ippocrateios@sopi.it
- 1991
- G.
PONTI*,
P. SERAFINI, G. MELA**, S. FAMILIARI
- * AIUTO DIVISIONE DI CHIRURGIA
MAXILLO - FACCIALE OSPEDALE "S. CAMILLO" U.S.L. RM/10
- ** OSPEDALE CIVILE DI SASSARI
DIVISIONE DI ORTOPEDIA PRIMARIO : PROF. F. SOTGIU
-
- Comportamento
del chirurgo in presenza di un nevo
-
- RIASSUNTO
- Il chirurgo che debba
gestire il trattamento di un nevo deve tener conto di numerosi
elementi. Alcuni nevi non contengono cellule di Unna e possono
essere trattati come un qualunque tumore benigno, senza
pericolo,di degenerazione. L'indicazione all'exeresi dovrebbe
invece essere considerata con più prudenza nel caso di nevi
cellula ri, melanici od acromici. E' estremamente difficile
valutare l'evolutività di un nevo per poter effettuare ora
un'ampia exeresi.ora una semplice escissione con margini di
sicurezza di pochi millimetri. Un esame istologico e assolutamente
indispensabile per tutti i frammenti escissi.
-
- SUMMARY
- The surgeon who has to take an
operative decision concerning a nevus, must refer to various
elements. Some nevi do not contain any Unna cells and may be
treated like any benignant cutaneous tumors, without danger of
degeneration. The indication of an exeresis should be more
carefully considered for the cellular nevi, melanic or achromic.
It is very difficult to appreciate the evolutivity of a nevus, and
to know whether it requires a wide ablation or a simple excision,
with a safety margin of a few millimeters. An histological
examination is absolutely required for all the exeresis
fragments.
-
- Nel termine neo, o
nevo, rientrano un gran numero di anomalie cutanee, in
linea di massima congenite e che hanno praticamente in comune tra
loro unicamente il fatto di modificare in maniera definitiva la
superficie cutanea. I più frequenti sono pigmentari e vanno
dal piccolo neo al grande nevo pigmentario e pilifero sporgente.
Ma i nevi non pigmentari non sono affatto rari e hanno luogo il
più delle volte al nevo tuberoso o verruca molle,
comunemente detto verruca.
- Il comportamento del chirurgo
plastico di fronte a un nevo deve essere accuratamente studiato,
per due motivi fondamentali:
- 1°- il primo è di
carattere dermatologico: alcuni di essi possono degenerare
provocando uno dei tumori cutanei più maligni;
- 2°- l'altro è
estetico: la deturpazione provocata da alcune varietà di
nevi, prevalentemente sul viso, può esigere una correzione
chirurgica.
- Tenteremo una codificazione,
tanto più indispensabile in quanto l'opinione classica
diffusa tra i pazienti e finanche negli ambienti medici è
il dogma "Noli me tangere", che vieta qualunque intervento
chirurgico su di un nevo, soprattutto se questo è
pigmentario.
- Prenderemo in considerazione
tre problemi:
- Motivi che giustificano un
intervento chirurgico.
- Elementi dell'indicazione
operatoria.
- Il posto della biopsia
preliminare.
- Termineremo quindi con un
tentativo di classifica.
-
- I
- MOTIVI CHE
GIUSTIFICANO UN INTERVENTO CHIRURGICO
-
- Noi condanniamo tutti gli
interventi non chirurgici eseguiti sui nevi. La cauterizzazione,
l'elettrolisi, la crioterapia, una elettrocoagulazione limitata,
una timida exeresi e, a maggior ragione, lo strangolamento per
mezzo di un filo stretto alla base di un nevo cellulare
apparentemente peduncolato sono interventi pericolosi. La
distruzione che se ne ottiene è incompleta e lascia in vita
cellule neviche irritate dall'intervento, il che può
favorirne la degenerazione.
