica, continua il discorso. Forse, a mio parere, con qualcosa in più visto che ha suscitato un appassionato dibattito al Circolo della Stampa di Milano con interventi di Don Pisoni, Davide Lajolo, Ernesto Treccani e Carb Sirtori.
D. - Di cosa si parla in questo disco?
R.- Della donna, ma senza gli accenti delle femministe d'assalto. Non è con certi metodi e sistemi che la donna si evolve: mi sembra inutile mettere l'uomo con le spalle al muro quando anche lui è una vittima della società. Io credo, perciò, che le donne debbono 'attaccare' la società e non il loro naturale partner: e sarebbe idiota abbattere una società maschilista per instaurarne una femminista. Il discorso deve essere totale ed investire tutta la società e tutte le sue strutture.
D. - Pensi che le tue canzoni possano etichettarsi come "canzoni di protesta"?
R - lo parlo di tutti i problemi della donna in maniera pacata, cercando di dire cose che 'ripenso' di volta in volta secondo il mio modo di vedere. Dire 'protesta' è una cosa un po' difficile; a me sembra che basti descrivere una situazione per arrivare a determinate conclusioni logiche, lineari. In "Professione: casalinga" ho tolto alcuni versi troppo polemici lasciando che poche e semplici indicazioni inducano molti uomini a riflettere e ad apprezzare anche il lavoro di una donna che spesso - rinunciando ad altre aspirazioni - accetta la professione della casalinga.
D. - Quali versi hai tolto?
R - Erano una tirata contro l'uomo; poi ho riflettuto che quando un marito torna a casa dopo il lavoro si porta dietro tanti problemi. Ed anche se spesso lo fa in modo così irritante che si meriterebbe un pugno in faccia, bisogna mettersi dalla sua parte e non contro di lui: non sempre la colpa è totalmente sua.
D. - Hai due bambini e continui a lavorare: perchè? Non pensi di trascurare la tua famiglia?
R - Un rapporto perfetto tra genitori e figli non esiste: non penso, cioè, che questo tipo di accordo sarebbe possibile se io rimanessi sempre accanto ai miei figli come una madre tradizionale. Io creo un rapporto giorno per giorno, senza seguire schemi o manuali. Riesco così a conciliare il mio lavoro di cantante con quello di mamma. Mi sembra, d'altra parte, che mentre risolvo i miei problemi umani (di vita e di lavoro) posso diventare anche sempre più matura e quindi giovare di più ai miei figli. Lavoro, poi, non soltanto per realizzarmi e perchè l’ho sempre fatto; lavoro per vivere, anche se - facendo bene i conti -potrei ugualmente tirare avanti con quello che guadagna mio marito. Però sento che il lavoro ha un'importanza privata - per me stessa - ma anche sociale: mi consente di essere presente nella realtà quotidiana, di partecipare, di dare e di ricevere nello stesso tempo.
D. - Che significato ha il tuo lavoro di cantante?
R - lo mi rivolgo ad un pubblico che non è distratto, ma intende partecipare e 'lottare': quindi la canzone è uno strumento di coesione, di adesione a certe tematiche ed a certe problematiche. lo non ho studiato, non ho una grande cultura, eppure con le mie canzoni arrivo a migliaia di persone e parlo loro di cose che le interessano, che riflettono - magari parzialmente - loro stati d'animo.
D. - Mi sembra che questo disco sia più facile, abbia cioè una confezione musicale molto vicina alla canzone come scrittura ed immediatezza musicale.
R - E' senz'altro un prodotto professionale. Fosse dipeso dai miei gusti personali e da tutti quelli che hanno collaborato oon me, io avrei fatto un tipo di musica diverso, più rigoroso. Però io desidero parlare al mio pubblico, non respingerlo. Un testo con un minimo di significato (che non sia cioè alla Marcella, alla Cinquetti, alla Berti), deve avere una musica 'facile' e 'gradevole' punto giusto per arrivare veramente al pubblico al quale è destinato. Io canto per la gente semplice che ama anche sentire una musica accattivante, che la conquisti e coinvolga e non la respinga. Oltre il significato, chi ascolta desidera anche una musica da 'recepire’ e fare propria.

Nino Gatti

 

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