![]() |
|
"Non siamo più un gruppo da 45 giri"
![]() |
|
|
![]() |
Del resto, circa quattro anni fa, ai tempi della loro prima timida apparizione discografica, Massimo Calabrese (chitarra basso), Pieo Calabrese (fratello di Massimo, voce e tastiere), Alberto Bartoli (batteria), Fernando Ciucci (voce e chitarra), Romano Musumarra (tastiere, flauto e armonica), ci avevano fatto una specie di promessa che oggi, ed il caso è traro, hanno mantenuto. Così infatti rispondevano a chi li accusava di essere una delle copie in carta carbone dei Pooh: "Vi chiediamo soltanto di lasciarci crescere, di farci acquistare il credito necessario per poterci esprimere liberamente, con la sicurezza che contiamo di acquisire lavorando sodo".
Ed hanno veramente faticato, aiutati soprattutto dall'amicizia che li ha sempre legati, dai banchi di scuola al palcoscenico.
Qual è l'immagine che attualmente La Bottega dell'Arte vuole dare di sé?
"Innanzitutto un'immagine che sia il superamento di un nostro antico problema, quello della doppia personalità. Ti spiego. Noi siamo sempre stati un gruppo che su disco era una cosa, dal vivo un'altra. Su disco sempre misurati, con la struttura del pezzo che non doveva uscire da certi schemi, il più delle volte quelli del cosiddetto melodico - commerciale, dal vivo esuberanti, pieni di grinta, sempre pronti a condire tutto di rock. Sul palco restituivamo quindi tutto ciò che l'idea che il pubblico s'era fatto di noi non ci consentuiva di esprimere in studio. Oggi un album che vuole essere esattamente quello che noi siamo quando suniamo negli spettacoli, senza nessuna limitazione. Un lavoro che non deve essere una raccolta di singoli, ma un 33 giri a se stante, valido per suo conto, da cui, in un secondo tempo, trarre un 45."
Non è rischioso?
"Senz'altro, ma si tratta di un passo doveroso, che non era più possibile rimandare".
Un long playing che possa dirsi non costruito con dei 45 giri deve dire anche qualcosa. Come ve la siete cavata con i testi?
"Direi bene, dal momento che c'era un discorso di base su cui lavorare. Il tema affrontato è quello dell'avventura umana, del singolo individuo che dall'infanzia alla maturità è alle prese con delle tappe obbligate: famiglia, amore, lavoro, tutte più o meno problematiche. Non esiste comunque un legame diretto tra un brano e l'altro".
Voi siete produttori del gruppo delle Camomilla. E' un gioco o una cosa seria?
"Una cosa abbastanza seria. Vedi, le Camomilla sono una proiezione di noi stessi, di quella parte del gruppo che ogni tanto vorrebbe abbandonarsi, costruttivamente, verso la disco music".
Klaus