ERMANNO PONTI

 DONNE E AMORI DI ROMA ROMANTICA

 
 
TERESA
o Casanova deluso
 
A grandi folate la tramontana passa su Roma, soffia irosa per le viucole e le strade serrate fra gli alti palazzi.
L'oscurità è completa: un tenebrore denso, insondabile, ammanta le case, si slarga per le piazze.
Di distanza in distanza, or sì o no, a qualche angolo una fiammella balugina avanti una sacra effige del tabernacoletto barocco.
in piazza di Spagna, nella notte gelida, non gira un'anima. Nella deserta vacuità il chioccolio della Barcaccia si propaga con un singulto semispento.
In un angolo della piazza, dondolando agli scossoni del vento, pende una lampada al sommo di una porta. É una "locanda", nome pomposo che contraddistingue i migliori alberghi. E qui si tratta de La Ville de Paris una delle più quotate. Ne è proprietario Carlo Rolland, dalla nativa Borgogna calato a Roma in cerca di fortuna.
All'improvviso un'allegra sonagliera spezza il lugubre silenzio notturno.
La luce giallastra di due fanali si agita in fondo alla via del Babuino e, poco dopo, una carrozza da viaggio entrata allora allora da Porta del Popolo, traversa al trotto la piazza e va a fermarsi avanti a La Ville de Paris . Ne scende un viaggiatore. Uno solo, ma in compenso vale per molti: Giacomo Casanova.
Per quanto stanco morto il noto avventuriero si guarda all'ingiro con evidente curiosità.
Roma, e in modo speciale piazza di Spagna non sono nuove per lui, giacché ricorda benissimo gli anni ormai lontani in cui ha fatto tirocinio di diplomazia all'ambasciata di Spagna, dove ha passato mesi di serenità, troncati dal doloroso episodio di Barbaruccia.
Ma adesso, a un'ora dopo la mezzanotte del 27 dicembre 1760, Giacomo Casanova non ha né voglia né tempo di occuparsi troppo delle quisquilie del passato. Il viaggio lo ha sfinito e anela soltanto a una camera ben riscaldata e a un letto soffice.
Bussa e ribussa, tutti sono immersi in un sonno letargico: solo dopo lungo insistere gli viene aperto e con un gran sospiro varca la soglia.
Una grossa serva lo fa per il momento entrare in una stanza del pianterreno, e lo prega di attendere lì fino a tanto che ella salga a preparare un alloggio conveniente.
Rimasto solo, Casanova assuefattosi presto all'ambiente semioscuro, si avvede con una certa sorpresa che su diverse sedie della stanza stanno alla rinfusa vesti e indumenti muliebri. E mentre si chiede il perché del piccolo mistero, una trepida, calda, flautata voce di donna lo fa sobbalzare. Anzi la tenera voce lo invita - visto che non vi è altro posto disponibile - a sedersi sul letto che è in mezzo alla stanza.
Casanova non si fa ripetere l'invito!
Si avvicina con ogni premura e riesce a scorgere una bocca ridente e due occhi nerissimi d'uno splendore eccezionale.
Vista l'occasione a portata di mano, l'esperto libertino muove difilato all'assalto.
&emdash;Che occhi superbi!&emdash;esclama&emdash;concedetemi che io li baci!
Un guizzo, e per tutta risposta la fanciulla nasconde la leggiadra testina sotto le coperte.
Casanova, constatata l'inutilità d'un attacco frontale, recinge di regolare assedio la fortezza:
&emdash;Chi siete, mio bell'angelo?
&emdash;Sono Teresa, la figlia del proprietario dell'albergo.
&emdash;Quanti anni avete?
&emdash;Ne avrò presto diciassette.
La tattica innegabilmente è più cònsona e l'avventuriero guadagna terreno...
Per fortuna la brava serva entra sollecita e annunzia che la camera per il forestiero è pronta e il fuoco acceso.
Un altro fuoco si è acceso nell'avido cuore di Casanova! Quegli occhi neri splendono come carbonchi accesi...
&emdash;Addio fino a domani!
* * *
Domani...
Il destino ordisce nell'ombra una trama ben diversa da quella auspicata dal perfido e insinuante veneziano.
Il quale ha a Roma un fratello, Giovanni Casanova, pittore non mediocre, alunno prediletto di Raffaele Mengs, reputato allora a diritto o a torto (e più facilmente questo che quello) colui che tiene a Roma il primato assoluto della pittura.
La mattina appresso all'arrivo, Giacomo esce dalla locanda, sale alla Trinità dei Monti e s'incammina per via Felice o, come diremmo oggi, via Sistina per cercare il fratello che dimora nella vasta casa del Mengs.
Vuole il caso che Mengs sia nel frattempo occupato ad affrescare alcune sale del palazzo della villa Albani e non soggiorni dentro Roma. Per questo, Giovanni esige che il fratello lasci la locanda di piazza di Spagna e vada a stare con lui nella casa di via Felice. Ci sarà possibilità di presentarlo al Mengs stesso e al Winkelmann, i quali gli vogliono entrambi un gran bene e lo fanno collaborare alle loro stesse opere.
 