- E' necessario o non toccare
affatto un nevo, o estirparlo completamente adottando le tecniche
chirurgiche. Dufourmentel è solito paragonare un nevo a una
belva assopita che il cacciatore deve lasciare in pace oppure
uccidere al primo colpo. Il pericolo è ferirla.
- La parte relativa al
trattamento chirurgico affronterà la tecnica di tale
exeresi e dei processi di cicatrizzazione.
- Uno dei maggiori vantaggi della
chirurgia consiste nel consentire un esame istologico che deve
essere assolutamente sistematico. Sarebbe un grave errore non
farlo eseguire. Da un lato ci indica l'estensione dell'exeresi,
che deve essere sufficiente in superficie e in profondità a
raggiungere il tessuto sano, dall'altro ci precisa di quale tipo
sia il nevo.
- Sappiamo che esistono nevi veri
che comportano cellule neviche di Unna raggruppate in aschi. Sono
le uniche che possono degenerare in nevocarcinomi. Al contrario, i
falsi nevi, chiamati da Laver amartomi, di fatto non sono che
iperplasie benigne di uno dei normali elementi della pelle (nevo
verrucoso, nevo sebaceo, nevo comedonico) e non degenerano.
L'istologia, inoltre, ci indica la distribuzione degli aschi
nevici e consente di individuare il nevo di congiunzione, o
giunzionale, varietà istologica non corrispondente a un
tipo clinico definito, dove gli aschi hanno sede a livello della
basale, zona di giunzione dermo-epidermica.
- Sono questi ad essere
pericolosi e che rischiano di evolvere verso lo stato
maligno.
- Sapendo che l'exeresi deve
essere totale, esaminiamo gli elementi dell'indicazione
operatoria.
-
- II
- GLI ELEMENTI DELL'INDICAZIONE OPERATORIA
-
- E' ovvio che non si devono
operare tutti i nevi. Taluni soggetti ne hanno a centinaia, a
volte più di mille. Possiamo scindere in tre voci i dati
dell'esame che determinerà la nostra decisione
terapeutica:
- 1°- Gli elementi
forniti dal soggetto;
- 2°- quelli forniti dal
nevo;
- 3°- infine i segni
evolutivi.
-
- GLI ELEMENTI
FORNITI DAL SOGGETTO
-
- a) L'età. I
nevi del bambino sono generalmente benigni. Possono manifestare la
loro attività tramite un aumento di dimensione, più
rilevante di quanto non sarebbe logico tenuto conto dello sviluppo
del bambino, e un'accresciuta pigmentazione. Pertanto, ogni volta
che un nevo mostrerà tali segni, dovrà essere
asportato prima della pubertà.
- b) Il tipo morfologico.
Esistono pelli soggette ai melanomi. Sappiamo che questi sono rari
nei soggetti di colore.
- Ogni individuo presenta un
numero variabile di nevi. In genere si dà per scontato che
alla nascita ne esistono solo 2 o 3, che diventano una quindicina
abbondante in età adulta. Non si tratta di melanomi
acquisiti ma di nevi invisibili infraclinici che diventano
evidenti solo più tardi, con il passare degli anni. Spesso
nei bambini si riscontrano nevi localizzati negli stessi punti dei
loro genitori. Sono particolarmente numerosi in certi soggetti,
quali i rossi, i biondi, chi ha gli occhi azzurri e il colorito
chiaro, e la loro degenerazione è in questi casi molto
più frequente. Il trattamento profilattico dei nevi in
simili individui sembra indispensabile.
- c) Le modifiche
fisiologiche. L'evoluzione del nevo può essere
condizionata da fattori ormonali. Sembra che una loro stimolazione
sia legata alle ghiandole endocrine, ma l'esatto processo non
è ancora noto. Esiste tuttavia un dato clinico indubbio:
l'influenza della pubertà e della gravidanza.
