Editrice SOPI - Roma
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n. 24 anno 3° ( 1976)
In copertina: Daniel Sentacruz Ensemble. All'interno: Brecht, Guido Mazzon, Anna Identici, Michael Pinder, Festival di Cannes, Umberto Balsamo, inchiesta "due mondi", Carly Simon, The Byrds.

DANIEL SENTACRUZ ENSEMBLE

"Ho tanti scrupoli, però non riesco a cambiare"

In questa affermazione, dovuta a Ciro Dammicco, l'ex cantautore ed ora leader dei Sentacruz, è sintetizzato tutto il rimpianto di chi non riesce più a staccarsi dal successo ottenuto con un brano, "Soleado", nato come faccia B di un 45 giri. Le nuove attività di Dammicco nella ricerca di giovani talenti. In hit parade con "Linda bella Linda".

 

Sei milioni di copie di "Soleado", vendute in tutto il mondo, 30 differenti incisioni, rea cui una famosissima di Mirielle Mathieu, l'invenzione addirittura di uno stile che, ogniqualvolta imitato, è sicura garanzia di successo: questa è la formula dei DANIEL SENTACRUZ ENSEMBLE, il gruppo nato quasi per caso fondendo le idee di un cantautore, CIRO DAMMICCO, e quelle di un musicista di vaglia, VINCE TEMPERA.

"Linda bella Linda" (che già si trova nella Hit Parade) sta rischiando di ripetere i ritmi lavorativi di "Soleado" , e tutto ciò a distanza di tre anni dal primo successo e senza aver tolto una virgola a quella formula: ci è sembrato il caso di ripercorrere, insieme al leader del gruppo, le tappe principali della carriera dei boys, anche per cercare i motivi che sembrano addirittura perpetuare il successo.

Da non molto, poi, i Daniel stanno intraprendendo la carriera cosiddetta cinamatografica (intendiamo dal punto di vista della sonorizzazione), e, si sa, questa è una ulteriore prova, se non quella addirittura definitiva, di riuscita.

Domanda - Vorremmo cominciare a parlare della nascita musicale del gruppo: Ciro Dammicco, se non vado errato, cominciò da solo. Com'è che poi nacquero i Daniel?

Risposta - Cinque o sei anni fa tentavo di fare il cantautore: considerato che in due anni non ero riuscito ad avere successo, stavo per mollare: poi, extrema ratio, successe quello che tutti sanno. Fu una cosa nata così, senza alcuna preparazione, senza niente: tra l'altro "Soleado" doveva essere una facciata B... le cose che riescono, a volte riescono senza preparazione. È stato veramente il caso che ha fatto nascere questo gruppo: da allora si è visto che la formula funziona ed ho smesso di cantare. Ogni tanto mi vengono dei rimpianti ma... pazienza.

D.- Recentemente avete collaborato con la CINEVOX per la realizzazione della colonna sonora di "Scaramouche": è frutto delle influenze di Vince Tempera (titolare di una co-etichetta nell'ambito della casa discografica n.d.r.) oppure...?

R.- In parte è dovuto anche a questo. È la seconda colonna sonora che facciamo: la prima è stata "Soleado" che ha sonorizzato il film documentario "Magia Nuda".

D.- Sì, ma mentre "Soleado" è stata utilizzata a posteriori, questa volta la musica è stata fatta apposta per il film. Come ti è sembrato questo tipo di esperienza tutto sommato nuova?

R.- Mah, la stessa cosa, forse perché siamo andati in sala, abbiamo fatto il prodotto, e poi loro l'hanno messo nel film. Non abbiamo partecipato alla sonorizzazione delle scene.

D.-Sinceramente parlando, avresti desiderio di fare qualche altro tipo di musica? Mi spiego: il filone è buono, soprattutto commercialmente, però, perlomeno secondo quanto ricordo, tu hai anche altre idee...

R.- Beh, le idee sono tante e mi piacerebbe realizzarle tutte, soltanto che già così, di tempo non è che ce ne sia tanto. Comunque, oltre ai daniel, mi sto occupando di altre produzioni. Tu personalmente già conosci Linda (Lee n.d.r.) ma c'è un altro cantautore che sto curando e nel quale cerco di riversare la mia personalità di un tempo. Mi sta un po' succedendo come ad un padre che cerca di far fare al figlio quello che non è riuscito a fare egli stesso. Comunque la musica è bella tutta, dal classico al jazz...

D.- D'altronde il famoso discorso della "commercialità" è fine a se stesso: nessuno di noi può ascoltare sempre la stessa musica...

R.- Anch'io la penso così: in un momento della giornata puoi avere voglia di ascoltare "Yellow Submarine" dei Beatles che è una cosina allegrotta e magari un'ora dopo di va di ascoltare del jazz...

D.- Tu avrai sicuramente "ficcato" nei Daniel le tue esperienze ecc. Quali sono quelle musicali altrui che, necessariamente, ciascuno di noi si trascina sempre dietro a livello più o meno conscio?

R.- Forse quelle che non riesco mai a dimenticare sono proprio le esperienze cosiddette classiche, ormai. A sedici anni ascoltavo molto jazz, soprattutto Coltrane e grosse orchestre come Stan Kenton, Pete Rugolo ecc. È chiaro comunque che questi ricordi sono a livello inconscio. Non si può certo dire che i Daniel siano un gruppo coltraniano o complicato: è tutta roba piuttosto semplice, anche se molto immediata. A volte mi faccio determinati scrupoli, però non vedo il modo di cambiare: se è così che piace al pubblico, devo continuare così e non solo per motivi economici. D'altronde le modifiche si fanno piano piano, per gradi e non radicalmente...

D.- Ma tu hai intenzione di apportare queste modifiche?

R.- Sì, piano, piano col tempo: in ogni album già c'è qualcosa di differente rispetto al precedente; soprattutto, penso, bisogna adeguarsi ai gusti della gente: se il pubblico richiede un certo tipo di musica è quello che bisogna dargli, soprattutto se crede in un gruppo come il nostro.

D. - Quindi queste modifiche tu le vedi solo in funzione dei gusti del pubblico e basta?

R.- Nel primo disco ho cercato di dare qualcosa in più della personalità di Ciro Dammicco, mentre oggi cerco invece di mettere la mia professionalità al servizio della gente. I pezzi solamente suonati col pianoforte ed altre cosine, erano delle idee che avevo io, mie personalissime, che oggi non hanno ragione di esistere in un gruppo affiatato come il nostro.

D.- Il gruppo è abbastanza elastico, dal punto di vista componenti, oppure addirittura monolitico?

R.- Finora non è cambiato nessuno: però penso che ognuno del gruppo ha una certa libertà. Io stesso cerco di spingerli sulla loro strada: è il caso già di Linda ed è giusto che accada in una specie di famiglia come la nostra. Non vorrei però che questo discorso un domani si potesse ritorcere contro gli interessi del gruppo stesso.

D.- So che state ultimando il prossimo LP, perché non ce ne parli?

R.- È una raccolta dei nostri ultimi successi fra i quali c'è anche "America", il pezzo che abbiamo fatto a Venezia; ci sono poi dei nuovi come "Linda bella Linda" , comunque più sull'italiano, sul nostrano: siamo italiani e dobbiamo cantare in italiano.

Intervista di P.G. Caporale

 

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