Anzi Giovanni confida al fratello che la sorella di Mengs, Teresa, un po' bruttina, se vogliamo, ma buona, piena di ingegno, valentissima nel dipingere le miniature, è innamorata pazza di lui... Senonché, sempre in assoluta confidenza, Giovanni aggiunge che in quel momento si trova stretto da lacci, non precisamente platonici, con una tal Veronica, maestra di disegno...
 
(Ah queste pittrici e questi Casanova!).
 
* * *
 
Accettando, più o meno di buon grado, l'invito del fratello, Casanova in compagnia di lui torna a piazza di Spagna a prendere congedo da La Ville de Paris.
Che sia intimamente contento, non lo si può dire, perché l'immagine di Teresa, non più rivista dopo la breve apparizione notturna, lo ossessiona.
Teresa è la seconda delle tre figlie di Carlo Rolland, il quale Carlo (occorre appena ricordarlo) Casanova già lo conosce perché quasi diciassette anni prima all'epoca dell'altro soggiorno a Roma, si fece fornire da lui carrozza e cavalli per andare ai prati di Testaccio per un'ottobrata con la bella Lucrezia.
All'atto di accomiatarsi dal buon borgognone, l'impenitente seduttore non sa dominarsi e arditamente chiede di poter salutare l'angelica Teresa.
Però, vista in piedi, alla luce del giorno, da presso, la balda diciassettenne smorza, nel complesso, l'effetto magnetico che ha prodotto nella complice semioscurità della stanza terrena.
Da buon intenditore, Casanova è indotto, tuttavia, ad ammirare di nuovo gli occhi di carbonchio d'un effetto gaudioso, il corpo snello, il portamento quanto mai elegante, i lineamenti fini ed espressivi.
A questo punto accade l'inverosimile e si può ripetere col poeta:
ma mentre spunta l'un, l'altro matura
giacché, nel momento stesso in cui il capriccio dell'infaticabile espugnatore di cuori si arresta allo stato embrionale, per un miracolo di compensazione, per una specie di sottile e arcano contagio psichico, Giovanni Casanova, l'acclamato pittore, non pago dei suoi legami non platonici con la misera Veronica, non contento di essere vezzeggiato e sospirato da Teresa Mengs, si sente - vero coup de foudre - trapassare il cuore alla vista della raggiante diciassettenne, mezzo romana e mezzo borgognona!
E sboccia così, con veemenza subitanea, una passione verace, schietta, duratura; una passione che fiorisce in un idillio leggiadro e si matura e si conclude nel migliore dei modi.
Mentre Giacomo di lì a poco riprende la sua vita errabonda, fatta d'intrighi d'ogni sorta e di sciagurate follie, Giovanni dà promessa di matrimonio alla soave Teresa da lui conosciuta unicamente a motivo di un capriccio del fratello e che - particolare di certo da lui ignorato -è una trepida colomba miracolosamente sfuggita all'artiglio del falco!
 
* * *
 
Le nozze avvengono di lì a qualche tempo.
Nel I764 gli sposi lasciano Roma e vanno a Dresda, dove Giovanni ha ottenuto il posto di direttore dell'Accademia di Belle Arti.
E a Dresda, due anni più tardi, gli sposi ricevono la visita di Giacomo che nell'antica città tedesca riabbraccia la propria madre, la vecchia attrice goldoniana. Teresa, secondo quanto scrive Casanova, gli fa accoglienze grandissime.
Forse la giovane donna non ha dimenticato la piccola scena notturna che chissà quale turbine di sensazioni generò nel suo cuore innocente di giovinetta.
Casanova la trova con sulle braccia un bel bimbo nato un anno dopo le nozze...
E in tal modo, in un alone d'illimitata serenità, la piccola Teresa potrebbe prendere congedo da noi.
Ahimè! sfogliando il libro dell'avventuriero, troviamo un altro accenno di lei.
É una sola riga, ma basta a rattristarci.
La bella e buona Teresa, dopo dieci anni di matrimonio, muore di mal sottile, quando non ha ancora 30 anni...
Forse il clima rigido, il cielo germanico non erano favorevoli alla sua costituzione avvezza alle tepide aure tiberine.
Nel frattempo, a Roma, Carlo Rolland ha accresciuto la sua fortuna e, preso un palazzo a S. Carlo al Corso, vi ha creato una locanda anche più lussuosa, mentre alla figliola maggiore, maritata a un francese, albergatore anche lui, ha assegnato la vecchia e sempre prospera Ville de Paris...

 

Roma, vita mia

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Ermanno Ponti

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