- Spesso i genitori si
preoccupano nel veder comparire, sui propri figli, nuovi nei e nel
constatare come quelli già esistenti divengano più
neri e più sporgenti. Tale crescita coincide con un aumento
degli ormoni gonadotropi e ipofisari verso i 10-13 anni.
Sarà dunque più opportuno operare un nevo prima di
questa vampata puberale e sarà sempre importante comunicare
all'istologo l'età dell'operato. In una giovane donna, un
nevo dell'infanzia sempre perfettamente quiescente può
ingrossarsi in coincidenza con una gravidanza. Sappiamo del resto
che nel corso di questa è possibile osservare una maggiore
pigmentazione della pelle, ad esempio della mammella e della
vulva, corrispondente a una melanogenesi. Secondo Pack e
Scharnagel, i melanomi maligni sono tre volte più frequenti
nella donna incinta. Appare pertanto prudente trattare i nevi
evolutivi agli inizi della gravidanza.
-
- GLI ELEMENTI
FORNITI DAL NEVO
-
- a)- Il tipo di
nevo. L'eccellente classifica di Duperrat contribuirà
notevolmente a chiarire le idee su questo difficile punto.
Sappiamo che i falsi nevi non presentano alcun pericolo. Tra i
veri tumori nevici è classico considerare il nevo pilifero,
anche se fortemente pigmentario, come più rassicurante.
Tale nozione, giusta nel complesso, presenta tuttavia alcune
eccezioni e abbiamo potuto osservare due nevocarcinomi, uno
evolutivo fatale in un anno e l'altro ancora in vita ma in fase di
generalizzazione, sviluppatisi su grandi nevi pigmentari e
piliferi a falda del membro inferiore. Dobbiamo insistere sulla
gravità del nevo a cupola, a chicco di caffè, che
presenta una forte attività giunzionale e la cui
degenerazione sarebbe quasi inevitabile. Bisogna toglierli sempre
preventivamente e con resezione ampia.
- b) - La sede. La sede
del nevo ha la sua importanza. Se questo ha sede in una regione
perfettamente coperta e non irritata, può apparire
decisamente superfluo operarlo.Ma esistono "nevi mal ubicati" siti
in una regione soggetta a ripetuti traumi e che occorre togliere
al di là di qualsiasi considerazione di carattere estetico.
E' il caso dei piccoli "ciuffi" della guancia che le donne, per
civetteria, depilano coscienziosamente. Ma un simile atto, quasi
sempre anodino, può tuttavia scatenare a volte la
trasformazione. Ancora più esposto è lo stesso nevo
cellulare dell'uomo che lo traumatizza, lo taglia o lo fa
sanguinare rasandosi. Se la sede è sulla tempia e sulla
fronte, l'irritazione viene favorita quotidianamente dal pettine.
Analogamente, i nevi addominali traumatizzati da busti e cinte, o
del torace a contatto con il reggiseno, e ancor più i nevi
delle estremità (palmo della mano, pianta del piede) o siti
sugli organi genitali, devono essere estirpati preventivamente. Un
lattante che presenti un nevo plantare dovrebbe opportunamente
essere operato prima che cominci a camminare. Insistiamo infine
sul nevo sub-ungueale sovente confuso con un semplice ematoma. La
sua evoluzione verso la matrice si evidenzia con una fessurazione
dell'unghia, segnale d'allarme che deve costituire un'indicazione
formale per l'exeresi.
- c)- L'estensione.
L'estensione del nevo è un elemento capitale
dell'indicazione operatoria. Se infatti un nevo è di
dimensioni ridotte e se si è indotti a toglierlo a causa
della sua collocazione, dell'irritazione o del carattere
antiestetico, sarà facile eseguire un'exeresi a fuso
seguita da sutura. Si avrà così la certezza di
compiere un'exeresi totale con una cicatrice minima. Ma se la
lesione è estesa e la sua cicatrizzazione richiede sia un
innesto, sia l'autoplastica, bisognerà già mettere
in bilancio i pro e i contro dell'operazione. Se l'exeresi non
è giustificata da una minaccia di possibile degenerazione,
il prezzo della cicatrice dovrà essere inferiore al danno
estetico.
