Di lui si sapeva soltanto
che aveva inciso un disco ascoltato da pochi. Il suo pseudonimo
d'arte, Michele, non aveva certo quell'originalità che
subito lo fa distinguere fra decine d'altri. Nessuno o almeno
soltanto pochi intimi lo avevano visto in faccia. Arrivò
quindi a Torino, per la partenza del "Cantagiro'', con l'aria
spaurita della matricola provinciale che si presenta
all'Università cittadina il primo giorno di lezioni.
Poi, per quindici sere, Michele
ha lottato con gli altri giovanissimi del girone B sulle piazze di
mezza Italia: ha conquistato la maglia verde del primato a Torino
e non l'ha più lasciata. La sua netta superiorità
sugli avversari ha fatto presto dimenticare che lui era forse il
meno conosciuto fra gli sconosciuti del girone B: Michele,
però, questo non l'ha dimenticato e anche oggi, dopo che il
trionfo dei "Cantagiro'' l'ha posto improvvisamente a contatto con
la popolarità più grande, si guarda intorno con gli
stessi spauriti occhi da matricola provinciale.
Che del suo disco si siano
già vendute trentamila copie, che la sua partecipazione a
una serata danzante venga pagata centomila lire, che la
televisione lo abbia richiesto per ben tre differenti
trasmissioni, non lo impressiona tanto come l'essere riconosciuto
e additato dalla gente per strada.
"Forse
anch'io mi abituerò, come i miei più famosi
colleghi, a queste manifestazioni
- dice Michele -ma
per il momento ne sono impressionato come da un fenomeno
stranissimo e incomprensibile al quale non avevo mai pensato,
quando decisi di fare il cantante professionista
".
Michele nonostante la sua
affermazione sia stata fra le più repentine, non è
giunto per caso al mondo della canzone. Due anni fa, quando ancora
studiava con profitto all'lstituto Nautico di Genova, venne
consigliato da un amico a cantare qualche volta nei popolari
locali da ballo di Sampierdarena. La sua passione per la musica
era tanta che Michele accettò con entusiasmo questo
suggerimento e il "qualche volta" divenne ben presto un
"regolarmente" e, col passare del tempo, un "assiduamente". Di
questa attività canora risentirono però i suoi studi
con comprensibile disappunto del padre il quale, ad un certo
momento parve deciso a proibirgli drasticamente di continuare per
quella strada che egli giudicava assolutamente
improduttiva.
Ma se papà Maisano,
questo è infatti il cognome di Michele, non approvava le
velleità canore del figlio, non così la pensava la
madre che, prima del matrimonio, aveva ottenuto qualche successo
come soprano lirico.
"E'stato
l'appoggio di mia madre e un esaurimento nervoso, che lo scorso
anno mi costrinse ad abbandonare l'lstituto Nautico prima di
finire il quarto corso, a decidere che invece di andare per mare
sarei andato per locali notturni e
teatri". Michele dice queste
cose con la parlata calma e senza scatti dei genovesi e aggiunge:
"Ho voluto
essere cantante proprio perchè ho sempre ammirato
moltissimo la voce di mia madre e anzi devo confessare che questa
voce gliela invidio".
Michele, che è nato a
Genova diciannove anni fa, è molto legato alla famiglia.
Anche ora che i suoi impegni professionali lo tengono spesso
lontano da casa, coglie ogni occasione per tornare dai genitori ad
aiutarli nella loro oreficeria a Sestri Ponente
"Sono
l'unico figlio - dice -
e mi rendo
conto che più del mio aiuto, hanno bisogno della mia
presenza. Papà, che ora è diventato un mio acceso
sostenitore è venuto a Fiuggi per assistere allo finale del
"Cantagiro", ma l'ultima sera è rimasto fuori dal teatro
per paura di soffrire troppo se avessi
perso".
La strada seguita da Michele
per giungere alla sua attuale affermazione è semplice,
lineare. Ancora ragazzino si appassionò per i giovani
cantanti che rivoluzionavano la canzone americana e in particolare
divenne ammiratore di Pat Boone ed Elvis Presiey. Dall'ascoltare
le canzoni dai dischi al ripeterle canticchiando il passo era
breve: poi venne l'amico che scopri il suo naturale talento,
vennero le prime esibizioni in pubblico e infine l'incontro con
Gianfranco Reverberi, un musicista genovese che aveva al suo
attivo il lancio di Umberto Bindi e Gino Paoli.
Reverberi segnalò
Michele a Nanni Ricordi, il quale, essendo in procinto di
organizzare una propria casa discografica, fece incidere al
diciottenne ragazzo genovese il suo primo disco. "Ma se tu
vorrai". Questo avveniva un anno fa.
Quel primo disco non fece molta
strada e Michele, per altri dodici mesi, continuò il suo
oscuro lavoro nelle balere genovesi. Quindici giorni prima del
"'Cantagiro 1963", Nanni Ricordi, non volendo sacrificare
l'indubbio talento di Michele, segnalò il proprio "poulain"
alla RCA Italiana.
Michele venne ascoltato e lo si
giudicò positivamente: c'era anche la canzone adatta per
lui: l'aveva scritta da tempo Reverberi ed era rimasta nel
cassetto in attesa di poterla far incidere proprio da Michele.
Otto giorni prima della partenza per Torino e per la grande
avventura che doveva laurearlo cantante di prima categoria,
Michele incise "Se mi vuoi lasciare", un disco che, dopo il
lancio del "Cantagiro", è diventato uno dei possibili
successi dell'estate 1963.
0ra Michele guarda al futuro.
Ha partecipato la settimana scorsa alla trasmissione televisiva
'"La fiera dei sogni" e presto apparirà ancora sul piccolo
schermo in "Follie d'estate" e "Smash".
"Non
posso però cantare sempre la stessa
canzone - afferma Michele, -
ho bisogno
di nuovi pezzi, anzi ho bisogno di crearmi un repertorio. Per
fortuna ho un amico a Genova, lo stesso che mi ha scoperto, che
scrive canzoni per me. Lui compone la musica, io la canticchio con
parole inglesi improvvisate e poi su quel testo inglese un altro
amico paroliere adatta il testo italiano. Oltre alle canzoni nuove
sto anche cercando di organizzare un complesso che mi accompagni
nelle esibizioni in pubblico. Guadagnerò certo di meno, ma
avrò la sicurezza di far sempre bella figura e di
accontentare il pubblico ".
Diciannove anni, un successo
improvviso, travolgente, eppure le sue preoccupazioni non sono
quelle di trovare il tempo per rispondere alle lettere degli
ammiratori o di sfuggire alla caccia dei giornalisti. Michele vuol
essere un buon cantante professionista come sarebbe stato un buon
marinaio con serietà, coscienza e, perche no, spirito di
sacrificio. Anzi, il successo di cantante, breve ed illusorio, si
deve pagare più caro che non l'affermazione in una
tranquilla e solida professione qualsiasi.