-
- - I SEGNI
EVOLUTIVI
-
- Quando compaiono su di un nevo
comportano un problema particolarmente delicato. Classicamente, li
conosciamo: costituiscono i segni d'allarme di Darier ma, di
fatto, è ben difficile sapere se si tratti di una semplice
irritazione traumatica o infettiva, oppure già di una
degenerazione.
- Un neo di piccole dimensioni
che sanguini e attorno al quale appaia un alone congestivo, sito
sul viso di una donna giovane, può indicare "l'inizio di un
nevocarcinoma" ovvero può essere la conseguenza di una
ferita occasionale seguita da irritazione provocata da ciprie e
creme. Analogamente, possiamo osservare segni d'irritazione
(rossore, maggiore sporgenza, ingrossamento) dovuti a una
follicolite suppurata sub-nevica che provoca un aspetto simile al
nevocarcinoma.
- Ma l'indicazione terapeutica
è ben diversa. Nel caso di tumore maligno, bisognerà
praticare un'exeresi vasta, mutilante, che oltrepassi i contorni
del nevo di due o tre dita. In caso di semplice irritazione,
sarà sufficiente oltrepassare di 2-3 millimetri i limiti
evidenti della lesione, che potrà essere completamente
estirpata lasciando una cicatrice minima. Ci si può rendere
ben conto della gravità di eventuali errori diagnostici e
terapeutici, in un senso o nell'altro, e della grande prudenza
necessaria al chirurgo per poter decidere. Questi rischia infatti
di commettere - non ci stancheremo mai di ripeterlo - errori in
eccesso ed errori in difetto.
-
- A) L'errore in
eccesso:
-
- Si tratta di scambiare per un
melanoma e sovente per un nevocarcinoma quelli che non lo sono,
eseguendo quindi un'exeresi a volte rovinosa e inutile. E'
opportuno conoscere tali falsi melanomi che sono
essenzialmente:
- - la verruca
seborroica;
- - il botriomicoma;
- - gli epiteliomi tatuati e
soprattutto il basocellulare;
- - le lesioni pigmentate per
emosiderosi.
-
- a)-La verruca seborroica forma
un elemento sporgente,posto sulla pelle senza infiltrazione
periferica. Presenta forma arrotondata od ovalare, ed è di
colore marrone-nerastro. Compare nelle persone anziane (il "senile
benign melanoma" degli anglosassoni) e può dar luogo a
elementi multipli aventi sede nella tempia, nel collo, sul tronco,
talora nei punti di pressione degli indumenti (plica submammaria,
addome). L'evoluzione è benigna, la prognosi eccellente. Ma
è difficile differenziarlo, in sede di diagnosi, dal
melanoma tardivo, di cui è ben noto il grande rischio di
degenerazione. Tale distinzione è tanto più
difficile in quanto è possibile la coesistenza delle due
lesioni. In caso di dubbio è necessario praticare
l'elettrocoagulazione seguita da un esame istologico.
- b)- Il botriomicoma, o
granuloma telangectasico, è dovuto a un'irritazione del
tessuto mesenchimatico. Si tratta di un angioma acquisito,
benigno, infiammatorio, che dà luogo a una sporgenza
peduncolata e sanguina al contatto. La sua diagnosi può
essere particolarmente ardua, in quanto può confondersi con
un nevocarcinoma, non con il nevocarcinoma melanico, ma
soprattutto con il nevocarcinoma acromico. Si cercherà
sempre di indagare circa l'esistenza di una macchia pigmentaria
preesistente, ma si tratta di un dato difficile da ottenere dal
paziente, il quale può non aver notato un neo minuscolo.
D'altro canto, può prodursi, senza degenerare, un
botriomicoma al centro di un nevo melanico che fosse stato
scorticato, come nel caso di Gougerot, J. Meyer,
Duperrat.
- c) Gli epiteliomi tatuati:
alcuni epiteliomi possono essere scambiati per nevocarcinomi. Non
si tratta di un errore drammatico, in quanto siamo comunque in
presenza di un tumore maligno. Tuttavia, le exeresi richieste da
un epitelioma cutaneo sono ben più limitate di quelle
necessarie per i nevocarcinomi. Abbiamo constatato un tale errore
con:
- - un epitelioma infraepidermico
di Borst, recidivato dopo un'exeresi limitata e che il paziente
dichiarava essersi sviluppato a livello di una macchia
pigmentaria;
- - alcuni epiteliomi
basocellulari tatuati: si tratta di basocellulari le cui cellule
sono piene di melanina (melanoepitelioma benigno di Br. Bloch).
Rischiano di sembrare un nevocarcinoma.
- d) Le lesioni pigmentate
da emosiderosi: è possibile qualsiasi tipo di errore con le
lesioni pigmentate da deposito ematico:
- - una macchia nerastra a
livello del labbro inferiore in un soggetto sulla cinquantina,
sovente fumatore, è molto spesso una varice e non deve
essere scambiata per un melanoma;
- - si dovrà diffidare
anche di certi angiomi trombizzati che si riscontrano alle
estremità. Abbiamo operato un paziente di de Graciansky e
Lecat, il quale presentava una tumefazione nerastra sporgente
periungueale dell'alluce, comparsa tardivamente; in sede di
diagnosi preoperatoria era impossibile confonderla con un
melanoma: si trattava di un angioma benigno;
- -sarebbe più grave
confondere un ematoma subungueale con un giradito melanico e
amputare per una lesione benigna;
- - la diagnosi è
particolarmente difficile con certi istiocitomi pigmentati o
"sclerosing angioma" di Gross e Wolbach. La consistenza più
dura, la colorazione nerastra uniforme, l'incastonatura di questo
tumore fibroso nella pelle consentiranno di distinguerli. Ma non
si tratta di un errore eccezionale.
-
- B)
L'errore in difetto:
-
- Avviene quando, in presenza di
un melanoma o di un nevocarcinoma, lo si tratta come un tumore
benigno con un'exeresi insufficiente, senza esame istologico,
quando addirittura non ce se ne preoccupa affatto. Si tratta di un
errore estremamente comune. Siamo rimasti colpiti nel vedere
quanti nevocarcinomi ci sono stati mandati quando ormai stavano
evolvendo da svariati mesi. Spesso il malato stesso se ne era
preoccupato, ma era stato rassicurato dal medico che l'aveva
visitato. Un melanoma maligno, pur potendo essere mortale in pochi
mesi, non presenta mai, in effetti, un aspetto clinico troppo
preoccupante. Altri cancri cutanei si coprono di foruncoli, si
infettano, addirittura sono maleodoranti o fortemente emorragici.
Paragonato ad essi, un nevocarcinoma ha quasi un aspetto anodino.
Resta a lungo del tutto mobile sui livelli profondi, non presenta
particolari escrescenze e sanguina solo se si irrita.
- Indubbiamente il fatto di non
riconoscerlo è dovuto a tutto ciò.
- Spesso solo il dermatologo
sarà in grado di formulare di primo acchito la diagnosi
esatta, in quanto saprà attribuire la giusta importanza ai
piccoli segnali d'allarme che ne traducono il carattere
maligno.
- La cattiva reputazione della
chirurgia dei nevi ci sembra imputabile ad errori terapeutici. Le
impressionanti osservazioni di soggetti che muoiono di
generalizzazione cancerosa successivamente all'exeresi di un nevo
si spiegano con errori diagnostici e terapeutici.
- Il nevo incriminato, che il
paziente aveva visto ingrossarsi, e che chiede al chirurgo di
togliergli in concomitanza con un'operazione di chirurgia generale
e per approfittare dell'anestesia, era già un
nevocarcinoma. L'exeresi viene eseguita timidamente, senza essere
seguita da istologia. E' insufficiente e determina una metastasi.
Non è la chirurgia ad esserne responsabile e non la si deve
incriminare per questo.
- E' necessario istruire il
medico e soprattutto il chirurgo: sono loro i veri
responsabili.
- Abbiamo visto quindi quanto sia
ardua la diagnosi e quale sia la sua importanza. Sappiamo che i
problemi possono essere risolti con la biopsia.
- Qual'è il suo posto,
quali sono le sue indicazioni e quale il suo valore?
-
- III
- IL POSTO DELLA BIOPSIA
-
- Spesso, nei confronti della
biopsia, le opinioni sono discordanti. Taluni ritengono che il
trauma che comporta debba stimolare il processo maligno o quanto
meno favorire una vampata di attività a un nevo benigno.
Tale questione è stata inutilmente complicata e ci sembra
si possa affrontarla con sufficiente semplicità a seconda
delle dimensioni del nevo.
- Generalmente, il nevo è
abbastanza piccolo da far formalmente escludere la semplice
biopsia. E' necessario praticare una biopsia-exeresi con escissone
completa del nevo, compresa una piccola parte della pelle sana
vicina. L'intero frammento potrà essere affidato
all'istologo, il quale godrà così delle condizioni
migliori per poter fornire una risposta precisa. L'immediata
cicatrizzazione può far seguito a una simile exeresi.
Previo scollamento dei bordi è possibile la semplice
approssimazione.
- Se, dato il carattere
particolarmente sospetto del nevo, si preferisce eseguire
l'exeresi con il bisturi elettrico con elettrocoagulazione dei
margini, si evita in tal caso la cicatrizzazione. La ferita viene
ricoperta con un "tulle" grasso e il comportamento da adottare
sarà stabilito definitivamente 4 o 5 giorni dopo, quando si
conoscerà il risultato della biopsia. L'esistenza di un
nevocarcinoma indurrà a praticare una vasta exeresi della
cicatrice dell'elettrocoagulazione e dei tessuti circostanti,
seguita da trapianto di innesto libero. Il tempo trascorso tra la
biopsia-exeresi e il trapianto non ci è parso influire
sulla prognosi.
- Questo metodo presenta inoltre
il notevole vantaggio di non far subire al paziente una vasta
exeresi cutanea con trapianto se non quando il carattere maligno
è stato individuato con certezza.
- La biopsia non può
dunque essere messa in discussione se non in presenza di un nevo
esteso. In tal caso, l'escissione primitiva e completa
rischierebbe di comportare una forte perdita di materia. Il
prelievo istologico ci consentirà di assicurarci che
l'exeresi totale sia necessaria o meno. E' necessario che il
paziente e familiari siano stati avvertiti del fatto che la
biopsia è già un primo atto chirurgico, e che si
deve effettuarla solo se si è completamente decisi a
seguire la strada che ci indicherà. Una risposta negativa
può voler dire solo che si tratta di un nevo poco
cellulare, privo di attività giunzionale e con una
pelosità rassicurante. Ma se invece la biopsia mostra
un'attività della basale e prova l'esistenza di un nevo
giunzionale, bisognerà estirpare quest'ultimo
completamente, e soprattutto farlo immediatamente non appena
ottenuta il referto dell'istologo.
- Ecco dunque perché una
biopsia così concepita non può essere pericolosa, in
quanto le probabilità di embolie tumorali e di diffusione
tra il prelievo e l'escissione totale sono estremamente ridotte,
dato che tra i due interventi trascorrono solo pochi
giorni.
- L'esame istologico estemporaneo
che pratichiamo spesso per gli epiteliomi cutanei non consente di
formulare una diagnosi sufficientemente esatta quando si tratti di
tumori melanici.
- In definitiva, e per
riassumere, possiamo così codificare la posizione del
chirurgo in presenza di un nevo:
-
- DECISIONE CHIRURGICA DA
PRENDERE IN PRESENZA DI UN NEVO
-
- Facciamo, forse un pò
artificiosamente, una distinzione a seconda dell'estensione del
nevo: piccolo, grande o medio.
-
- A) Per i nei
piccoli
-
- Corrispondono ai "grains de
beauté" (lentigo) o alle verruche (naevus tuberoso), e il
loro trattamento può essere sia necessario sia
possibile.
- a) -Exeresi chirurgica
necessaria:
- sia quando -il nevo è
irritato in maniera cronica, collocato male. E' sufficiente
un'exeresi semplice con il bisturi normale, che lo oltrepassi di
2-3 millimetri, seguita da sutura e da esame istologico di
massima;
- sia quando il nevo è
infiammato, sembra evolutivo e in crescita. E' allora necessaria
un'exeresi più vasta, con il bisturi elettrico e ritaglio
dei margini, sempre seguita da esame istologico. Ove necessario,
ci si terrà più larghi.
- b) Exeresi chirurgica
possibile:
- per esigenze estetiche, nel
caso di un nevo deturpante e quiescente, purché si effettui
sempre l'istologia del frammento estirpato. E' sufficiente
l'exeresi con bisturi semplice e sutura immediata onde ottenere la
migliore cicatrice possibile.
-
- B) Per i nevi
grandi
-
- Per nevi grandi si intendono
quelle larghe chiazze pigmentarie a falda, sovente ricoperte di
peli, che costituiscono per i soggetti che ne sono colpiti vere e
proprie mostruosità cutanee.
- a) Exeresi chirurgica
necessaria:
- ove esistano in un punto
segnali di sofferenza e di evolutività del nevo, come ad
esempio una comparsa sospetta di foruncoli. L'exeresi deve essere
totale, e ad essa si accompagna un trapianto cutaneo immediato.
L'orientamento dell'innesto consentirà, nel caso in cui
l'estirpazione non fosse stata istologicamente completa, di
reintervenire e di eseguire una nuova exeresi nella direzione
voluta.
- b) Exeresi chirurgica
possibile:
- a fini estetici, per migliorare
l'aspetto di tali pazienti. Può essere: sia totale e ampia,
quando si tratta di nevi pigmentari non piliferi e purché
il soggetto abbia superato la pubertà; sia parziale e in
più fasi, se ci si trova di fronte a vasti nevi piliferi
anche pigmentari, o se questi sono verrucosi e non pigmentari,
ovvero anche se l'exeresi totale viene praticata antecedentemente
alla pubertà anche in varie sedute. Occorrerà
verificare sempre, istologicamente, l'esatta natura del nevo ed
eventualmente completare l'exeresi, anche a danno dell'estetica
ove si tratti di un nevo giunzionale attivo. La fase riparatrice
ricorrerà quasi sempre a un trapianto cutaneo, talora a
un'autoplastica.
-
- C) Per i nevi
medi
-
- Quasi sempre questi consistono
in chiazze pigmentarie limitate e non dovranno essere tolti se non
a condizione che l'exeresi possa essere eseguita totalmente e che
l'esito cicatriziale provochi un danno estetico decisamente
inferiore a quello che comportava il nevo iniziale.
- Ben inteso, i segnali di
evolutività o di irritazione costringeranno all'intervento
come negli altri casi.
- Purché si osservino
strettamente le norme prudenziali che abbiamo esposte e
purché si esegua sempre un esame istologico estremamente
esauriente e specialistico, siamo dell'avviso che la chirurgia dei
nevi, obbligatoria in taluni casi, utile in molti altri, possa
essere praticata senza pericolo.
-
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1968.
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- IPPOCRATEIOS
- Mensile
di medicina e chirurgia
- Editrice
SOPI - Roma
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